Resoconto di una strage impunita
Valeria Fieramonte
E' incredibile come una donna che allora non era ancora nata – Benedetta Tobagi – abbia saputo rendere con vivida precisione il 'clima' di un'intera epoca: quel periodo, tra il 1968 e il 1980, che è stata assieme un'epoca di grande e irripetuti progressi sociali ma anche di continuo stragismo, trame occulte e depistaggi da parte delle forze che a questi progressi si opponevano e hanno ottenuto infine la loro vittoria.
Una stella incoronata di buio. Storia di una strage impunita si sviluppa in una minuziosa ricostruzione della strage di Brescia, avvenuta il 28 maggio del 1974, e ricostruita, nel corso dei successivi 36 anni e dei molti processi con accurata precisione negli atti giudiziari, anche grazie alla costanza, coraggio, abnegazione e incrollabilità di un uomo, Manlio Milani, la cui moglie, Livia, è morta nella deflagrazione di P.za della Loggia.
Manlio ha saputo catalizzare attorno a sé le forze che si sono battute per conoscere la verità e anche guidare nel suo cammino di scrittrice dei fatti Benedetta Tobagi.
Per capire quanto furono intense allora la commozione e l'indignazione popolari, basta dire che i funerali delle vittime, il 31 maggio, si gonfiarono di un fiume di 600mila persone ( Brescia allora aveva 210mila abitanti).
Nel 1969 la strage di pazza Fontana era stata preceduta da una serie di altri 22 attentati, di cui si è persa memoria e la stessa cosa accadde nel '74, anzi fu addirittura peggio.
Trentasei anni dopo, l'ultima sentenza manderà tutti assolti: al fratello di una delle vittime, pochi giorni dopo, si è spezzato il cuore, che forse non ha retto all'ultima delusione.
Qualcuno ha appeso un cartello, nello spazio affissioni sotto i portici della piazza, scritto in pennarello rosso: “ In questo luogo il 28 maggio del '74 non è successo niente”. Amen e così sia.
In compenso gli atti dei processi hanno rivelato tutta intera la trama stragista, mandanti ed esecutori, la voluta e complice mancanza di controlli politici, i depistaggi sistematici delle forze dell'ordine, proprio quelle che invece avrebbero dovuto tutelare la libertà duramente conquistata dopo una feroce guerra mondiale.
Nel 2010, data dell'ultimo processo, era ormai troppo tardi: il clima politico è così mutato da allora che, ancora una volta e per ironia della sorte, l'ultimo depistaggio lo ha fatto il tempo. E' difficile ora, in un clima politico tanto mutato, persino il ricordo di un'epoca che aveva prodotto lo statuto dei diritti dei lavoratori, un nuovo diritto di famiglia con un ruolo della donna meno impari, il femminismo e uno sviluppo economico e sociale senza precedenti.
Benedetta Tobagi, il cui padre è stato ucciso il 28 maggio 1980, esattamente sei anni dopo la strage di Brescia, si conferma anche una notevole scrittrice, di quel genere particolare di scrittori d'inchiesta tanto rari e perciò tanto più preziosi, se si pensa alla spesso frivola panoramica mondiale offerta dalle case editrici.
Purtroppo la mancanza di giustizia è il preludio dell'assenza di ogni libertà e anche del relativo imbarbarimento del tessuto sociale percepibile ormai da chiunque.
Il libro è anche utile per capire molti risvolti segreti di ciò che è accaduto in Italia nel corso degli ultimi trenta anni, prima che la memoria dell'accaduto rischi di perdersi: “ La generazione di Livia, e di Alberto, Clem, Giulietta e gli altri morti nella strage – scrive Benedetta – aveva fiducia di poter rimodellare il mondo, un mondo migliore, a propria immagine. La generazione successiva , disillusa ( e immemore), il passato ha cercato di farlo a pezzi e poi di sbarazzarsene. Tra noi e loro è come se fosse passato il diluvio.”
Un diluvio che in questo caso non ha lasciato solo detriti, ma àncore di memoria cui riferirsi per capire meglio la realtà.
Benedetta Tobagi
Una stella incoronata di buio. Storia di una strage impunita
Einaudi 2013, pp. 470, 20 euro
14-3-2014
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