Quartet


Natalia Aspesi

 

 

Si arricchisce il filone rosa sulla vecchiaia, un genere non nuovo ma comunque raro per presunta mancanza di appeal, in cui i vecchi pur nella malinconia della decadenza fisica e della solitudine, se la spassano come se la vita ancora appartenesse loro, in film che conquistano un pubblico non necessariamente coetaneo.

Dustin Hoffman che fu, trentenne, il giovane laureato scandalosamente concupito da una matura futura suocera, per il suo primo film da regista, a 76 anni, sceglie una storia di anziani briosi e vitali, dal passato luminoso che vivono un presente prigioniero degli anni, senza rinunciare al futuro.

In una sontuosa dimora georgiana, isolata in un magnifico parco del Buckinghamshire (dove nella realtà soggiornarono sia re Giorgio III che la regina Vittoria) trasformata in elegante casa di riposo per musicisti, ex cantanti d’opera e di musical, di direttori d’orchestra e registi, di solisti ed orchestrali, rimasti soli o senza soldi. Qualche acciacco, qualche amnesia, un po’ di rivalità, scontri su chi ha diritto al tavolo vicino alla finestra, illusioni seduttive, alcolici nascosti tra i costumi, canasta, piscina, cricket e passeggiate nel parco, visite frettolose di figli e nipoti impazienti. I vecchi ospiti di Beecham House hanno deciso di amare la vita come sempre, e s’impongono regole ferree: «Non morire prima di morire. Non consentire che ti imbocchino. Non fartela addosso».

È soprattutto la musica a farne una affettuosa comunità, a bandire il senso della fine, a risuonare gioiosa ovunque; Bach suonato al piano, Boccherini eseguito da un quintetto, “Libiam ne’ lieti calici” esaltato dal coro, “Vissi d’arte” cantato con passione. Il legame col mondo è dato dalle ragazzine che vengono a prendere lezioni di piano e violino, dagli studenti tutto rap cui si spiega perché è l’opera a dare suono alle emozioni.

L’ex direttore arti- stico (Michael Gambon, l’Albus Silente di Harry Potter) appassionato di caffetani e con pessimo carattere, deve organizzare uno spettacolo nella speranza di raccogliere soldi affinché la casa di riposo non chiuda. Un giorno la pace viene sconvolta dall’arrivo di quella che fu davvero una grande star mondiale dell’opera, con tutta la sua alterigia, la sempre meravigliosa Maggie Smith.

Un disastro per colui che tanti anni prima era stato da lei abbandonato dopo nove ore di matrimonio, per inseguire la carriera e altri mariti: lui non l’ha ancora perdonata, lei soltanto ora, sola e appoggiata a un bastone, gli chiede scusa. Dodici erano state le chiamate in scena quando lei, Gilda, soprano, lui, il Duca, tenore, Rigoletto, baritono, Maddalena, contralto, avevano cantato insieme lo stupefacente quartetto del terzo atto dell’opera verdiana. Ora sono tutti lì, ugualmente vecchi e soli, dimenticati, senza più quel genio e quella voce che aveva mandato in delirio il pubblico.

La vita li ha separati, ma la musica, la voglia di rimettersi alla prova, li riunisce. Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins, compongono il quartetto canoro e sentimentale, gli altri attori sono stati davvero protagonisti del mondo musicale, e alla fine è commovente vedere le loro immagini da giovani, quando regnavano nei teatri di tutto il mondo.

Il film è il cineadattamento appassionato e ironico di una commedia di Ronald Harwood, ispirata dal documentario Il bacio di Tosca, girato anni fa nella Casa di Riposo per musicisti “Giuseppe Verdi” di Milano.

 

25-1-2013