Prostituzione
e Libertà
di Agnese Seranis
Carol Rama
Quest'inverno
ho partecipato a Torino ad un seminario sul tema della prostituzione,
organizzato dal Gruppo Abele di Don Ciotti. Si è
discusso di prostituzione legata al crimine del traffico di ragazze dall'Est
o dalla Nigeria, ossia di tutte quelle ragazze migranti che vengono portate
in Italia nei modi più ingannevoli.
Don Ciotti e gli altri partecipanti si sono occupati di quella prostituzione
in cui le donne coinvolte sono vittime: vittime da salvare e da proteggere.
Anche su Il paese delle donne gli articoli apparsi sul tema, non si discostano
da questa scelta ossia, in generale, viene considerato dell'ampio spettro
della prostituzione soltanto il segmento relativo alla prostituzione forzata.
C'è una prostituzione, invece, di cui una qualche reticenza impedisce
di parlare e su cui, invece, vorrei tentare alcune riflessione: è
l'esercizio della prostituzione, per scelta. Mi sono imbattuta, in questi
mesi, in due libri : Prostitute di Damiano Tavoliere (Edizione
Stampa Alternativa) e Le gambe della libertà di
Wendy McElroy ( Leonardo Facco Editore). Il primo riporta, quasi senza
commenti, le interviste-storie di prostitute italiane (donne e transessuali),
il secondo ci offre un quadro della prostituzione negli Stati Uniti; la
prostituzione, dunque,di qua e di là dall'oceano.
Ciò che accomuna entrambi i libri è il fatto che si parla
di prostituzione per scelta; questa scelta, anzi, è rivendicata
da tutte le prostitute intervistate come segno di quella libertà
implicita, dice Wendy McElroy, nello slogan: Il corpo è mio
e lo gestisco io delle femministe negli anni '70. Questo libro,
si legge ancora, è una difesa individualista-femminista del diritto
della donna di vendere i propri servizi sessuali ed un attacco all'idea
che lo Stato debba imporre la virtù, compresa la versione femminista
della virtù.
Quando (le femministe) cercano di negare
il diritto di una donna adulta ad usare il proprio corpo pacificamente
nel modo che ritiene più opportuno - anche prostituendosi- allora
devono essere combattute (le femministe). Io personalmente - benchè
non eserciterei mai questa attività ! - non posso che rispettare
, di principio, la scelta del libero commercio del proprio corpo ma i
due libri citati mi hanno suggerito interrogativi e condotta ad alcune
riflessioni su cui vorrei confrontarmi con altre donne e, se mai ci fosse
l'occasione, con le prostitute stesse. Mettiamo da parte, innanzitutto,
il problema della prostituzione-forzata (è un crimine e come tale
va perseguito!) e consideriamo soltanto la prostituzione-libera.
La prima domanda: perché queste donne hanno scelto la professione
(perché così vogliono che sia definita la loro attività)
di operatrici del sesso (sex workers) ? La risposta che emerge
da tutte le interviste è banale: non per bisogno, per la sopravvivenza,
ma per soldi: tanti e facili soldi. E si può arrivare a una forma
di intossicazione da soldi, così da far dire: Non parlo mai
con i clienti - dice Margot -
faccio quello che devo fare
e basta. Se parlo perdo tempo e se perdo tempo perdo soldi e io sono alla
ricerca dei soldi.
A me non interessa avere un lavoretto da un milione
e mezzo-due milioni al mese, come si fa a vivere con una cifra del genere?
Allora è molto meglio fare marchette e guadagni 10-15-20 milioni
al mese. Tutte, prima della loro scelta di prostituirsi, avevano un
lavoro normale; alcune anche un lavoro di un certo livello, essendo in
possesso di una laurea. Tutte dichiarano che i loro guadagni, rispetto
al precedente lavoro, si sono moltiplicati per dieci, per cinquanta.
Le transessuali, invece, motivano principalmente la loro scelta per una
ricerca di identità; la prostituzione è il solo luogo, così
dicono, da cui ricevono riconoscimento della loro effettiva identità
femminile, anche se è confusa in un corpo imperfetto, ambiguo.
Avrei fatto la prostituta - dice Marzia - per il desiderio di
essere riconosciuta come donna
In più la transessuale - dice
Leila - vede nel prostituirsi un modo per sentirsi riconosciuta e confermata
nella sua nuova identità esteriore
A molte trans - dice
Margot - la strada serve per affermare e riaffermare la propria capacità
di seduzione, la propria femminilità. Carlos è molto richiesto
dai clienti, e in generale penso che oggi travestiti e transessuali sono
più ricercati che non le donne, - dice Gloria. - Per me
la ragione è che loro sono più femminili di noi donne-donne
Ma ecco che altre domande mi urgono: il ricorso massiccio
(massiccio perché la prostituzione è un fenomeno vasto e
trasversale a tutti i livelli della società) degli uomini ai servizi
delle operatri del sesso rappresenta una sconfitta delle lotte di liberazione
sessuale degli anni '70? Le prostitute, che considerano la loro attività
una scelta e affermano di non essere sfruttate ma di sfruttare l'uomo,
hanno ragione? La prostituzione può veramente essere considerata
un'attività come un'altra? E perché non ci sono uomini-prostituti
?
Prima degli anni '70 le ragazze, cosidette per bene, per la maggior parte
non avevano rapporti sessuali prematrimoniali e questo motivava, anzi
quasi giustificava, la necessità dell'esistenza della prostituzione:
agli uomini venivano riconosciuti ineludibili esigenze sessuali fisiologiche
a cui bisognava che, in qualche modo, la società provvedesse
E
la prostituzione, si diceva, svolgeva, inoltre, una funzione di salvaguardia
dell'integrità delle donne definite oneste. Se, allora, questa
motivazione poteva ipocriticamente passare, oggi, in una condizione di
ampia libertà sessuale delle donne, non regge.
Una risposta a questo interrogativo viene dai due libri, quando si consideri
il tipo di prestazioni sessuali richiesto più frequentemente. La
maggior parte degli uomini, di qua e di là dall'oceano, chiedono
di esercitare una sessualità passiva, e più specificatamente,
innanzitutto rapporti orali a cui sembra che le mogli o le compagne si
rifiutino; al secondo posto vi sono richieste di rapporti anali e, ancora,
rapporti di tipo sadomasochistico.
Ho dei mariti - dice Letizia - che insistono a dirmi che i pompini
come li faccio io non glieli fa nessuno e che le mogli sono solo brave
a fare tortellini e lasagne
Non è il solito tran tran che
hanno con le mogli, se magari la moglie è una che si mette a gambe
aperte ed è lì che aspetta
con me è diverso,
è il cliente che non fa niente e sono io che faccio tutto, me lo
giro, me lo rigiro
Ci sono tantissimi uomini che non hanno il coraggio
di chiedere alla moglie di fargli un pompino e vengono da noi per quello
o si vergognano di chiedere alla moglie tutto quanto non è sesso
normale. Attualmente - dice Marzia - parecchi transessuali si stanno
specializzando nell'arte del sadomasochismo perché molti uomini
che fanno sesso a pagamento hanno problemi sessuali e fra questi tanti
sono sadici o masochisti , per la verità molto più masochisti
E nei riguardi delle donne 'oneste' le prostitute mostrano una certa durezza:
un
uomo che frequenta le prostitute è alla ricerca di un'attività
sessuale, come il sesso orale, che la moglie non gli fornisce. L'uomo
sta soddisfacendo un bisogno naturale e sano. Ciò implica che la
moglie che non fornisce ciò che il marito desidera è responsabile
del suo bisogno di ricorrere ad una prostituta, così si legge
nel libro della McElroy.
E dalle interviste a uomini che frequentano abitualmente le prostitute
si ottengono le medesime motivazioni.
Louis: cerco innanzitutto sesso anale; alla maggior parte delle donne
non interessa. Chiedo anche sesso orale che molte donne tendono a considerare
schifoso
Tom: non le va ( a sua moglie) di fare cose come usare
un vibratore o indossare biancheria sexy. Poi è molto contraria
al sesso anale
Ciò che emerge dalle pagine di entrambi
i libri è che gli uomini mostrano una struttura psichica in cui
è ben netta la scissione tra sesso e amore, o tra sesso e bisogno
sociale di famiglia/figli. E questa scissione si ritrova negli uomini
di ogni classe sociale, dall'operaio al professionista, al politico,
;
certo, a secondo del proprio reddito, l'uomo si rivolgerà alle
prostitute di strada o alle ragazze squillo, ma le motivazioni sono le
stesse.
Qualcuno dirà, forse, che il numero degli uomini che cercano le
prostitute è molto limitato? Bene, fate un breve calcolo del numero
delle prostitute di strada ( che si conosce, escluse dunque le ragazze
squillo) della vostra città in relazione al numero medio di clienti
che ciascuna prostituta dichiara di soddisfare per giorno-notte di lavoro;
togliendo dalla popolazione cittadina donne, bambini, adolescenti e anziani
vi renderete conto che non potrete che dedurre che quasi tutti gli uomini
della vostra città, prima o poi, hanno rapporti mercenari.
Mi sono chiesta, allora: l'ampio fenomeno della prostituzione di oggi
è una sconfitta di quelle lotte di liberazione sessuale degli anni
'70, in cui si desiderava che nei rapporti uomo-donna amore, passione
e sesso coesistessero armoniosamente? Forse più che una sconfitta,
è stata una guerra persa in partenza; ma noi ci illudevamo!
Le prostitute, quelle libere che si autodefiniscono operatrici del sesso,
hanno ragione ad affermare che esse sfrutttano le debolezze dell'uomo
e sono più autonome e libere delle donne non-prostitute?
Io penso che questa contrapposizione sia sviante perché, di fatto,
i ruoli di mogli/compagne e prostitute di qualsiasi livello, di strada
e non, rispondono in questa società principalmente ai bisogni maschili.
In altri termini troppe donne, ancora, non vivono per sé ma mettono
a disposizione dell'altro il proprio tempo e, nel caso, il proprio corpo.
La moglie assicura all'uomo un luogo di accudimento o la discendenza o
un necessario stato sociale, la prostituta assicura all'uomo il luogo-teatro
( un mondo sessualmente e magicamente irreale, lo definisce una prostituta)
dove trovano appagamento le sue fantasie erotiche. Così, io credo
che anche le prostitute più pagate non fanno che ribadire l'ordine
superiore/inferiore, di chi chiede e chi dà su domanda.
Le prostitute libere intervistate ci tengono a ribadire che loro sono
professioniste come l'impiegato, il medico, lo scrittore; loro, semplicemeente,
vendono sesso. Non è bellissimo il loro lavoro? E quanti lavori
in questa società sono poco gratificanti, penosi, e in più
malpagati?- dicono tutte. Quante commesse scelgono di stare otto ore in
piedi con le vene varicose in agguato? Quanti infermieri e infermiere
non vedono l'ora di arrivare in ospedale a vuotare padelle?, ecc. ecc.
ecc
Qualsiasi lavoro coinvolge la vendita di qualche parte del tuo corpo.
Tu puoi vendere il tuo cervello, la tua schiena, le tue dita per scrivere
al computer. - dice Rosa - Io ho scelto di vendere il mio corpo come voglio
e ho scelto di vendere la mia vagina. No, io penso che la prostituzione
non può essere messa sullo stesso piano di qualunque lavoro, per
quanto penoso e faticoso sia.
La prostituzione non coinvolge, semplicemente, la dimensione fisica della
sessualità ma qualcosa di più profondo, che inerisce anche
allo spirituale, di ogni essere umano: è l'immaginario stesso,
e dell'uomo e della donna, riguardo alla passione amorosa. Adolescenti,
abbiamo tutti sognato l'amore che doveva coniugarsi, intrecciarsi al desiderio
dell'altro, all'attesa dell'abbraccio, al contatto pelle contro pelle
dei corpi. La prostituzione opera una lacerazione, una dissociazione del
desiderio dell'altro dall'atto fisico che compete alla sessualità.
E' un'insostenibile affermazione, a mio parere, che questa dissociazione
possa essere assunta come 'normale'.
La sessualità , mediata dalla prostituzione, si riduce, nel suo
livello più basso, quasi a bisogno ghiandolare, un bisogno del
corpo come mangiare e bere, agito in uno spazio dove le parole e i gesti
si consumano nella loro indefinita ripetizione. E l'uomo, per parte sua,
ne esce, tuttavia, rassicurato in relazione al suo potere, ché
è lui di fatto che tiene le fila del gioco, anche quando chiede
alla prostituta di insultarlo: quando lui decide che il gioco è
finito, il gioco finisce.
E non possiamo sottacere l'impatto della prostituzione sui rapporti tra
i sessi, più in generale. Se ci sono donne disponibili a soddisfare
i bisogni sessuali dell'uomo a pagamento, non può essere così
terribile per le donne subire una costrizione a quegli stessi atti, sino
allo stupro, qualcuno potrà pensare. Gli uomini, che hanno il controllo
delle proprie pulsioni, si limiteranno forse a pensarlo, uomini stupidi
o dediti al crimine non si faranno scrupolo a costringere giovani donne
alla prostituzione. Non è inusuale che un uomo, per insultare una
donna, dica: voi donne siete tutte puttane!
Gli uomini non fanno i prostituti di strada e il fenomeno della prostituzione
maschile (per gli uomini naturalmente c'è !) rivolta a clienti
donne è irrilevante. Spinti da motivi di sopravvivenza o di avidità,
gli uomini rapinano, rubano, uccidono, ecc
ma non si prostituiscono
( che a qualcuna non venga in mente che io stia suggerendo queste attività
come alternativa alla prostituzione!). Il motivo, mi si dirà, è
evidentemente di tipo fisico: l'uomo non può avere l'erezione a
comando o non può avere molte erezioni successive per soddisfare
molte clienti. Ma la sessualità delle donne - come tutte noi sappiamo
- non richiede necessariamente la penetrazione, quindi questa motivazione
è risibile. Ciò, a prescindere dal fatto che le donne sembrano
poco disponibili alla sessualità mordi e fuggi.
Io credo, in realtà, che gli uomini rifiutino, nel profondo, questo
uso del proprio corpo perché, consapevolmente o no, sanno che con
il commercio del corpo si mette in gioco altro, si mette in gioco simbolicamente
la gerarchia tra i sessi. L'umiliazione della prostituta che, anche se
solo teatralmente, si inginocchia davanti a un uomo - bello, brutto, giovane
o vecchio che sia - e gli prende il sesso in bocca lascia tracce indelebili,
a mio avviso, nell'immaginario e nello sguardo maschile anche quando esso
si poserà su una donna altra; lo convincerà che noi-donne
siamo esseri inferiori se possiamo essere pagate per soddisfare una qualunque
loro fantasia.
La prostituzione, si dice, è il più vecchio mestiere del
mondo
già
come la sudditanza della donna rispetto all'uomo.
Forse, le donne-prostitute professioniste dovrebbero riflettere su quell'autoinganno
di essere più libere, più autonome, più indipendenti
dall'uomo perché monetizzano la loro umiliazione. Forse, non vogliono
ammetterlo ma lo sanno: non è per questo che le loro tariffe crescono
vertiginosamente in funzione di particolari degradanti prestazioni ? Non
è per questo che non vogliono rendere visibile la loro attività
o che diventi nota alle persone cui tengono affettivamente: figli o amicizie
fuori dal mondo della prostituzione? Non è per questo che bruciano
i loro guadagni quasi in una forma di tossicodipendenza, di sensi di colpa?
Personalmente non farei mai la prostituta perché considero il mio
corpo come la barriera ultima, invalicabile del luogo dove abita il mio
io. Potrei essere violentata - certo, purtroppo nessuna può malauguratamente
escluderlo - ma nessuno potrebbe convincermi, con alcun mezzo, a prendere
consensualmente in bocca il pene di un uomo qualsiasi.
Donne prostitute
e donne-non prostitute, dunque nemiche? No, ma dovremmo trovare i modi
per confrontarci, per discutere senza reticenze ipocrite, per individuare
percorsi verso l'affermazione di noi stesse in un respiro di libertà
senza ombre.
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