Condoleezza Rice: un'icona contro l'uragano
di Suzanne Pollard Cowan


Wade in the water
Wade in the water, children,
Wade in the water
God's a-going to trouble the water

"Spiritual' negro

L'uragano che negli ultimi giorni d'agosto del 2005 ha provocato l'allagamento di gran parte della Costa del Golfo nel sud degli Stati Uniti ha riportato alla superficie molto più che detriti, cadaveri e sogni infranti. Ancor prima che le acque cominciassero a recedere, esse rivelarono un'immagine che fino ad allora era rimasta in gran parte celata agli occhi della classe media e dell'alta borghesia americana, come anche della maggior parte del mondo: il ritratto della miseria e della disuguaglianza sociale sommerso come un iceberg di cui solo la cima appare in superficie.Ma in questo caso, al contrario di cio' che avviene in natura, la base massiccia dell'iceberg è emersa non quando le acque si sono ritirate bensì quando sono affluite.

L'inondazione senza precedenti che si scatenò in conseguenza del cedimento delle dighe che proteggevano le zone basse dalle acque del lago di Pontchartrain costrinse all'evacuazione quasi l'intera popolazione di New Orleans e delle comunità circostanti. L'immagine di quell'enorme numero di persone che versava in condizioni talmente spaventose sembrava colpire la coscienza del pubblico con un senso di orrore mai prima avvertito. I giornalisti riuscivano appena a contenere le loro emozioni: non si erano mai dimostrati così turbati, neanche in seguito agli altri due principali disastri americani del periodo del dopoguerra, cioè l'assassinio del Presidente John F. Kennedy nel 1963, e gli attacchi alle due torri del World Trade Center a New York nel 2001.

Centinaia di persone sono morte; molte altre si sono ammalate o sono rimasti ferite. Le vittime sono state costrette a lasciare le loro città devastate senza denaro, cibo o vestiti. La maggioranza non sapeva dove andare ed è rimasta senza mezzi per pagarsi il viaggio. Separati dall'alluvione, i diversi componenti delle famiglie non potevano più comunicare tra di loro per sapere dove erano andati a finire e perfino per sapere se fossero ancora vivi. L'alluvione ha creato la più grande popolazione di profughi interni che gli Stati Uniti abbiano mai visto dal periodo della Guerra Civile americana" (1). Non c'era inoltre, e continua a non esserci ancora, nessuna proposta di programma realizzabile per ristrutturare le loro comunità o per facilitare il loro ritorno a casa.

I danni dell'uragano hanno sorpassato qualsiasi altro disastro abbattutosi in precedenza, ma in realtà si tratta di una tragedia preannunciata in quanto gli effetti erano stati previsti con lungo anticipo. Vari studi scientifici e meteorologici avevano avvertito il pubblico e le autorità che tale disastro si sarebbe prima o poi verificato. Il US Army Corps of Engineers, una specie di genio civile sotto la direzione dell'esercito, aveva proposto un progetto per rinforzare le dighe che proteggevano le zone basse della città. Il governo di Bush deciso a tagliare tutte le forme di assistenza sociale federale, aveva invece ridotto nettamente i fondi. Non era stato predisposto alcun sistema per allertare la popolazione, o organismi civili di soccorso, né tantomeno programmi / piani per proteggere gli ospedali o lanciare eventuali reti di trasporto d'emergenza. Quando l'uragano si abbattè sulla costa il genio civile americano (National Guard), normalmente chiamato a servizio nelle catastrofi o nel corso di disastri a livello nazionale, versava in una situazione critica di carenza di personale: più di un terzo delle forze regolari sono attualmente di servizio in Iraq. (2) Mancavano anche gli autocarri, i bulldozers e gli altri attrezzi che avrebbero dovuto essere impiegati per i lavori di sgombero, poiché la maggior parte di essi è dispiegata negli avamposti militari all'estero. (3)

All'arrivo dell'uragano e della conseguente alluvione, il Federal Emergency Management Agency (FEMA), l'ente federale incaricato della protezione dei cittadini e della proprietà pubblica e privata nei casi di disastri naturali, rimase bloccato per giorni e giorni. Il primo di settembre, tre giorni dopo che l'uragano aveva colpito lo stato della Louisiana, i principali politici dovettero ammettere di non avere idea che migliaia di persone lasciate allo sbaraglio e allo stremo delle forze avevano trovato rifugio nel centro dei congressi di New Orleans e che aspettavano invano di essere evacuate, nonostante che i servizi televisivi riportassero la notizia da alcuni giorni.

Quando finalmente il governo federale incominciò a darsi una mossa, il livello d'incompetenza dimostrato nella gestione della crisi fu tale da sembrare, secondo molti, espressione di una negligenza voluta e criminale. In un discorso pubblico alla nazione giovedì 15 settembre, Bush si appellò ai rifugiati e a chi avesse bisogno di aiuto esortandoli a chiamare un numero speciale telefonico direttamente collegato con un centro di soccorso della FEMA. Migliaia di persone affermarono di aver tentato di chiamare, ma senza successo: la linea era sempre occupata. In quell'occasione un giornalista commentò che, "Le visite a diverse città provinciali in Louisiana e Mississippi, come pure le interviste con decine di dirigenti locali e nazionali, creano il quadro di un sistema frammentario e disfunzionale." (4)

Ma non furono solo le scene di vita quotidiana a inorridire i giornalisti e a indurre i politici a grandi sforzi per tentare di salvare la faccia, l'uragano Katrina era riuscito a scoperchiare le prove più eclatanti di una crisi molto più diffusa nel cuore della società americana, cioè il vasto sottoproletariato che da anni vive celato sotto i lustrini dello stereotipo americano: povero, disoccupato, semianalfabeta, e in gran parte nero.

Un'istantanea dei dati democrafici di un unico quartiere o Parish (come vengono chiamati quelli di New Orleans) racconta chiaramente questa storia. Secondo i dati dell'ultimo censimento, più di due terzi del quartiere di Orleans Parish (67,3 per cento) è composto da afro-americani. Il ventun per cento dei nuclei familiari o di persone che occupano un unico domicilio guadagna meno di $10,000 (meno di 9,000 Euro) all'anno. I bambini residenti nella Orleans Parish hanno i voti scolastici più bassi in matematica e inglese a livello elementare. Solo il 61 percento degli allievi della quarta elementare e il 64 percento di quelli della terza media superano gli esami con voti sufficienti ad essere promossi.

Il quartiere Orleans Parish è tra i primi nella classifica delle comunità che hanno la più alta percentuale di abitanti senza assicurazione sanitaria. In questo quartiere la media nazionale per la mortalità infantile (13 percento) è raddoppiata; gli afro-americani registrano i valori più alti di quel triste numero. E guardando un po' oltre Orleans Parish, scopriamo che la città di New Orleans famosa in tutto il mondo per il suo atteggiamento rilassato e creativo, per il suo essere stato la culla del jazz e per essere ancora uno dei pochi posti negli States dove si festeggia il Carnevale, troviamo invece che questa città occupa il terzo posto degli Stati Uniti per incidenza di povertà infantile (40.5 percento). (5)

L'uragano che si è abbattuto così fragorosamente sul Delta ha avuto l'effetto di un'enorme sveglia. D'un tratto è come se tutti siano stati costretti a risvegliarsi ed accorgersi del groviglio delle problematiche di razza, miseria e malgoverno. Non solo i leader afro-americani come Jesse Jackson, ma anche i giornalisti moderati hanno affrontato i problemi con un misto di stupore e di sgomento, come se scoprissero per la prima volta che gran parte degli Stati Uniti somiglia al terzo mondo. I commentatori più progressisti hanno intrapreso un'analisi della crisi partendo da una prospettiva sociopolitica e storica più ampia. Così scrive il 19 settembre il corsivista Paul Krugman del New York Times:

"La risposta del governo federale di fronte all'uragano Katrina, una risposta caratterizzata da una incompetenza letale, ha molto a che vedere con questioni di razzismo. Perché sono infatti i fattori razziali il motivo principale per cui gli Stati Uniti, unico tra i paesi avanzati, è gestito da un movimento politico ostile all'idea di soccorso ai cittadini che abbiano bisogno di aiuto. L'elemento "razza" dopotutto è stato centrale all'emergenza di una maggioranza repubblicana: in fondo, il Sud cambiò partito dopo il passaggio della legge per i diritti civili (Civil Rights Act). Oggi gli stati dove nel 1860 vigeva la schiavitù sono molto più portati a votare per il partito Repubblicano che non gli stati del nord." (6)

Tra i giornalisti di tendenze progressiste molti hanno fatto riferimento anche a un rapporto basato su dati censuari apparso solo una settimana prima dell'uragano che indicava un incremento del tasso nazionale della povertà nel 2004 per il quarto anno di seguito. Il rapporto sottolineava anche che, nonostante una crescita complessiva dell'economia statunitense, il numero degli americani caduti in miseria era cresciuto nel 2004 a 37 milioni, ossia il 12,7 percento della popolazione--un aumento di 1,1 milione già rispetto all'anno precedente. (7)

Come risposta allo scandalo dirompente la Casa Bianca cercò di lanciare una campagna di "public relations" difensiva. Il Presidente dichiarò il suo fermo appoggio per i lavori di soccorso improvvisati manifestando invece un grosso sdegno verso quei critici che si affannavano a distribuire colpe a destra e a manca (tutto questo nel contesto di commenti appositamente prefabbricati e distribuiti dalla Casa Bianca ai mass media per influenzare l'opinione pubblica). Questi messaggi propagandistici orchestrati principalmente da Karl Rove, il consigliere particolare del Presidente, miravano soprattutto a difenderlo dalle accuse di noncuranza verso i poveri e le persone di colore. In una manifestazione d'umiltà senza precedenti, dopo aver ammesso che "la miseria ha delle radici nella storia di discriminazione razziale", Bush si lanciò in travolgenti promesse secondo le quali " (il paese) sarebbe riuscito a trascendere il retaggio della disuguaglianza," e si impegnava a dare giusta considerazione alle condizioni di vita dei profughi.

Uno stratagemma di vecchia data: sin dalla campagna elettorale del 2000, il suo "team" di pubblicitari si era impegnato a mettere in mostra cantanti, attori e altri famosi afro-americani in un tentativo di cancellare la cattiva fama di intolleranza razziale che da sempre caratterizza il Partito Repubblicano. (8) In quest'occasione però mobilitarono l'artiglieria pesante. Serva come indicazione della serietà del loro impegno il fatto che, per contenere il danno, chiamarono sul palco l'ufficiale afroamericano di massima levatura del governo Bush, cioè Condoleezza Rice. Appena una settimana dopo l'uragano, avvolta in un abbagliante tailleur bianco e nel suo solito sorriso raggiante, il più alto funzionario della politica estera degli Stati Uniti si piazzò davanti alle telecamere e intonò il seguente ritornello: "Il governo fa tutto il possibile per aiutare gli americani. Sono gli americani che aiutano gli altri americani."

Nonostante il fallimento della campagna pubblicitaria--i sondaggi sulle risposte presidenziali al disastro, e perfino sulla sua leadership globale, continuavano a mostrare un forte calo nell'appoggio dell'opinione pubblica per il Presidente--Rice continuò incrollabilmente a sostenerlo e a respingere violentemente l'idea che Bush o altri dirigenti del governo potrebbero mai aver approvato la discriminazione razziale. Il 12 settembre, in un'intervista al New York Times, la Rice dichiarò: "Trovo molto strano che si pensi che il Presidente degli Stati Uniti, e soprattutto che questo presidente, si metta a decidere chi merita il soccorso in base al colore… Dove è mai l'evidenza ditutto ciò? Perché mai salta in mente a qualcuno di dire una cosa simile?" (9)

Dietro la sua finta ingenuità la risposta della Rice cela l'astuzia e il calcolo che la caratterizzano. Potrebbe anche essere vero che il Presidente Bush, personalmente, non sia razzista. Peraltro, potrebbero anche non esserlo i suoi soci e i dirigenti nazionali del Partito Repubblicano, i quali hanno lavorato intensamente, e con qualche successo, a coltivare il voto nero. (10) Howard Dean, capo del Comitato Nazionale del Partito Democratico e dirigente di una coalizione "liberal-progressista" di base, si sbagliava quando alcuni mesi fa quando espresse l'opinione che il Partito Repubblicano non accoglie la gente di colore. Fallì il bersaglio: il governo attuale è pronto ad accogliere chicchessia, persone di qualsiasi colore, a patto che accettino gli obbiettivi che gli stanno più a cuore, e cioè il sistema del mercato libero e la riduzione dei fondi per i programmi sociali. E in più, contano sull'appoggio di razzisti apertamente demagogici e reazionari per rinforzare la loro base.

Per convincere gli americani a basso reddito e quelli di ceto medio, come pure le minoranza etniche, ad accettare un programma solidamente di destra, il governo applica degli strumenti di provata efficacia quali la devozione religiosa, la paura (dell'omosessualita', del terrorismo mondiale, dei dittatori malvagi, ecc.) e i discorsi finto-popolari. Fra tutti gli strumenti di persuasione manipolativa forse quello più efficace è il culto del successo (dell'affermazione) personale.

Pochi dirigenti politici hanno incarnato quel culto in maniera più efficace di Condoleezza Rice. Ella si presenta come esempio vivente di una donna afro-americana che, grazie all'intelligenza eccezionale come anche al talento, agli sforzi costanti e alla buona fortuna, è riuscita a sormontare gli ostacoli di razza e di classe sociale.

Se è vero che, come recita un famoso detto degli anni settanta, il personale è politico, uno schizzo biografico degli anni della prima gioventù di Condoleezza Rice potrebbe contribuire a far luce sulle sue idee e sul suo appoggio al governo Bush dopo la grande alluvione del 2005. In questo caso esiste un parallelismo ancora più forte nel senso che, come si è più volte osservato, il Presidente decide tutto sulla base dei rapporti personali. Pur avendo opinioni proprie su parecchie questioni, le sue prospettive politiche si basano al cento per cento su quelle dei membri del suo staff con cui egli mantiene stretti rapporti di fiducia e di confidenza (11).

Naturalmente anche i favoritismi, il clientelismo e lo spoils system (cioè la distribuzione di cariche ai seguaci del partito che ha vinto le elezioni) stanno al centro di questi rapporti, e non sono limitati alla politica americana. Però il senso innato di cameratismo che dimostra il Presidente va molto più in là di una semplice ricompensa per grazia ricevuta e contributi finanziari. In un modo istintivo e quasi puerile Bush favorisce i suoi preferiti, quelli che gli vanno a genio; si fida della loro fedeltà e li accoglie nel suo circolo intimo privilegiato. Condoleezza Rice si vanta di occupare quel posto già dall'epoca in cui diventò parte della cerchia degli amici intimi di Bush all'inizio della sua campagna presidenziale nel 2000.

Il Presidente si fida di e si confida con Rice come con pochi altri. Come osserva il giornalista Nicholas Lemann, "A Washington non c'è niente di più importante dell'intimità con il Presidente, e lei [Rice] evidentemente è la persona che gli sta più vicino in termini di tempo passato nella sua presenza. Non è solo il fatto che gli presenti ogni mattina le informazioni necessarie, che partecipi insieme a lui ad alcune sedute formali del consiglio ogni settimana, o che lo veda e gli parli parecchie volte nel corso di una giornata tipica; è anche il fatto che passi molti weekends come ospite della famiglia Bush a Camp David o al ranch del Presidente a Crawford, nel Texas." Ad ascoltare le sue interviste televisive o a leggere i suoi commenti alla stampa a volte si ha la bizzarra impressione che Bush stia parlando per bocca della Rice--solo che questa si esprime molto meglio. "Quando si sente parlare Rice," osserva Lemann, "si ha il senso che Bush, potendo, parlerebbe proprio in quel modo, se solo fosse eloquente come lei." (12)

Passando agli elementi biografici, si può dire che la Rice sia figlia degli anni sessanta. Giunse all'adolescenza, quell'eta' tanto impressionabile, all'epoca in cui le lotte per la libertà di parola, per i diritti civili, la cultura alternativa, il femminismo, il potere nero, e il movimento di protesta contro la guerra nel Vietnam impegnavano le energie e le passioni di milioni di giovani americani. La lotta per i diritti civili in particolare imperversò in tutta la zona intorno al suo paese natale, Birmingham, nell'Alabama: il centro di alcune delle battaglie più feroci e delle vittorie più importanti.

Nel 1954, anno di nascita della Rice, la Corte Suprema degli Stati Uniti approvò la legge storica "Brown vs. Board of Education" (Brown contro il Consiglio Amministrativo dell'Istruzione Pubblica) che rese illegale la segregazione razziale nelle scuole pubbliche. L'anno seguente, in seguito al boicottaggio degli autobus nella vicina città di Montgomery, Alabama, la segregazione fu giudicata illegale anche nei trasporti pubblici. Ciò nonostante, le autorità di Birmingham continuarono a attuare la segregazione nelle scuole, nei teatri, nei ristoranti e negli altri locali sia pubblici che privati. Ad ogni moto di agitazione o di ribellione esse rispondevano con la violenza.

Nel 1963, Martin Luther King ed altri leader del movimento per i diritti civili organizzarono dei cortei di protesta a Birmingham con la partecipazione di migliaia di cittadini , studenti e bambini. La polizia, sotto il comando del famigerato sceriffo "Bull (Toro)" Connor, accolse i manifestanti con cani poliziotto e cannoni a getto d'acqua caricati al massimo della potenza. La storica marcia su Washington trovò ispirazione nelle immagini di questi precedenti cortei che erano state trasmesse alla televisione e da lì catapultate per tutto il mondo.
Anziché scoraggiare i supremazisti bianchi di Birmingham il grande richiamo delle manifestazioni ebbe l'effetto di rinnovare in loro l'accanimento razzista e la determinazione a non arrendersi. Nei mesi seguenti si assistette infatti ad un incremento della tensione e della violenza: ad esempio, una bomba venne lanciata proprio contro la finestra della casa di un avvocato che si occupava di diritti civili e che viveva dirimpetto alla casa della famiglia di Rice. Verso la fine dell'estate 1963, quando Condoleeza aveva appena otto anni, una bomba incendiaria venne lanciata contro la chiesa Battista della 16° strada di Birmingham causando la morte di quattro bambine, una delle quali era una compagna di classe di Condoleeza ed un'altra una vicina di casa. Descrivendo questo avvenimento, in un articolo apparso su Time nel 2000, Rice ricordava di aver sentito lo scoppio dalla chiesa in cui si trovava al momento e che si trovava solo a qualche isolato di distanza. Nell'articolo la Rice dichiara: " Non mi ricordo di aver provato paura in quel momento anche se in realtà era un periodo di terrore. Provavo soltanto tristezza." (13)
Sembra strano usare la parola "tristezza" per descrivere i tempi e quella serie di esperienze, specialmente se la si attribuisce ad una bambina di otto anni. Ci si potrebbe aspettare le parole panico, tensione, rabbia, confusione, forse un desiderio di fuga mentre invece la parola tristezza evoca una distanza psicologica, quasi astratta, dagli eventi. In questo caso la tristezza è un sentimento che potrebbe risultare comprensibile solo se si prende in considerazione il contesto dell'educazione familiare della Rice.
Condoleeza Rice era figlia unica di una famiglia di professionisti di classe media. Entrambi i genitori lavoravano in contesti educativi: il padre era un "guidance counselor" (una figura simile al "mentore" che si vorrebbe introdurre nel sistema scolastico italiano con la riforma Moratti) in una scuola media superiore e nel fine settimana aveva la funzione di pastore in una chiesa Presbiteriana, mentre la madre era un'insegnante di pianoforte (il nome Condoleeza è infatti ispirato alla notazione musicale "con dolcezza"). Allevata in un contesto di solido segregazionismo, quello che prevaleva negli stati del Sud, la bambina era stata educata a evitare gli scontri frontali con l'oppressione. L'atteggiamento che gli era stato insegnato di tenere consisteva nell'ignorare l'oppressione o, più precisamente, trascenderla prefiggendosi standard di comportamento e di performance altissimi. Per raggiungere tali traguardi era necessario applicare una disciplina rigorosissima, così che da bambina, a parte i fare compiti, doveva seguire lezioni di pianoforte, francese, balletto e pattinaggio sul ghiaccio-tutte attività che comportavano grande spirito di competizione e che implicitamente significavano la possibilità di affermarsi nel mondo bianco. In un'intervista rilasciata molti anni dopo la Rice afferma: "Mi sarei preparata tanto bene e avrei fatto tutte le cose riverite nel mondo bianco al punto che… sarei stata in grado di affrontare la società dei bianchi sul loro stesso terreno." (14)
Naturalmente non siamo a conoscenza di quello che la famiglia della Rice potrebbe aver detto in privato a proposito del movimento per i diritti civili, ma è chiaro che riuscirono a proteggerla dagli aspetti più disturbanti, racchiudendola in una sorta di "bozzolo" di raffinatezza e rettitudine dettato dall'amore. Seppur nell'occhio del ciclone, i componenti della famiglia Rice continuavano a starsene saldamente radicati come le gigantesche magnolie che popolano il paesaggio del Sud. Per quanto riguarda le manifestazioni ed i cortei delle "freedom marches", gli sforzi organizzativi di base, i pichetti, i sit in, gli attacchi della polizia e gli arresti di massa era come se queste cose stessero accadendo su un altro pianeta. Se di movimento si poteva parlare, il movimento della famiglia Rice era unicamente verso l'alto: è infatti nella carriera del padre che vengono riassunti i diversi momenti di questa ascesa. Il primo grande passo in avanti fu l' offerta di lavoro nell'amministrazione del college di Tuscaloosa, Alabama, seguita poi dal trasferimento ancora più prestigioso all'Università di Denver ain Colorado.
Come sottolinea Lemann: " La Rice è fermamente convinta che l'individuo ( o, almeno, un individuo straordinario, appunto come lei) sia in grado di trionfare sulle limitazioni imposte e si sente quasi denigrata all'idea che l'azione collettiva o l'intervento dello Stato possano aver avuto un'influenza fondamentale sulla sua vita". (15) Questo atteggiamento è probabilmente comprensibile visto il contesto familiare in cui era stata allevata. Una cugina della Rice, anche lei cresciuta a Birmingham nello stesso periodo afferma infatti che gli afroamericani appartenenti al ceto medio non avevano molte altre scelte se non quella di erigere attorno a sé una barriera psicologica protettiva. In pratica ciò significava aggrapparsi a tradizioni familiari e standard di disciplina che sfociavano in performance di altissimo livello. Per arrivare a tali risultati bisognava comportarsi e infatti diventare poi migliori delle controparti bianche di classe media.
Rice però non spiega mai le scelte della sua famiglia in questi termini e si rifiuta cioè ostinatamente di spiegare il comportamento della sua famiglia come una risposta alla discriminazione e all'oppressione. Non ammette mai che a causa dell'oppressione e del razzismo i neri che appartenevano alla sua classe sociale avevano dovuto lottare con il doppio delle proprie forze e in questo modo fornire performance grandemente superiori a quelle dei bianchi per potersi fare accettare. Secondo lei si trattava solamente di standard superiori che le famiglie si prefiggevano e puntualmente realizzavano unicamente perché erano in grado di farlo. Punto e basta.
Condoleeza non avrebbe comunque mai deluso le aspettative della sua famiglia, anzi sarebbe riuscita a superarle alla grande. Studentessa di brillante intelligenza, finisce il liceo a quindici anni e a diciannove consegue il Bachelor's Degree dall'Università di Denver, dove lavora il padre, con l'equivalente della summa con laude. Consegue poi il Master all'Università di Notre Dame in solo un anno per tornare quindi all'università di Denver per proseguire gli studi in un programma di dottorato di ricerca in Relazioni Internazionali.
Rice inizia gli studi "undergraduate" con l'intenzione di laurearsi in musica. Pianista molto abile, anche se non raggiunge il livello di pianista da concerto, è convinta che iscritta nel suo futuro vi sia la carriera di insegnante di musica. Le accade invece di seguire un corso sull'Unione Sovietica all'epoca della Guerra Fredda insegnato dallo studioso cecoslovacco, ex diplomatico, fuggito negli Stati Uniti, l' emigrè Josef Korbel. (16). Il corso l'appassionò profondamente e riflettendo sul modo in cui veniva presentata la strategia utilizzata da Stalin per isolare e neutralizzare l'opposizione al suo regime negli anni 20, la Rice più tardi commenterà: "Mi sentivo attratta dalla natura bizantina della politica sovietica, dal potere, da come esso opera e viene utilizzato". (17). Il corso aveva stimolato la sua curiosità, fornito un banco di prova alla sua intelligenza e l'aveva indirizzata verso una carriera diversa da quella contemplata in precedenza.
Nel 1981, terminato il dottorato di ricerca, la Rice presenta domanda come borsista presso the Center for International Security and Arms Control della Stanford University. Stanford era all'epoca, e rimane tuttora, una delle più prestigiose università degli Stati Uniti, in grado di offrire programmi con ottimi finanziamenti e docenti di chiara fama nelle scienze politiche.
All'epoca in cui presenta la domanda di ammissione a Stanford, la Rice non era che un'illustre sconosciuta afro-americana, atipica per la giovane età, originaria dal profondo sud degli Stati Uniti , una ragazza che aveva conseguito la laurea da un'università provinciale di seconda categoria. (18) Ma nel 1981 era anche la prima e unica studentessa nera ad aver presentato domanda come borsista al Center for International Security and Arms Control di Stanford, ed infatti il suo stipendio venne inizialmente pagato dai fondi universitari riservati ai docenti di etnia minoritaria. Nel 1987 quando entra di ruolo come professoredi scienze politiche, la cattedra era stata appositamentre creata per lei, in modo che non dovesse neppure affrontare la tradizionale ricerca di candidati a livello nazionale ed il processo di scrutinio da parte di pari.
Secondo l'agiografia più diffusa l'ascesa meteorica della Rice fu dovuta a certi suoi tratti caratteriali, cioè all'accanita determinazione (una sorta di "volli sempre volli fortissimamente volli" di alfieriana memoria), alla maturità precoce e riconoscimento obiettivo del proprio potenziale che la caratterizzano. Su questo non c'è ombra di dubbio. A prescindere dallo schieramento ideologico, tutti coloro che hanno studiato e scritto a proposito della sua carriera sono concordi nel riconoscere che ella possiede il dono di una straordinaria sicurezza di sé. Fanno anche accenno al lavoro sodo svolto, alla disciplina, al portamento aristocratico e al carisma personale.
Ma naturalmente il discorso è più complesso. All'epoca in cui la Rice aveva raggiunto l'età da college, il movimento per i diritti civili , a cui faceva seguito tutta una serie di decreti e disegni di legge che stabilivano l' "affirmative action" nelle assunzioni, nell'istruzione e in altri campi aveva aperto per gli afroamericani un periodo di opportunità senza precedenti. Nel contempo, il movimento femminista aveva anch'esso aperto nuovi sentieri di progresso sociale ed economico per le donne. Sebbene la realizzazione delle conquiste ottenute da questi movimenti di massa sia stata solamente parziale (e, di breve durata, si potrebbe affermare con il senno di poi) questi cambiamenti furono tangibili particolarmente negli ambienti accademici. Sarebbe stato difficile per Rice non riconoscere il fatto che, ben lontano dal costituire uno svantaggio, la sua razza e il suo genere la piazzavano in una posizione vantaggiosa. Non si trattava semplicemente di una felice confluenza di tempo, luogo, talento ed intelligenza più una quasi preternaturale abilità nel riconoscere e a mettere a frutto le opportunità che si presentavano.
Una delle più brillanti tra queste opportunità arrivò a mo' di regalo nel 1985 nell'incontro con Brent Scowcroft, che era stato il vice di Henry Kissinger e consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Gerald Ford. Scowcroft era stato invitato ad una cena organizzata dal Center for International Security and Arms Control di Stanford e la giovane Rice era stata prescelta nel numero degli ospiti destinati a parteciparvi. In quell'occasione ella si distinse rivolgendo delle domande attentamente ponderate a Scowcroft che rimase colpito dalla gioventù, schiettezza e apparente padronanza nel campo piuttosto esoterico del controllo delle armi dimostrate dalla sua interlocutrice. Da quel momento in poi egli divenne il mentore nonché paladino di Rice.
Fu infatti largamente attraverso l' influenza di Scowcroft che la Rice venne presentata a George Bush padre al cui servizio Scowcroft si era distinto come consigliere per la sicurezza interna e poi a Bush figlio, all'inizio della sua prima campagna presidenziale. Parlando di quegli anni, Jamess Mann osserva: "… A quell'epoca era già più di un decennio che Scowcroft si adoperava per far avanzare la carriera di Condoleeza Rice, principalmente portandola all'attenzione di Bush padre. I suoi sforzi a favore della sua beniamina non cessarono neppure dopo la fine della presidenza di Bush padre."
Grazie alla sponsorship indefatigabile di Scowcroft, alla Rice viene offerta una Fellowship in Relazioni internazionali sotto gli auspici della US Council on Foreign Relations. La Rice trascorre il 1986 al Pentagono in qualità di assistente speciale al Direttore dello Stato Maggiore. Tre anni più tardi, di nuovo con la sponsorship di Scowcroft, la Rice fa ritorno a Washington in qualità di esperta sull'Unione Sovietica per il National Security Council (NSC) sotto l'amministrazione di Bush padre. In quegli anni l'Unione Sovietica stava attraversando un periodo di rapidi ed intensi mutamenti a livello politico e l'intervento della Rice si rivelò particolarmente utile nel comporre le numerose dispute che nascevano all'interno della burocrazia di Washington per la definizione delle politiche da adottare verso quella nazione. La sua perseveranza, disciplina e capacità di riconciliare punti di vista opposti era stata grandemente apprezzata dai senior officers.
Essendosi guadagnata la fiducia del Presidente, la scalata della Rice prosegue con l'ascesa dalla caricadi Junior Staff Member a quella di Senior Director per le Relazioni Sovietiche ed dell'Est Europeo, e in seguito, a quella di Assistente speciale per National Security Affairs. La fortuna non cessa di arriderle pure in questo periodo di servizio presso la NSC che viene a coincidere con la fine della Guerra Fredda. In un periodo di tempo estremamente breve si assiste alla disintegrazione del Patto di Varsavia, alla caduta dell'Unione sovietica e alla riunificazione della Germania, tutti eventi della massima importanza che offrono alla Rice l'occasione di lustrare la sua reputazione di esperta di politica Russa-Est europea e in tal modo mettere piede ancora più saldamente nell'establishment della politica estera della capitale.
Nel 1992, Bush Senior si candida una seconda volta, perdendo però l'elezione a favore di Bill Clinton. Con la solita perspicacia che la caratterizza Rice aveva riconosciuto che la campagna non avrebbe avuto successo e molto prima della sconfitta di Bush lascia Washington per tornare a Stanford, dove inizia una collaborazione assidua alla Hoover Institution, un istituto di ricerca di indirizzo ultra-conservatore. (20) Anche lì la fortuna non manca di arriderle in forma della persona di George Shultz che era stato Secretary of State (ministro dell'Interno) all'epoca di Ronald Reagan e che ora era invece si trovava a Stanford in qualità di Resident Fellow alla Hoover.
Nel mettere insieme tutti i tasselli necessari ad assicurarle il successo politico, la Rice non poteva non aver notato la mancanza di uno di fondamentale importanza, cioè i soldi. Per procurarsi il tassello mancante, le sarebbe stato necessario ammanicarsi con il mondo delle corporations che glielo avrebbe certamente fornito. Naturalmente tali alleanze le avrebbe anche potute cercare nella fiorente comunità delle corporation high tech di Silicon Valley, a due passi da Stanford, ma Shultz offriva un vantaggio senza precedenti, cioè una potente alleanza politica accoppiata ad una introduzione privilegiata nel mondo del settore corporate, una specie di vantaggiosissimo due al prezzo di uno. Un altro fattore che non poteva certamente sfuggire all'attenzione della Rice era inoltre che un gran numero di conservatori importanti vicini alla leadership del partito repubblicano e alla famiglia Bush operavano nel settore energetico.
Secondo la descrizione della strategia di Rice offerta da Robert Mann, questa avrebbe chiesto a Shultz: " Mi piacerebbe conoscere più a fondo il mondo del business americano e sapere come opera". La Rice era probabilmente a conoscenza del fatto che Shultz faceva parte del Consiglio di amministrazione della Chevron e quindi doveva aspettarsi la seguente risposta, "Cosa ne diresti allora di essere presentata al lupo cattivo delle compagnie petrolifere?". Dopo pochi mesi anche la Rice venne chiamata al consiglio di amminstrazione della Chevron, che qualche anno dopo battezzò una delle sue navi petroliere la Condoleeza Rice. Con una capienza di un milione di barili di greggio la nave venne messa a servizio nel trasporto del greggio dall'Africa occidentale, Indonesia e Medio oriente agli Stati Uniti . Alla fine del decennio, la Rice dichiarò di possedere azioni Chevron per un valore di $250.000 dollari e di ricevere da loro uno stipendio annuale di $ 60.000 come consigliere. (21)
Per la Rice non si trattava di altro che un gradino di passaggio ad altre posizioni nel consiglio e comitato consultivo di altre prestigiose corporations come la Transamerica, Hewlett-Packard, charles Schwab e J.P. Morgan. Nel 2001, mentre la Rice assurgeva alla carica di National Security Advisor per Bush figlio, la Chevron alla chetichella cambiò il nome della petroliera dalla Condoleeza Rice alla Altair Voyager, in quanto il nome originario poteva risultare imbarazzante all'amministrazione Bush dopo che accuse di massicce violazioni dei diritti umani di civili in Nigeria rivolte alla corporation (22).
Nel 1993, rimane vuota la carica di University Provost (una specie di vice Rettore) dell'Università di Stanford, e l'allora Presidente di Stanford Gerhard Casper invita la Rice a candidarsi. Casper era da qualche anno un ammiratore della Rice, cioè da quando l'aveva conosciuta in qualità di membro della commissione accademica che lo aveva assunto e che si era dimostrata favorevole alla sua candidatura. Nel frattempo il prestigio della Rice si era grandemente incrementato non solo grazie ai suoi meriti di insegnante (lavorava indefatigabilmente suscitando l'ammirazione di molti studenti e aveva ricevuto due premi di riconoscimento perla didattica) ma perché aveva significativamente incrementato la propria levatura come esperta di politica estera con forti legami alla Casa Bianca.
Quando, dopo qualche tempo, un intervistatore chiese a Casper notizie sulla nomina di Rice alla carica di Provost, questi ammise con una certa riluttanza che la razza e il genere della candidata avevano giocato un certo ruolo nella sua decisione. "Sarei in malafede se affermassi di non aver considerato il fatto che fosse una donna, che fosse nera e che fosse giovane. Certo che questi fattori li avevo presi in considerazione." (23)
Sarebbe stato certamente strabiliante se questi fattori non fossero stati infatti presi in considerazione. La Rice era godeva di una grande ammirazione, ma non si era particolarmente distinta come studiosa. Come docente di Stanford aveva pubblicato poche cose di rilevo a parte sporadici articoli in riviste specialistiche sulle politiche estere e di difesa dell'Unione Sovietica e dell'Europa dell'est; era stata co-autrice con altri colleghi di due libri di scarsa importanza e aveva pubblicato la sua dissertazione di dottorato (24). Lo stesso si può dire delle sue qualifiche per la carica di Provost. In verità non aveva alcuna esperienza come amministratrice e la sua performance nei 6 anni seguenti in cui mantenne quella carica suggerisce che non era veramente adatta a quel mandato. È pur vero che aveva dimostrato una certa abilità in una dei suoi compiti chiave - cioè nel tagliare il budget all'osso e nel ridurre il personale in diverse facoltà importanti, ma ciònonostante la sua leadership non riscosse, nel migliore dei casi, uniformi consensi. Le decisioni le prendeva da sola senza consultare gli altri docenti o membri della staff amministrativo ("Io in comitato non ci lavoro" fu la sua pungente risposta a un report che l'aveva interrogata su tali questioni). (25)
È significativo che le prove più dure della sua carriera la Rice le abbia affrontate proprio nella sua carica di Provost di Stanford. Gli studenti indissero uno sciopero della fame in risposta ai tagli drastici che aveva fatto ai programmi di studi etnici e quando aveva tentato di licenziare una preside di facoltà Chicana molto popolare (la Rice si era sommariamente rifiutata di ascoltare le richieste degli studenti e di riceverli, asserendo che lei, a differenza di loro, continuava regolarmente a mangiare). Aveva anche ricevuto dure critiche per il mancato sostegno alle docenti nei loro sforzi di avanzare la carriera e di ottenere i meritati riconoscimenti. Tra le istituzioni universitarie di elite, note in genere per la scarsa propensità ad accettare donne e persone di colore tra i propri ranghi Stanford si distingueva particolarmente per il suo status di "white men's club. Per tale motivo, un certo numero di donne avevano contato sulla Rice perché rettificasse questa situazione e si sentirono profondamente tradite quando questa si rifiutò di farlo. Verso il termine del mandato della Rice come Provost, in risposta ad un numero crescente di lamentele, il Ministero del Lavoro iniziò un'investigazione dell'università per discriminazioni contro le donne e le minoranze.


· * * * * * * * * *

Il successo di Rice è dovuto in egual misura a fattori collettivi come i movimenti per i diritti civili e quello delle donne e a fattori individuali quali il suo talento innato e l'ambizione. Per tutto il periodo dei suoi anni formativi fino al 1998 quando George Bush la scelse come consigliere di politica estera si trovò ad occupare una posizione unica. Come giovane donna afro-americana non trovava concorrenza nel campo accademico prescelto: fatto che le consentì di avanzare senza essere sottoposta a indagini accurate e meno ancora opposizione a Stanford. Lo stesso vale per gli anni in cui servì nel National Security Council. Altri esperti che operavano nel suo stesso campo all'epoca hanno osservato che la Rice non aveva contribuito molte analisi lungimiranti o idee originali. Però, grazie alla sua prospettiva di outsider indipendente era riuscita a mantenere una sicura distanza dagli scontri tra le diverse personalità dello staff dell NSC riuscendo allo stesso tempo anavigare evitando gli scogli tra le fazioni politiche in conflitto e a comporre dispute intra-amministrative. "… nell'universo massicciamente bianco e maschile degli studi sovietici e del controllo delle armi", scrive Mann, "… Rice… di solito se ne stava in disparte, una sottocultura dura ed indipendente composta da una persona" (26)
Un altro fattore molto importante nella sua carriera è stata la protezione, promozione e difesa da parte di uomini bianchi, ricchi e potenti, ad ogni passo della sua carriera. E possiamo dire che essi sono stati ampiamente ripagati per questa loro assistenza. Innanzitutto perché la Rice non costituisce per loro un elemento di sfida. Mentre ella si piazzava in posizioni sempre più elevate di potere riusciva a farlo senza dare minimamente l'idea di tenere le redini mano: lei rimaneva comunque in ruolo subordinato rispetto alle persone di cui difendeva gli interessi. Interrogata da reporter a proposito di iniziative diplomatiche o su questioni di politica estera invariabilmente la Rice esordisce con la classica prefazione: "Il Presidente è convinto che…" oppure "Il punto di vista del Presidente è…". All'interno dell'establishment politico della capitale la Rice si è guadagnata una solida fama di persona che non interferisce mai nell'operato dei potenti. Dopo la nomina a Segretario di Stato nel 2004 alcuni giornalisti di Washinton hanno osservato che essenzialmente non ha fatto altro che marciare al passo dei veri detentori di potere nella politica estera statunitense, ossia il Vice presidente Dick Cheney ed il suo alleato, ministro della difesa Donald Rumsfeld. Secondo l'osservazione di uno dei suoi critici: "Questo lavoro glielo danno perché non costituisce una minaccia." (27)
Per quanto riguarda la leadership attuale, inoltre, l'alleanza e la collaborazione politica con una persona come Condoleeza Rice può risultare estremamente utile. La discendente femminile di schiavi, la sua a razza e il suo genere ne fanno l'"outsider" per eccellenza, ma nel contempo si tratta anche di una persona che è riuscita a guadagnarsi un posto d'onore all'interno dell'establishment corporate-politico-militare dominato da miliardari bianchi. Appoggiando le politiche dell'attuale amministrazione senza però mai dare l'impressione di esserne una diretta beneficiaria ella è in grado di assumere un'aria di massima, inassalibile levatura morale nonché di autorevolezza intellettuale. Chi altri potrebbe eessere meglio adatto a deflettere la critica alla Casa Bianca se non una donna nera nata e cresciuta a Birmingham, in Alabama? Per il pubblico americano, nutrito da una dieta costante di mass media obbedienti e di scarso spirito critico, la Rice sembra incarnare gli ideali più alti di onestà, indipendenza ed integrità. Possiede pertanto un ampio "gioco" che le consente di promuovere un ordine del giorno conservatore, indipendentemente da quanto esso possa violare l'interesse pubblico e senzacorrere il rischio di essere contraddetta.
Infine, l'origine etnica della Rice e la sua biografia hanno un grande valore per la leadership attuale. Tranne rarissimi accenni al movimento per i diritti civili, quando risulta utile all'interesse politico del partito al potere, la Rice fa ripetutamenente menzione del proprio stato di persona di etnia minoritaria. Ad esempio, nel suo discorso davanti alla Nominating Convention del partito Repubblicano del 2000, mise in risalto che la sua famiglia discendeva da schiavi ma che i suoi erano stati Repubblicani sin da prima della sua nascita. "Mio padre è stato il primo Repubblicano che io abbia mai conosciuto", ella declamò " è entrato nel nostro partito perché i Democratici dell'Alabama, quelli delle leggi segregazioniste di Jim Crow, nel 1952 avevano rifiutato di registrarlo come elettore. Furono i repubblicani a farlo. Voglio che sappiate che mio padre non ha mai scordato quel giorno , e neppure io me lo scorderò mai" (28) In verità questo episodio raccontato dalla Rice non rispecchia completamente la realtà dei fatti. Rice proviene da una famiglia di Repubblicani, ma nel suo certificato elettorale era registrata come Democratica fino al 1980, anno in cui apparentemente e con grande perspicacia riconosce la superiorità del candidato Repubblicano Reagan nell'esercitare il suo fascino sulle masse elettorali americane rispetto al suo rivale Democratico Jimmy Carter.
Fra tutti i leader politici attuali Condoleeza Rice è forse l'approviggionatore di ideologia conservatrice più abile e di talento. Da sola si è trasformata in un mito vivente, l'immago della persona nera self-made la cui esistenza è di per sé prova che la razza e la classe non influiscono in alcun modo sulla possibilità di un cittadino statunitense di realizzare il sogno americano. Attraverso una sorta di sineddoche, la figura retorica per cui una parte viene a rappresentare l'oggetto intero, la Rice si presenta come il simbolo collettivo della capacità degli Afro-americani di trascendere le avversità. Con questa operazione rafforza lo stereotipo conservatore dell'America come regno della meritocrazia, dove si emerge grazie ai propri meriti e non in base a leggi, istituzioni o "privilegi". Come sottolinea la giornalista Laura Flanders: " Le narrazioni basate sull'ascesa dalla povertà quando provengono da persone di potere di colore hanno veramente la forza di mettere a K.O. Sono specialmente gli interlocutori liberal che si lamentano delle ingiustizie collettive a farne le spese in quanto possono essere facilmente rappresentati come esseri bigotti. Chi si lamenta della discriminazione contro un gruppo - secondo questa argomentazione-sottovaluta il potere dei singoli". (29)

· * * * *

Mercoledì 31 agosto, quattro giorni dopo che il presidente Bush aveva dichiarato lo stato di emergenza federale nello stato della Louisiana ed in alcune parti del Mississippi, Condoleeza Rice si trova a New York, a fare un po' di shopping , va per negozi di calzature ed assiste ad un musical in un teatro di Broadway (a quanto pare, era stata oggetto di invettive da parte di una donna che l'aveva riconoisciuta davanti alla boutique di Ferragamo e aveva ricevuto fischi di disapprovazione da alcuni membri del pubblico nel teatro). A quel punto, il mondo intero era stato testimone della degradazione sociale ed economica in cui versavano gli sfollati della Gulf Coast. Per di più, attraverso reportage demografici e di testimoni oculari apparsi nella stampa, le foto di Orleans Parish erano rapidamente arrivate ad essere considerate lo specchio delle condizioni in cui versava una gran parte della popolazione del paese -come se non fossero bastate le squallide immagini delle vittime dell'uragano, che smascheravano la menzogna del mito americano della ricchezza.
Ancora più allarmante è il fatto che Katrina rivelava la bancarotta morale e politica del governo statunitense. Secondo le osservazioni di Paul Krugman, noto giornalista del New York Times, il fenomeno della povertà è legato anche alla razza: " … un'ostilità all'idea di aiutare i poveri che sia basata sulla razza crea un ambiente in cui è possibile far fiorire un movimento politico ostile agli interventi di assistenza pubblica in generale. " (30) Negli Stati Uniti, è profondamente radicata l'ideologia e la cultura del libertarianismo , cioè la convinzione che il miglior governo sia la mancanza di governo e che le politiche debbano essere determinate dal libero mercato. Chi detiene attualmente il potere incoraggia attivamente tale convincimento . Ronald Reagan, un eroe immortale per i conservatori statunitensi, dichiarò nel suo discorso inaugurale che :" Il governo non è una soluzione ai nostri problemi, il governo è il problema." Molti americani bianchi appartenenti al ceto medio non sono in malafede quando mettono in questione perché mai dovrebbero pagare le tasse per dare sostegno a chi è meno fortunato di loro.
Tale atteggiamento può però mutare quando è lo stesso ceto medio a notare che l'intervento del governo potrebbe mancare anche per loro nel momento del bisogno . Tale percezione diventa particolarmente imbarazzante se si prende in considerazione l'insistenza con cui Bush afferma di essere preoccupato per la sicurezza del popolo. La sua vittoria, sebbene di esiguo margine, nel 2004 può essere attribuita in larga misura agli avvertimenti lanciati dalla Casa Bianca a ritmo incessante e ossessivo riguardo probabili attacchi terroristici. Durante la campagna Bush giurava ai quattro venti che avrebbe protetto le vite americane sia a casa che all'estero e gli elettori evidentemente gli hanno creduto: sono rimasti convinti che avrebbero potuto contare sul governo durante una crisi. Per i poveri, specialmente i poveri di colore, non è stata certamente una sorpresa scoprire che il sistema non li avrebbe difesi. Ma l'effetto di Katrina è stato quello di rivelare in maniera choccante che, ad eccezione delle elites al potere, nessuno può fare affidamento sul governo, che ognuno può contare solo sui propri mezzi. Fondamentalmente durante una tempesta gli americani non hanno un porto sicuro in cui potersi riparare.
Soffiando a 150 miglia all'ora i venti di Katrina hanno spazzato via la cortina di ipocrisia e propaganda ufficiale rivelando un governo controllato da una sezione ristretta delle elite corporative che è fedele solo a sé stessa. La cattiva gestione, gli sperperi e il clientelismo che già caratterizzano la fase preliminare dei progetti di ricostruzione della zona del Golfo rivelano un governo intento a svolgere i suoi affari come di routine, una sorta di "business as usual" con cui il governo è determinato a trasformare la calamità in un enorme cantiere che i mega-ricchi avranno occasione di sfruttare. Alcuni giornalisti hanno perfino evidenziato il parallelismo tra l'Iraq post-invasione e il Golfo post-Katrina: due zone ridotte in macerie a causa di politiche USA non accidentali ma consapevoli e che sono adesso oggetto dell' affarismo più sfrenato delle corporation sotto forma di "aiuti per il disastro" gestito dalle stesse forze che hanno causato i danni in primis. (31)
Nel contempo il sentimento di disgusto verso l'amministrazione Bush potrebbe ben prestocominciare a sbiadirsi. I propagandisti del potere con la loro macchina ben oliata sono già all'opera. È già in piedi una campagna alimentata da politici conservatori e dai media dell'estrema destra volta ad imputare le colpe principali per il fallimento del relief effort al governatore della Louisiana e ad altri leader a livello statale e municipale che, guarda caso, sono Democratici. I due partiti principali sono ritornati ai consueti "bisticci' di rito che sortiranno probabilmente l'effetto di spingere la popolazione ancor più verso l'apatia e il disgusto per tutti i politici e per la politica in generale.
D'altro canto, Katrina potrebbe anche offrire l'occasione per incanalare la rabbia collettiva in un movimento organizzato, in grado di raccogliere larghe adesioni voltaoad una bonifica e ricostruzione democratica della zona del Delta. Molti gruppi progressisti, oltre ad offrire vitto e alloggio agli sfollati nelle proprie case, stanno coordinando una campagna a livello nazionale per ripristinare quelle tasse che l'amministrazione Bush aveva tagliato per i ceti più ricchi per poter così incanalare un maggior numero di risorse federali in un massiccio programma di ricostruzione delle comunità del Golfo distrutte dall'uragano e garantire ai residenti sfollati il diritto a ritornare nelle proprie case. Si potrebbe ancora fare in tempo a costruire un movimento popolare per una democrazia regionale e impedire così che tutta la zona diventi una vacca grassa da sfruttare per le elite dell'establisment corporate-militare-politico. Con il sostegno di organizzazioni di base, tale movimento potrebbe infine allargarsi in una lotta per bloccare l'establishment conservatore che minaccia di trasformare tutti gli Stati Uniti in una zona del Golfo.
Se si perde questa occasione, l'immagine rivelata dall'uragano Katrina potrebbe essere ancora una volta sommersa nella coscienza collettiva degli Stati Uniti, proprio come New Orleans sotto le acque melmose del lago Pontchartrain.


________________________________________________________________________

Note


(1) Michael Ignatieff, "The Broken Contract." The New York Times, Sunday,25 settembre 2005

(2) Will Bunch, "Did New Orleans Catastrophe Have to Happen?
'Times-Picayune' had repeatedly raised federal spending issues." Editor & Publisher, Wednesday 31 agosto 2005
(http://www.editorandpublisher.com/eandp/news/article_display.jsp?vnu_content_id=1001051313)

(3) Mark Sappenfield, " For Guard, equipment falls short--A stepped-up role for National Guard units has sent them scrambling even more than usual for material." Christian Science Monitor, 27 settembre 2005
(http://www.csmonitor.com/2005/0927/p03s01-usmi.html)

(4) Jennifer Steinhauer and Eric Lipton, "FEMA, Slow to the Rescue, Now
Stumbles in Aid Effort." The New York Times, 17 settembre 2005

(5) US Census Bureau, citato in Progress Report, 19 settembre 2005 (American Progress Action Fund: progress@americanprogressaction.org)

(6) Paul Krugman, "Tragedy in Black and White." The New York Times, 19 settembre 2005. Online in Truthout Editorial
(http://www.truthout.org/docs_2005/091905K.shtml)

(7) US Census Bureau, citato in Child Development Policy Institute email bulletin Early Education in the News, 6 settembre 2005 (pmiller@cdpi.net; http://www.cdpi.net )

(8) "Nel 2004, il sito web della campagna Bush-Cheney conteneva una pagina intitolata "Compassion" dedicata principalmente alle foto del Presidente con persone afro-americane, compreso Colin Powell." (Frank Rich, "Message: I Care About the Black
Folks." The New York Times, 18 settembre 2005; http://www.nytimes.com/2005/09/18/opinion/18rich.html?th&emc=th)

(9) Citato in Elisabeth Bumiller e Anne E. Kornblut , "Black Leaders Say Storm Forced Bush to Confront Issues of Race and Poverty," The New York Times, 18 settembre 2005
(http://www.nytimes.com/2005/09/18/national/nationalspecial/18bush.html?th&emc=t
h)

(10) "Prima dell'uragano , il loro piano sembrava stesse funzionando ai margini; il Sig. Bush aveva ricevuto il 9 per cento dei voti dell'elettorato nero nel 2000 e l'11 per cento nel 2004, un incremento che i Repubblicani attribuiscono parzialmente al "corteggiamento" dei leader religiosi neri conservatori… e ai fondi devoluti a chiese nere e opere pie nere tramite l'iniziativa a base religiosa istituita dalla Casa Bianca." (Bumiller and Kornblut)

(11) Bush conferisce importanti cariche amministrative seguendo gli stessi criteri. Ciò aiuta a spiegare perchè come direttore del FEMA (l'ente preposto alla gestione dei disastri) era stato scelto Michael Brown, un personaggio senza alcuna esperienza nel settore e che si rivelò essere un disastro. L'incarico gli venne affidato in base ad una raccomandazione personale fatta dal direttore precedente dello stesso ente, Joseph Allbaugh, anche lui uomo privo di alcuna qualifica per l'incarico, il cui unico merito era stato quello di aver lavorato sodo per la rielezione di Bush nel 2004.)


(12) Nicholas Lemann, "Without a Doubt." The New Yorker, numero del
2002.10.14 and 21, p. 2)

(13) Citato in Laura Flanders, "The Condi Rice Version of History,"
AlterNet: postato 8 aprile 2004 (http://www.alternet.org/story/18363/)

(14) Flanders

(15) Lemann, p. 5

(16) Per coincidenza, si tratta anche del padre di Madeleine
Albright, che sarebbe poi diventata Segretario di Stato nella seconda amministrazione Clinton. Pensatore politico di una certa levatura, Korbel era accanitamente opposto sia al fascismo che al comunismo ed esercitò una certa influenza sulla teoria politica durante la Guerra Fredda.


(17) Jay Nordlinger, "Star-in-Waiting: Meet George W.'s Foreign-Policy
Czarina." National Review, vol. 50, no. 16 (30 agosto, 1999), p. 35. Citato in James Mann, Rise of the Vulcans: The history of Bush's war cabinet. Penguin Books, New York 2004, p. 147.

(18) Josef Korbel aveva fatto molti sforzi per rendere di alto profilo la facoltà di Relazioni Internazionali dell'Università di Denver, ottenendo risultati largamente positivi. Nonostante ciò l'università rimaneva una istituzione di secondo rango confronto alle scuole di elite, le università "Ivy League" principalmente della East Coast destinate a formare i quadri più importanti dell'economia e della politica statunitense.

(19) Mann, p. 250

(20) Questa prestigiosa "think tank," insieme ad altri istituti di ricerca ed un grande numero delle facoltà che compongono il settore scienze sociali dell'Università di Stanford costituiscono i bastioni del pensiero politico conservatore. Vedi Emily Giuso, "Stanford U. and the Bush Administration." The Nation, postato online il 28 marzo, 2003 (http://www.thenation.com/doc.mhtml?i=20030414&s=biuso)

(21) Mann, pp. 225-226

(22) Russell Mokhiber, "Condi Rice Renamed." Multinational Monitor, Giugno 2001, vol. 22 i6, p. 30. Da quell'epoca il movimento di protesta contro le violazioni di diritti umani in Nigeria da parte della Chevron si è molto allargato e ha conquistato spazio nella stampa internazionale.

(23) Citato in Lemann, p. 7

(24) Rice scrisse "Germany Unified and Europe Transformed" (1995) in
collaborazione con Philip Zelikow, un professore di scienze politiche di Harvard che con lei aveva servito come consulente al National Security Council; e "The Gorbachev Era"
(1986), con il professore Alexander Dallin di Stanford, pubblicato dalla Stanford
Alumni Association. L'Università di Princeton pubblicò la dissertazione scritta per il dottorato di ricerca della Rice, "Uncertain Allegiance: The Soviet Union and the Czechoslovak Army", nel 1984.

(25) Lemann, p. 8

(26) Mann, p. 172

(27) Il vice-generale in pensione William Odom, citato da Massimo Calabresi,"Condi Gets Her Shot." Time, 29 novembre 2004, v164 i22 p 29


(28) Citato in Flanders

(29) Flanders

(30) Krugman

(31) Per un'analisi particolarmente intelligente ed esauriente, vedi Tom Engelhardt e Nick Turse, "Corporations of the Whirlwind: The

Reconstruction of New Oraq" (TomDispatch.com, posted Tuesday, 13 settembre2005: http://www.tomdispatch.com/index.mhtml?pid=21843)

 

 

Traduzione di Pina Piccolo.
Articolo
concesso su licenza di "Giano. Pace ambiente problemi globali", n. 51, 2005, di imminente uscita".

11- Ottobre - 2005