La passione della purezza
Simone Weil e Cristina Campo

di Adriana Perrotta Rabissi


Cristina Campo conosce il pensiero di Simone Weil a ventisette anni; secondo la sua amica e biografa Margherita Pieracci Harwell l'incontro con la filosofa francese è per Campo una "rivelazione" di qualche cosa già presente dentro di sè ancora allo stato indefinito che prende finalmente forma e consistenza. L'affermazione di Pieracci Harwell dà inizio a un'intervista rilasciata nel 2001 a Federica Negri, autrice del libro La Passione della purezza. Simone Weil e Cristina Campo; l'intervista costituisce una delle due Appendici che concludono la ricerca; l'altra è una tabella di confronto testuale tra alcuni passi di Weil e i brani di Campo nei quali gli assunti weiliani appaiono assimilati e reinterpretati in modo assolutamente originale.

Con l'ipotesi di una iniziale folgorazione concorda la giovane studiosa italiana, che mette in luce la capacità "empatica" di Campo di leggere Weil, scegliendo accuratamente i testi da tradurre e commentare secondo la propria intelligenza e la propria sensibilità, e l'abilità di cogliere a pieno, e in largo anticipo sui tempi, la rilevanza teorica di alcuni degli snodi concettuali del pensiero di Weil, integrandoli nella propria prospettiva di ricerca, con esiti che, pur lasciando immutata la stima verso la filosofa, porteranno l'autrice italiana a dichiarare la presa di distanza dalla pensatrice francese e a criticarne alcuni assunti.

L'interesse fondamentale del libro di Negri consiste proprio nell'operazione di "rintracciare l'influsso della Weil là dove non è dichiarato, riconosciuto e, alle volte, neppure facilmente intuibile", e di porre in luce affinità e differenze.
Nella prima parte del libro Negri ripercorre l'analisi weiliana della percezione, che permette agli umani di giungere alla reale conoscenza del mondo, evitando di rimanere intrappolati nell'immaginazione, produttrice di immagini false. Ma esistono anche immagini che sono simboli, tracce dell'assenza di Dio, disseminate nel mondo, e che è possibile riconoscere grazie all'esercizio dell'attenzione. Esse sono in grado di convincere l'umanità a ritornare a Dio, un Dio che si è ritirato in se stesso per rendere possibile l'esistenza del mondo, indicando la strada da percorrere per raggiungere la purezza attraverso un'opera di decreazione (fare vuoto) del corpo e dell'anima, sull'esempio da lui dato di ritiro in se stesso.

L'immagine e l'attenzione costituiscono il principale il nucleo teoretico che lega Campo alla Weil; ma per Campo le immagini, nell'accezione di icone -immagini sacre- permettono di rintracciare nel mondo la presenza di Dio, presenza garantita dalla resurrezione di Cristo.
Antitetiche risultano allora la concezione weiliana di immagine "traccia di qualcosa di completamente e irrimediabilmente perduto" e la pienezza dell'icona. Sostenuta da Campo. Allo stesso modo la ricerca della purezza è per Weil un percorso prevalentemente filosofico, mentre per Campo è un itinerario che si attua nella scrittura. Merito di Negri è l'aver adottato un taglio di indagine e un metodo di confronto finora inediti nello studio del rapporto Cristina Campo-Simone Weil.

Federica Negri
La passione della purezza. Simone Weil e Cristina Campo
Padova, Il Poligrafo, 2005
pp.248, €19

Recensione pubblicata su "La Mosca di Milano. Rivista di poesia, arte e filosofia", numero 14, maggio 2006.