Condoleezza
Rice: un'icona contro l'uragano
di Suzanne Pollard Cowan
Wade in the water
Wade in the water, children,
Wade in the water
God's a-going to trouble the water
"Spiritual'
negro
L'uragano
che negli ultimi giorni d'agosto del 2005 ha provocato l'allagamento di
gran parte della Costa del Golfo nel sud degli Stati Uniti ha riportato
alla superficie molto più che detriti, cadaveri e sogni infranti.
Ancor prima che le acque cominciassero a recedere, esse rivelarono un'immagine
che fino ad allora era rimasta in gran parte celata agli occhi della classe
media e dell'alta borghesia americana, come anche della maggior parte
del mondo: il ritratto della miseria e della disuguaglianza sociale sommerso
come un iceberg di cui solo la cima appare in superficie.Ma in questo
caso, al contrario di cio' che avviene in natura, la base massiccia dell'iceberg
è emersa non quando le acque si sono ritirate bensì quando
sono affluite.
L'inondazione
senza precedenti che si scatenò in conseguenza del cedimento delle
dighe che proteggevano le zone basse dalle acque del lago di Pontchartrain
costrinse all'evacuazione quasi l'intera popolazione di New Orleans e
delle comunità circostanti. L'immagine di quell'enorme numero di
persone che versava in condizioni talmente spaventose sembrava colpire
la coscienza del pubblico con un senso di orrore mai prima avvertito.
I giornalisti riuscivano appena a contenere le loro emozioni: non si erano
mai dimostrati così turbati, neanche in seguito agli altri due
principali disastri americani del periodo del dopoguerra, cioè
l'assassinio del Presidente John F. Kennedy nel 1963, e gli attacchi alle
due torri del World Trade Center a New York nel 2001.
Centinaia
di persone sono morte; molte altre si sono ammalate o sono rimasti ferite.
Le vittime sono state costrette a lasciare le loro città devastate
senza denaro, cibo o vestiti. La maggioranza non sapeva dove andare ed
è rimasta senza mezzi per pagarsi il viaggio. Separati dall'alluvione,
i diversi componenti delle famiglie non potevano più comunicare
tra di loro per sapere dove erano andati a finire e perfino per sapere
se fossero ancora vivi. L'alluvione ha creato la più grande popolazione
di profughi interni che gli Stati Uniti abbiano mai visto dal periodo
della Guerra Civile americana" (1). Non c'era inoltre, e continua
a non esserci ancora, nessuna proposta di programma realizzabile per ristrutturare
le loro comunità o per facilitare il loro ritorno a casa.
I danni dell'uragano
hanno sorpassato qualsiasi altro disastro abbattutosi in precedenza, ma
in realtà si tratta di una tragedia preannunciata in quanto gli
effetti erano stati previsti con lungo anticipo. Vari studi scientifici
e meteorologici avevano avvertito il pubblico e le autorità che
tale disastro si sarebbe prima o poi verificato. Il US Army Corps of Engineers,
una specie di genio civile sotto la direzione dell'esercito, aveva proposto
un progetto per rinforzare le dighe che proteggevano le zone basse della
città. Il governo di Bush deciso a tagliare tutte le forme di assistenza
sociale federale, aveva invece ridotto nettamente i fondi. Non era stato
predisposto alcun sistema per allertare la popolazione, o organismi civili
di soccorso, né tantomeno programmi / piani per proteggere gli
ospedali o lanciare eventuali reti di trasporto d'emergenza. Quando l'uragano
si abbattè sulla costa il genio civile americano (National Guard),
normalmente chiamato a servizio nelle catastrofi o nel corso di disastri
a livello nazionale, versava in una situazione critica di carenza di personale:
più di un terzo delle forze regolari sono attualmente di servizio
in Iraq. (2) Mancavano anche gli autocarri, i bulldozers e gli altri attrezzi
che avrebbero dovuto essere impiegati per i lavori di sgombero, poiché
la maggior parte di essi è dispiegata negli avamposti militari
all'estero. (3)
All'arrivo
dell'uragano e della conseguente alluvione, il Federal Emergency Management
Agency (FEMA), l'ente federale incaricato della protezione dei cittadini
e della proprietà pubblica e privata nei casi di disastri naturali,
rimase bloccato per giorni e giorni. Il primo di settembre, tre giorni
dopo che l'uragano aveva colpito lo stato della Louisiana, i principali
politici dovettero ammettere di non avere idea che migliaia di persone
lasciate allo sbaraglio e allo stremo delle forze avevano trovato rifugio
nel centro dei congressi di New Orleans e che aspettavano invano di essere
evacuate, nonostante che i servizi televisivi riportassero la notizia
da alcuni giorni.
Quando finalmente
il governo federale incominciò a darsi una mossa, il livello d'incompetenza
dimostrato nella gestione della crisi fu tale da sembrare, secondo molti,
espressione di una negligenza voluta e criminale. In un discorso pubblico
alla nazione giovedì 15 settembre, Bush si appellò ai rifugiati
e a chi avesse bisogno di aiuto esortandoli a chiamare un numero speciale
telefonico direttamente collegato con un centro di soccorso della FEMA.
Migliaia di persone affermarono di aver tentato di chiamare, ma senza
successo: la linea era sempre occupata. In quell'occasione un giornalista
commentò che, "Le visite a diverse città provinciali
in Louisiana e Mississippi, come pure le interviste con decine di dirigenti
locali e nazionali, creano il quadro di un sistema frammentario e disfunzionale."
(4)
Ma non furono
solo le scene di vita quotidiana a inorridire i giornalisti e a indurre
i politici a grandi sforzi per tentare di salvare la faccia, l'uragano
Katrina era riuscito a scoperchiare le prove più eclatanti di una
crisi molto più diffusa nel cuore della società americana,
cioè il vasto sottoproletariato che da anni vive celato sotto i
lustrini dello stereotipo americano: povero, disoccupato, semianalfabeta,
e in gran parte nero.
Un'istantanea
dei dati democrafici di un unico quartiere o Parish (come vengono chiamati
quelli di New Orleans) racconta chiaramente questa storia. Secondo i dati
dell'ultimo censimento, più di due terzi del quartiere di Orleans
Parish (67,3 per cento) è composto da afro-americani. Il ventun
per cento dei nuclei familiari o di persone che occupano un unico domicilio
guadagna meno di $10,000 (meno di 9,000 Euro) all'anno. I bambini residenti
nella Orleans Parish hanno i voti scolastici più bassi in matematica
e inglese a livello elementare. Solo il 61 percento degli allievi della
quarta elementare e il 64 percento di quelli della terza media superano
gli esami con voti sufficienti ad essere promossi.
Il quartiere
Orleans Parish è tra i primi nella classifica delle comunità
che hanno la più alta percentuale di abitanti senza assicurazione
sanitaria. In questo quartiere la media nazionale per la mortalità
infantile (13 percento) è raddoppiata; gli afro-americani registrano
i valori più alti di quel triste numero. E guardando un po' oltre
Orleans Parish, scopriamo che la città di New Orleans famosa in
tutto il mondo per il suo atteggiamento rilassato e creativo, per il suo
essere stato la culla del jazz e per essere ancora uno dei pochi posti
negli States dove si festeggia il Carnevale, troviamo invece che questa
città occupa il terzo posto degli Stati Uniti per incidenza di
povertà infantile (40.5 percento). (5)
L'uragano
che si è abbattuto così fragorosamente sul Delta ha avuto
l'effetto di un'enorme sveglia. D'un tratto è come se tutti siano
stati costretti a risvegliarsi ed accorgersi del groviglio delle problematiche
di razza, miseria e malgoverno. Non solo i leader afro-americani come
Jesse Jackson, ma anche i giornalisti moderati hanno affrontato i problemi
con un misto di stupore e di sgomento, come se scoprissero per la prima
volta che gran parte degli Stati Uniti somiglia al terzo mondo. I commentatori
più progressisti hanno intrapreso un'analisi della crisi partendo
da una prospettiva sociopolitica e storica più ampia. Così
scrive il 19 settembre il corsivista Paul Krugman del New York Times:
"La
risposta del governo federale di fronte all'uragano Katrina, una risposta
caratterizzata da una incompetenza letale, ha molto a che vedere con questioni
di razzismo. Perché sono infatti i fattori razziali il motivo principale
per cui gli Stati Uniti, unico tra i paesi avanzati, è gestito
da un movimento politico ostile all'idea di soccorso ai cittadini che
abbiano bisogno di aiuto. L'elemento "razza" dopotutto è
stato centrale all'emergenza di una maggioranza repubblicana: in fondo,
il Sud cambiò partito dopo il passaggio della legge per i diritti
civili (Civil Rights Act). Oggi gli stati dove nel 1860 vigeva la schiavitù
sono molto più portati a votare per il partito Repubblicano che
non gli stati del nord." (6)
Tra i giornalisti
di tendenze progressiste molti hanno fatto riferimento anche a un rapporto
basato su dati censuari apparso solo una settimana prima dell'uragano
che indicava un incremento del tasso nazionale della povertà nel
2004 per il quarto anno di seguito. Il rapporto sottolineava anche che,
nonostante una crescita complessiva dell'economia statunitense, il numero
degli americani caduti in miseria era cresciuto nel 2004 a 37 milioni,
ossia il 12,7 percento della popolazione--un aumento di 1,1 milione già
rispetto all'anno precedente. (7)
Come risposta
allo scandalo dirompente la Casa Bianca cercò di lanciare una campagna
di "public relations" difensiva. Il Presidente dichiarò
il suo fermo appoggio per i lavori di soccorso improvvisati manifestando
invece un grosso sdegno verso quei critici che si affannavano a distribuire
colpe a destra e a manca (tutto questo nel contesto di commenti appositamente
prefabbricati e distribuiti dalla Casa Bianca ai mass media per influenzare
l'opinione pubblica). Questi messaggi propagandistici orchestrati principalmente
da Karl Rove, il consigliere particolare del Presidente, miravano soprattutto
a difenderlo dalle accuse di noncuranza verso i poveri e le persone di
colore. In una manifestazione d'umiltà senza precedenti, dopo aver
ammesso che "la miseria ha delle radici nella storia di discriminazione
razziale", Bush si lanciò in travolgenti promesse secondo
le quali " (il paese) sarebbe riuscito a trascendere il retaggio
della disuguaglianza," e si impegnava a dare giusta considerazione
alle condizioni di vita dei profughi.
Uno stratagemma
di vecchia data: sin dalla campagna elettorale del 2000, il suo "team"
di pubblicitari si era impegnato a mettere in mostra cantanti, attori
e altri famosi afro-americani in un tentativo di cancellare la cattiva
fama di intolleranza razziale che da sempre caratterizza il Partito Repubblicano.
(8) In quest'occasione però mobilitarono l'artiglieria pesante.
Serva come indicazione della serietà del loro impegno il fatto
che, per contenere il danno, chiamarono sul palco l'ufficiale afroamericano
di massima levatura del governo Bush, cioè Condoleezza Rice. Appena
una settimana dopo l'uragano, avvolta in un abbagliante tailleur bianco
e nel suo solito sorriso raggiante, il più alto funzionario della
politica estera degli Stati Uniti si piazzò davanti alle telecamere
e intonò il seguente ritornello: "Il governo fa tutto il possibile
per aiutare gli americani. Sono gli americani che aiutano gli altri americani."
Nonostante
il fallimento della campagna pubblicitaria--i sondaggi sulle risposte
presidenziali al disastro, e perfino sulla sua leadership globale, continuavano
a mostrare un forte calo nell'appoggio dell'opinione pubblica per il Presidente--Rice
continuò incrollabilmente a sostenerlo e a respingere violentemente
l'idea che Bush o altri dirigenti del governo potrebbero mai aver approvato
la discriminazione razziale. Il 12 settembre, in un'intervista al New
York Times, la Rice dichiarò: "Trovo molto strano che si pensi
che il Presidente degli Stati Uniti, e soprattutto che questo presidente,
si metta a decidere chi merita il soccorso in base al colore
Dove
è mai l'evidenza ditutto ciò? Perché mai salta in
mente a qualcuno di dire una cosa simile?" (9)
Dietro la
sua finta ingenuità la risposta della Rice cela l'astuzia e il
calcolo che la caratterizzano. Potrebbe anche essere vero che il Presidente
Bush, personalmente, non sia razzista. Peraltro, potrebbero anche non
esserlo i suoi soci e i dirigenti nazionali del Partito Repubblicano,
i quali hanno lavorato intensamente, e con qualche successo, a coltivare
il voto nero. (10) Howard Dean, capo del Comitato Nazionale del Partito
Democratico e dirigente di una coalizione "liberal-progressista"
di base, si sbagliava quando alcuni mesi fa quando espresse l'opinione
che il Partito Repubblicano non accoglie la gente di colore. Fallì
il bersaglio: il governo attuale è pronto ad accogliere chicchessia,
persone di qualsiasi colore, a patto che accettino gli obbiettivi che
gli stanno più a cuore, e cioè il sistema del mercato libero
e la riduzione dei fondi per i programmi sociali. E in più, contano
sull'appoggio di razzisti apertamente demagogici e reazionari per rinforzare
la loro base.
Per convincere
gli americani a basso reddito e quelli di ceto medio, come pure le minoranza
etniche, ad accettare un programma solidamente di destra, il governo applica
degli strumenti di provata efficacia quali la devozione religiosa, la
paura (dell'omosessualita', del terrorismo mondiale, dei dittatori malvagi,
ecc.) e i discorsi finto-popolari. Fra tutti gli strumenti di persuasione
manipolativa forse quello più efficace è il culto del successo
(dell'affermazione) personale.
Pochi dirigenti
politici hanno incarnato quel culto in maniera più efficace di
Condoleezza Rice. Ella si presenta come esempio vivente di una donna afro-americana
che, grazie all'intelligenza eccezionale come anche al talento, agli sforzi
costanti e alla buona fortuna, è riuscita a sormontare gli ostacoli
di razza e di classe sociale.
Se è
vero che, come recita un famoso detto degli anni settanta, il personale
è politico, uno schizzo biografico degli anni della prima gioventù
di Condoleezza Rice potrebbe contribuire a far luce sulle sue idee e sul
suo appoggio al governo Bush dopo la grande alluvione del 2005. In questo
caso esiste un parallelismo ancora più forte nel senso che, come
si è più volte osservato, il Presidente decide tutto sulla
base dei rapporti personali. Pur avendo opinioni proprie su parecchie
questioni, le sue prospettive politiche si basano al cento per cento su
quelle dei membri del suo staff con cui egli mantiene stretti rapporti
di fiducia e di confidenza (11).
Naturalmente
anche i favoritismi, il clientelismo e lo spoils system (cioè la
distribuzione di cariche ai seguaci del partito che ha vinto le elezioni)
stanno al centro di questi rapporti, e non sono limitati alla politica
americana. Però il senso innato di cameratismo che dimostra il
Presidente va molto più in là di una semplice ricompensa
per grazia ricevuta e contributi finanziari. In un modo istintivo e quasi
puerile Bush favorisce i suoi preferiti, quelli che gli vanno a genio;
si fida della loro fedeltà e li accoglie nel suo circolo intimo
privilegiato. Condoleezza Rice si vanta di occupare quel posto già
dall'epoca in cui diventò parte della cerchia degli amici intimi
di Bush all'inizio della sua campagna presidenziale nel 2000.
Il Presidente
si fida di e si confida con Rice come con pochi altri. Come osserva il
giornalista Nicholas Lemann, "A Washington non c'è niente
di più importante dell'intimità con il Presidente, e lei
[Rice] evidentemente è la persona che gli sta più vicino
in termini di tempo passato nella sua presenza. Non è solo il fatto
che gli presenti ogni mattina le informazioni necessarie, che partecipi
insieme a lui ad alcune sedute formali del consiglio ogni settimana, o
che lo veda e gli parli parecchie volte nel corso di una giornata tipica;
è anche il fatto che passi molti weekends come ospite della famiglia
Bush a Camp David o al ranch del Presidente a Crawford, nel Texas."
Ad ascoltare le sue interviste televisive o a leggere i suoi commenti
alla stampa a volte si ha la bizzarra impressione che Bush stia parlando
per bocca della Rice--solo che questa si esprime molto meglio. "Quando
si sente parlare Rice," osserva Lemann, "si ha il senso che
Bush, potendo, parlerebbe proprio in quel modo, se solo fosse eloquente
come lei." (12)
Passando
agli elementi biografici, si può dire che la Rice sia figlia degli
anni sessanta. Giunse all'adolescenza, quell'eta' tanto impressionabile,
all'epoca in cui le lotte per la libertà di parola, per i diritti
civili, la cultura alternativa, il femminismo, il potere nero, e il movimento
di protesta contro la guerra nel Vietnam impegnavano le energie e le passioni
di milioni di giovani americani. La lotta per i diritti civili in particolare
imperversò in tutta la zona intorno al suo paese natale, Birmingham,
nell'Alabama: il centro di alcune delle battaglie più feroci e
delle vittorie più importanti.
Nel 1954,
anno di nascita della Rice, la Corte Suprema degli Stati Uniti approvò
la legge storica "Brown vs. Board of Education" (Brown contro
il Consiglio Amministrativo dell'Istruzione Pubblica) che rese illegale
la segregazione razziale nelle scuole pubbliche. L'anno seguente, in seguito
al boicottaggio degli autobus nella vicina città di Montgomery,
Alabama, la segregazione fu giudicata illegale anche nei trasporti pubblici.
Ciò nonostante, le autorità di Birmingham continuarono a
attuare la segregazione nelle scuole, nei teatri, nei ristoranti e negli
altri locali sia pubblici che privati. Ad ogni moto di agitazione o di
ribellione esse rispondevano con la violenza.
Nel 1963,
Martin Luther King ed altri leader del movimento per i diritti civili
organizzarono dei cortei di protesta a Birmingham con la partecipazione
di migliaia di cittadini , studenti e bambini. La polizia, sotto il comando
del famigerato sceriffo "Bull (Toro)" Connor, accolse i manifestanti
con cani poliziotto e cannoni a getto d'acqua caricati al massimo della
potenza. La storica marcia su Washington trovò ispirazione nelle
immagini di questi precedenti cortei che erano state trasmesse alla televisione
e da lì catapultate per tutto il mondo.
Anziché scoraggiare i supremazisti bianchi di Birmingham il grande
richiamo delle manifestazioni ebbe l'effetto di rinnovare in loro l'accanimento
razzista e la determinazione a non arrendersi. Nei mesi seguenti si assistette
infatti ad un incremento della tensione e della violenza: ad esempio,
una bomba venne lanciata proprio contro la finestra della casa di un avvocato
che si occupava di diritti civili e che viveva dirimpetto alla casa della
famiglia di Rice. Verso la fine dell'estate 1963, quando Condoleeza aveva
appena otto anni, una bomba incendiaria venne lanciata contro la chiesa
Battista della 16° strada di Birmingham causando la morte di quattro
bambine, una delle quali era una compagna di classe di Condoleeza ed un'altra
una vicina di casa. Descrivendo questo avvenimento, in un articolo apparso
su Time nel 2000, Rice ricordava di aver sentito lo scoppio dalla chiesa
in cui si trovava al momento e che si trovava solo a qualche isolato di
distanza. Nell'articolo la Rice dichiara: " Non mi ricordo di aver
provato paura in quel momento anche se in realtà era un periodo
di terrore. Provavo soltanto tristezza." (13)
Sembra strano usare la parola "tristezza" per descrivere i tempi
e quella serie di esperienze, specialmente se la si attribuisce ad una
bambina di otto anni. Ci si potrebbe aspettare le parole panico, tensione,
rabbia, confusione, forse un desiderio di fuga mentre invece la parola
tristezza evoca una distanza psicologica, quasi astratta, dagli eventi.
In questo caso la tristezza è un sentimento che potrebbe risultare
comprensibile solo se si prende in considerazione il contesto dell'educazione
familiare della Rice.
Condoleeza Rice era figlia unica di una famiglia di professionisti di
classe media. Entrambi i genitori lavoravano in contesti educativi: il
padre era un "guidance counselor" (una figura simile al "mentore"
che si vorrebbe introdurre nel sistema scolastico italiano con la riforma
Moratti) in una scuola media superiore e nel fine settimana aveva la funzione
di pastore in una chiesa Presbiteriana, mentre la madre era un'insegnante
di pianoforte (il nome Condoleeza è infatti ispirato alla notazione
musicale "con dolcezza"). Allevata in un contesto di solido
segregazionismo, quello che prevaleva negli stati del Sud, la bambina
era stata educata a evitare gli scontri frontali con l'oppressione. L'atteggiamento
che gli era stato insegnato di tenere consisteva nell'ignorare l'oppressione
o, più precisamente, trascenderla prefiggendosi standard di comportamento
e di performance altissimi. Per raggiungere tali traguardi era necessario
applicare una disciplina rigorosissima, così che da bambina, a
parte i fare compiti, doveva seguire lezioni di pianoforte, francese,
balletto e pattinaggio sul ghiaccio-tutte attività che comportavano
grande spirito di competizione e che implicitamente significavano la possibilità
di affermarsi nel mondo bianco. In un'intervista rilasciata molti anni
dopo la Rice afferma: "Mi sarei preparata tanto bene e avrei fatto
tutte le cose riverite nel mondo bianco al punto che
sarei stata
in grado di affrontare la società dei bianchi sul loro stesso terreno."
(14)
Naturalmente non siamo a conoscenza di quello che la famiglia della Rice
potrebbe aver detto in privato a proposito del movimento per i diritti
civili, ma è chiaro che riuscirono a proteggerla dagli aspetti
più disturbanti, racchiudendola in una sorta di "bozzolo"
di raffinatezza e rettitudine dettato dall'amore. Seppur nell'occhio del
ciclone, i componenti della famiglia Rice continuavano a starsene saldamente
radicati come le gigantesche magnolie che popolano il paesaggio del Sud.
Per quanto riguarda le manifestazioni ed i cortei delle "freedom
marches", gli sforzi organizzativi di base, i pichetti, i sit in,
gli attacchi della polizia e gli arresti di massa era come se queste cose
stessero accadendo su un altro pianeta. Se di movimento si poteva parlare,
il movimento della famiglia Rice era unicamente verso l'alto: è
infatti nella carriera del padre che vengono riassunti i diversi momenti
di questa ascesa. Il primo grande passo in avanti fu l' offerta di lavoro
nell'amministrazione del college di Tuscaloosa, Alabama, seguita poi dal
trasferimento ancora più prestigioso all'Università di Denver
ain Colorado.
Come sottolinea Lemann: " La Rice è fermamente convinta che
l'individuo ( o, almeno, un individuo straordinario, appunto come lei)
sia in grado di trionfare sulle limitazioni imposte e si sente quasi denigrata
all'idea che l'azione collettiva o l'intervento dello Stato possano aver
avuto un'influenza fondamentale sulla sua vita". (15) Questo atteggiamento
è probabilmente comprensibile visto il contesto familiare in cui
era stata allevata. Una cugina della Rice, anche lei cresciuta a Birmingham
nello stesso periodo afferma infatti che gli afroamericani appartenenti
al ceto medio non avevano molte altre scelte se non quella di erigere
attorno a sé una barriera psicologica protettiva. In pratica ciò
significava aggrapparsi a tradizioni familiari e standard di disciplina
che sfociavano in performance di altissimo livello. Per arrivare a tali
risultati bisognava comportarsi e infatti diventare poi migliori delle
controparti bianche di classe media.
Rice però non spiega mai le scelte della sua famiglia in questi
termini e si rifiuta cioè ostinatamente di spiegare il comportamento
della sua famiglia come una risposta alla discriminazione e all'oppressione.
Non ammette mai che a causa dell'oppressione e del razzismo i neri che
appartenevano alla sua classe sociale avevano dovuto lottare con il doppio
delle proprie forze e in questo modo fornire performance grandemente superiori
a quelle dei bianchi per potersi fare accettare. Secondo lei si trattava
solamente di standard superiori che le famiglie si prefiggevano e puntualmente
realizzavano unicamente perché erano in grado di farlo. Punto e
basta.
Condoleeza non avrebbe comunque mai deluso le aspettative della sua famiglia,
anzi sarebbe riuscita a superarle alla grande. Studentessa di brillante
intelligenza, finisce il liceo a quindici anni e a diciannove consegue
il Bachelor's Degree dall'Università di Denver, dove lavora il
padre, con l'equivalente della summa con laude. Consegue poi il Master
all'Università di Notre Dame in solo un anno per tornare quindi
all'università di Denver per proseguire gli studi in un programma
di dottorato di ricerca in Relazioni Internazionali.
Rice inizia gli studi "undergraduate" con l'intenzione di laurearsi
in musica. Pianista molto abile, anche se non raggiunge il livello di
pianista da concerto, è convinta che iscritta nel suo futuro vi
sia la carriera di insegnante di musica. Le accade invece di seguire un
corso sull'Unione Sovietica all'epoca della Guerra Fredda insegnato dallo
studioso cecoslovacco, ex diplomatico, fuggito negli Stati Uniti, l' emigrè
Josef Korbel. (16). Il corso l'appassionò profondamente e riflettendo
sul modo in cui veniva presentata la strategia utilizzata da Stalin per
isolare e neutralizzare l'opposizione al suo regime negli anni 20, la
Rice più tardi commenterà: "Mi sentivo attratta dalla
natura bizantina della politica sovietica, dal potere, da come esso opera
e viene utilizzato". (17). Il corso aveva stimolato la sua curiosità,
fornito un banco di prova alla sua intelligenza e l'aveva indirizzata
verso una carriera diversa da quella contemplata in precedenza.
Nel 1981, terminato il dottorato di ricerca, la Rice presenta domanda
come borsista presso the Center for International Security and Arms Control
della Stanford University. Stanford era all'epoca, e rimane tuttora, una
delle più prestigiose università degli Stati Uniti, in grado
di offrire programmi con ottimi finanziamenti e docenti di chiara fama
nelle scienze politiche.
All'epoca in cui presenta la domanda di ammissione a Stanford, la Rice
non era che un'illustre sconosciuta afro-americana, atipica per la giovane
età, originaria dal profondo sud degli Stati Uniti , una ragazza
che aveva conseguito la laurea da un'università provinciale di
seconda categoria. (18) Ma nel 1981 era anche la prima e unica studentessa
nera ad aver presentato domanda come borsista al Center for International
Security and Arms Control di Stanford, ed infatti il suo stipendio venne
inizialmente pagato dai fondi universitari riservati ai docenti di etnia
minoritaria. Nel 1987 quando entra di ruolo come professoredi scienze
politiche, la cattedra era stata appositamentre creata per lei, in modo
che non dovesse neppure affrontare la tradizionale ricerca di candidati
a livello nazionale ed il processo di scrutinio da parte di pari.
Secondo l'agiografia più diffusa l'ascesa meteorica della Rice
fu dovuta a certi suoi tratti caratteriali, cioè all'accanita determinazione
(una sorta di "volli sempre volli fortissimamente volli" di
alfieriana memoria), alla maturità precoce e riconoscimento obiettivo
del proprio potenziale che la caratterizzano. Su questo non c'è
ombra di dubbio. A prescindere dallo schieramento ideologico, tutti coloro
che hanno studiato e scritto a proposito della sua carriera sono concordi
nel riconoscere che ella possiede il dono di una straordinaria sicurezza
di sé. Fanno anche accenno al lavoro sodo svolto, alla disciplina,
al portamento aristocratico e al carisma personale.
Ma naturalmente il discorso è più complesso. All'epoca in
cui la Rice aveva raggiunto l'età da college, il movimento per
i diritti civili , a cui faceva seguito tutta una serie di decreti e disegni
di legge che stabilivano l' "affirmative action" nelle assunzioni,
nell'istruzione e in altri campi aveva aperto per gli afroamericani un
periodo di opportunità senza precedenti. Nel contempo, il movimento
femminista aveva anch'esso aperto nuovi sentieri di progresso sociale
ed economico per le donne. Sebbene la realizzazione delle conquiste ottenute
da questi movimenti di massa sia stata solamente parziale (e, di breve
durata, si potrebbe affermare con il senno di poi) questi cambiamenti
furono tangibili particolarmente negli ambienti accademici. Sarebbe stato
difficile per Rice non riconoscere il fatto che, ben lontano dal costituire
uno svantaggio, la sua razza e il suo genere la piazzavano in una posizione
vantaggiosa. Non si trattava semplicemente di una felice confluenza di
tempo, luogo, talento ed intelligenza più una quasi preternaturale
abilità nel riconoscere e a mettere a frutto le opportunità
che si presentavano.
Una delle più brillanti tra queste opportunità arrivò
a mo' di regalo nel 1985 nell'incontro con Brent Scowcroft, che era stato
il vice di Henry Kissinger e consigliere per la sicurezza nazionale durante
la presidenza di Gerald Ford. Scowcroft era stato invitato ad una cena
organizzata dal Center for International Security and Arms Control di
Stanford e la giovane Rice era stata prescelta nel numero degli ospiti
destinati a parteciparvi. In quell'occasione ella si distinse rivolgendo
delle domande attentamente ponderate a Scowcroft che rimase colpito dalla
gioventù, schiettezza e apparente padronanza nel campo piuttosto
esoterico del controllo delle armi dimostrate dalla sua interlocutrice.
Da quel momento in poi egli divenne il mentore nonché paladino
di Rice.
Fu infatti largamente attraverso l' influenza di Scowcroft che la Rice
venne presentata a George Bush padre al cui servizio Scowcroft si era
distinto come consigliere per la sicurezza interna e poi a Bush figlio,
all'inizio della sua prima campagna presidenziale. Parlando di quegli
anni, Jamess Mann osserva: "
A quell'epoca era già più
di un decennio che Scowcroft si adoperava per far avanzare la carriera
di Condoleeza Rice, principalmente portandola all'attenzione di Bush padre.
I suoi sforzi a favore della sua beniamina non cessarono neppure dopo
la fine della presidenza di Bush padre."
Grazie alla sponsorship indefatigabile di Scowcroft, alla Rice viene offerta
una Fellowship in Relazioni internazionali sotto gli auspici della US
Council on Foreign Relations. La Rice trascorre il 1986 al Pentagono in
qualità di assistente speciale al Direttore dello Stato Maggiore.
Tre anni più tardi, di nuovo con la sponsorship di Scowcroft, la
Rice fa ritorno a Washington in qualità di esperta sull'Unione
Sovietica per il National Security Council (NSC) sotto l'amministrazione
di Bush padre. In quegli anni l'Unione Sovietica stava attraversando un
periodo di rapidi ed intensi mutamenti a livello politico e l'intervento
della Rice si rivelò particolarmente utile nel comporre le numerose
dispute che nascevano all'interno della burocrazia di Washington per la
definizione delle politiche da adottare verso quella nazione. La sua perseveranza,
disciplina e capacità di riconciliare punti di vista opposti era
stata grandemente apprezzata dai senior officers.
Essendosi guadagnata la fiducia del Presidente, la scalata della Rice
prosegue con l'ascesa dalla caricadi Junior Staff Member a quella di Senior
Director per le Relazioni Sovietiche ed dell'Est Europeo, e in seguito,
a quella di Assistente speciale per National Security Affairs. La fortuna
non cessa di arriderle pure in questo periodo di servizio presso la NSC
che viene a coincidere con la fine della Guerra Fredda. In un periodo
di tempo estremamente breve si assiste alla disintegrazione del Patto
di Varsavia, alla caduta dell'Unione sovietica e alla riunificazione della
Germania, tutti eventi della massima importanza che offrono alla Rice
l'occasione di lustrare la sua reputazione di esperta di politica Russa-Est
europea e in tal modo mettere piede ancora più saldamente nell'establishment
della politica estera della capitale.
Nel 1992, Bush Senior si candida una seconda volta, perdendo però
l'elezione a favore di Bill Clinton. Con la solita perspicacia che la
caratterizza Rice aveva riconosciuto che la campagna non avrebbe avuto
successo e molto prima della sconfitta di Bush lascia Washington per tornare
a Stanford, dove inizia una collaborazione assidua alla Hoover Institution,
un istituto di ricerca di indirizzo ultra-conservatore. (20) Anche lì
la fortuna non manca di arriderle in forma della persona di George Shultz
che era stato Secretary of State (ministro dell'Interno) all'epoca di
Ronald Reagan e che ora era invece si trovava a Stanford in qualità
di Resident Fellow alla Hoover.
Nel mettere insieme tutti i tasselli necessari ad assicurarle il successo
politico, la Rice non poteva non aver notato la mancanza di uno di fondamentale
importanza, cioè i soldi. Per procurarsi il tassello mancante,
le sarebbe stato necessario ammanicarsi con il mondo delle corporations
che glielo avrebbe certamente fornito. Naturalmente tali alleanze le avrebbe
anche potute cercare nella fiorente comunità delle corporation
high tech di Silicon Valley, a due passi da Stanford, ma Shultz offriva
un vantaggio senza precedenti, cioè una potente alleanza politica
accoppiata ad una introduzione privilegiata nel mondo del settore corporate,
una specie di vantaggiosissimo due al prezzo di uno. Un altro fattore
che non poteva certamente sfuggire all'attenzione della Rice era inoltre
che un gran numero di conservatori importanti vicini alla leadership del
partito repubblicano e alla famiglia Bush operavano nel settore energetico.
Secondo la descrizione della strategia di Rice offerta da Robert Mann,
questa avrebbe chiesto a Shultz: " Mi piacerebbe conoscere più
a fondo il mondo del business americano e sapere come opera". La
Rice era probabilmente a conoscenza del fatto che Shultz faceva parte
del Consiglio di amministrazione della Chevron e quindi doveva aspettarsi
la seguente risposta, "Cosa ne diresti allora di essere presentata
al lupo cattivo delle compagnie petrolifere?". Dopo pochi mesi anche
la Rice venne chiamata al consiglio di amminstrazione della Chevron, che
qualche anno dopo battezzò una delle sue navi petroliere la Condoleeza
Rice. Con una capienza di un milione di barili di greggio la nave venne
messa a servizio nel trasporto del greggio dall'Africa occidentale, Indonesia
e Medio oriente agli Stati Uniti . Alla fine del decennio, la Rice dichiarò
di possedere azioni Chevron per un valore di $250.000 dollari e di ricevere
da loro uno stipendio annuale di $ 60.000 come consigliere. (21)
Per la Rice non si trattava di altro che un gradino di passaggio ad altre
posizioni nel consiglio e comitato consultivo di altre prestigiose corporations
come la Transamerica, Hewlett-Packard, charles Schwab e J.P. Morgan. Nel
2001, mentre la Rice assurgeva alla carica di National Security Advisor
per Bush figlio, la Chevron alla chetichella cambiò il nome della
petroliera dalla Condoleeza Rice alla Altair Voyager, in quanto il nome
originario poteva risultare imbarazzante all'amministrazione Bush dopo
che accuse di massicce violazioni dei diritti umani di civili in Nigeria
rivolte alla corporation (22).
Nel 1993, rimane vuota la carica di University Provost (una specie di
vice Rettore) dell'Università di Stanford, e l'allora Presidente
di Stanford Gerhard Casper invita la Rice a candidarsi. Casper era da
qualche anno un ammiratore della Rice, cioè da quando l'aveva conosciuta
in qualità di membro della commissione accademica che lo aveva
assunto e che si era dimostrata favorevole alla sua candidatura. Nel frattempo
il prestigio della Rice si era grandemente incrementato non solo grazie
ai suoi meriti di insegnante (lavorava indefatigabilmente suscitando l'ammirazione
di molti studenti e aveva ricevuto due premi di riconoscimento perla didattica)
ma perché aveva significativamente incrementato la propria levatura
come esperta di politica estera con forti legami alla Casa Bianca.
Quando, dopo qualche tempo, un intervistatore chiese a Casper notizie
sulla nomina di Rice alla carica di Provost, questi ammise con una certa
riluttanza che la razza e il genere della candidata avevano giocato un
certo ruolo nella sua decisione. "Sarei in malafede se affermassi
di non aver considerato il fatto che fosse una donna, che fosse nera e
che fosse giovane. Certo che questi fattori li avevo presi in considerazione."
(23)
Sarebbe stato certamente strabiliante se questi fattori non fossero stati
infatti presi in considerazione. La Rice era godeva di una grande ammirazione,
ma non si era particolarmente distinta come studiosa. Come docente di
Stanford aveva pubblicato poche cose di rilevo a parte sporadici articoli
in riviste specialistiche sulle politiche estere e di difesa dell'Unione
Sovietica e dell'Europa dell'est; era stata co-autrice con altri colleghi
di due libri di scarsa importanza e aveva pubblicato la sua dissertazione
di dottorato (24). Lo stesso si può dire delle sue qualifiche per
la carica di Provost. In verità non aveva alcuna esperienza come
amministratrice e la sua performance nei 6 anni seguenti in cui mantenne
quella carica suggerisce che non era veramente adatta a quel mandato.
È pur vero che aveva dimostrato una certa abilità in una
dei suoi compiti chiave - cioè nel tagliare il budget all'osso
e nel ridurre il personale in diverse facoltà importanti, ma ciònonostante
la sua leadership non riscosse, nel migliore dei casi, uniformi consensi.
Le decisioni le prendeva da sola senza consultare gli altri docenti o
membri della staff amministrativo ("Io in comitato non ci lavoro"
fu la sua pungente risposta a un report che l'aveva interrogata su tali
questioni). (25)
È significativo che le prove più dure della sua carriera
la Rice le abbia affrontate proprio nella sua carica di Provost di Stanford.
Gli studenti indissero uno sciopero della fame in risposta ai tagli drastici
che aveva fatto ai programmi di studi etnici e quando aveva tentato di
licenziare una preside di facoltà Chicana molto popolare (la Rice
si era sommariamente rifiutata di ascoltare le richieste degli studenti
e di riceverli, asserendo che lei, a differenza di loro, continuava regolarmente
a mangiare). Aveva anche ricevuto dure critiche per il mancato sostegno
alle docenti nei loro sforzi di avanzare la carriera e di ottenere i meritati
riconoscimenti. Tra le istituzioni universitarie di elite, note in genere
per la scarsa propensità ad accettare donne e persone di colore
tra i propri ranghi Stanford si distingueva particolarmente per il suo
status di "white men's club. Per tale motivo, un certo numero di
donne avevano contato sulla Rice perché rettificasse questa situazione
e si sentirono profondamente tradite quando questa si rifiutò di
farlo. Verso il termine del mandato della Rice come Provost, in risposta
ad un numero crescente di lamentele, il Ministero del Lavoro iniziò
un'investigazione dell'università per discriminazioni contro le
donne e le minoranze.
· * * * * * * * * *
Il successo
di Rice è dovuto in egual misura a fattori collettivi come i movimenti
per i diritti civili e quello delle donne e a fattori individuali quali
il suo talento innato e l'ambizione. Per tutto il periodo dei suoi anni
formativi fino al 1998 quando George Bush la scelse come consigliere di
politica estera si trovò ad occupare una posizione unica. Come
giovane donna afro-americana non trovava concorrenza nel campo accademico
prescelto: fatto che le consentì di avanzare senza essere sottoposta
a indagini accurate e meno ancora opposizione a Stanford. Lo stesso vale
per gli anni in cui servì nel National Security Council. Altri
esperti che operavano nel suo stesso campo all'epoca hanno osservato che
la Rice non aveva contribuito molte analisi lungimiranti o idee originali.
Però, grazie alla sua prospettiva di outsider indipendente era
riuscita a mantenere una sicura distanza dagli scontri tra le diverse
personalità dello staff dell NSC riuscendo allo stesso tempo anavigare
evitando gli scogli tra le fazioni politiche in conflitto e a comporre
dispute intra-amministrative. "
nell'universo massicciamente
bianco e maschile degli studi sovietici e del controllo delle armi",
scrive Mann, "
Rice
di solito se ne stava in disparte,
una sottocultura dura ed indipendente composta da una persona" (26)
Un altro fattore molto importante nella sua carriera è stata la
protezione, promozione e difesa da parte di uomini bianchi, ricchi e potenti,
ad ogni passo della sua carriera. E possiamo dire che essi sono stati
ampiamente ripagati per questa loro assistenza. Innanzitutto perché
la Rice non costituisce per loro un elemento di sfida. Mentre ella si
piazzava in posizioni sempre più elevate di potere riusciva a farlo
senza dare minimamente l'idea di tenere le redini mano: lei rimaneva comunque
in ruolo subordinato rispetto alle persone di cui difendeva gli interessi.
Interrogata da reporter a proposito di iniziative diplomatiche o su questioni
di politica estera invariabilmente la Rice esordisce con la classica prefazione:
"Il Presidente è convinto che
" oppure "Il
punto di vista del Presidente è
". All'interno dell'establishment
politico della capitale la Rice si è guadagnata una solida fama
di persona che non interferisce mai nell'operato dei potenti. Dopo la
nomina a Segretario di Stato nel 2004 alcuni giornalisti di Washinton
hanno osservato che essenzialmente non ha fatto altro che marciare al
passo dei veri detentori di potere nella politica estera statunitense,
ossia il Vice presidente Dick Cheney ed il suo alleato, ministro della
difesa Donald Rumsfeld. Secondo l'osservazione di uno dei suoi critici:
"Questo lavoro glielo danno perché non costituisce una minaccia."
(27)
Per quanto riguarda la leadership attuale, inoltre, l'alleanza e la collaborazione
politica con una persona come Condoleeza Rice può risultare estremamente
utile. La discendente femminile di schiavi, la sua a razza e il suo genere
ne fanno l'"outsider" per eccellenza, ma nel contempo si tratta
anche di una persona che è riuscita a guadagnarsi un posto d'onore
all'interno dell'establishment corporate-politico-militare dominato da
miliardari bianchi. Appoggiando le politiche dell'attuale amministrazione
senza però mai dare l'impressione di esserne una diretta beneficiaria
ella è in grado di assumere un'aria di massima, inassalibile levatura
morale nonché di autorevolezza intellettuale. Chi altri potrebbe
eessere meglio adatto a deflettere la critica alla Casa Bianca se non
una donna nera nata e cresciuta a Birmingham, in Alabama? Per il pubblico
americano, nutrito da una dieta costante di mass media obbedienti e di
scarso spirito critico, la Rice sembra incarnare gli ideali più
alti di onestà, indipendenza ed integrità. Possiede pertanto
un ampio "gioco" che le consente di promuovere un ordine del
giorno conservatore, indipendentemente da quanto esso possa violare l'interesse
pubblico e senzacorrere il rischio di essere contraddetta.
Infine, l'origine etnica della Rice e la sua biografia hanno un grande
valore per la leadership attuale. Tranne rarissimi accenni al movimento
per i diritti civili, quando risulta utile all'interesse politico del
partito al potere, la Rice fa ripetutamenente menzione del proprio stato
di persona di etnia minoritaria. Ad esempio, nel suo discorso davanti
alla Nominating Convention del partito Repubblicano del 2000, mise in
risalto che la sua famiglia discendeva da schiavi ma che i suoi erano
stati Repubblicani sin da prima della sua nascita. "Mio padre è
stato il primo Repubblicano che io abbia mai conosciuto", ella declamò
" è entrato nel nostro partito perché i Democratici
dell'Alabama, quelli delle leggi segregazioniste di Jim Crow, nel 1952
avevano rifiutato di registrarlo come elettore. Furono i repubblicani
a farlo. Voglio che sappiate che mio padre non ha mai scordato quel giorno
, e neppure io me lo scorderò mai" (28) In verità questo
episodio raccontato dalla Rice non rispecchia completamente la realtà
dei fatti. Rice proviene da una famiglia di Repubblicani, ma nel suo certificato
elettorale era registrata come Democratica fino al 1980, anno in cui apparentemente
e con grande perspicacia riconosce la superiorità del candidato
Repubblicano Reagan nell'esercitare il suo fascino sulle masse elettorali
americane rispetto al suo rivale Democratico Jimmy Carter.
Fra tutti i leader politici attuali Condoleeza Rice è forse l'approviggionatore
di ideologia conservatrice più abile e di talento. Da sola si è
trasformata in un mito vivente, l'immago della persona nera self-made
la cui esistenza è di per sé prova che la razza e la classe
non influiscono in alcun modo sulla possibilità di un cittadino
statunitense di realizzare il sogno americano. Attraverso una sorta di
sineddoche, la figura retorica per cui una parte viene a rappresentare
l'oggetto intero, la Rice si presenta come il simbolo collettivo della
capacità degli Afro-americani di trascendere le avversità.
Con questa operazione rafforza lo stereotipo conservatore dell'America
come regno della meritocrazia, dove si emerge grazie ai propri meriti
e non in base a leggi, istituzioni o "privilegi". Come sottolinea
la giornalista Laura Flanders: " Le narrazioni basate sull'ascesa
dalla povertà quando provengono da persone di potere di colore
hanno veramente la forza di mettere a K.O. Sono specialmente gli interlocutori
liberal che si lamentano delle ingiustizie collettive a farne le spese
in quanto possono essere facilmente rappresentati come esseri bigotti.
Chi si lamenta della discriminazione contro un gruppo - secondo questa
argomentazione-sottovaluta il potere dei singoli". (29)
·
* * * *
Mercoledì
31 agosto, quattro giorni dopo che il presidente Bush aveva dichiarato
lo stato di emergenza federale nello stato della Louisiana ed in alcune
parti del Mississippi, Condoleeza Rice si trova a New York, a fare un
po' di shopping , va per negozi di calzature ed assiste ad un musical
in un teatro di Broadway (a quanto pare, era stata oggetto di invettive
da parte di una donna che l'aveva riconoisciuta davanti alla boutique
di Ferragamo e aveva ricevuto fischi di disapprovazione da alcuni membri
del pubblico nel teatro). A quel punto, il mondo intero era stato testimone
della degradazione sociale ed economica in cui versavano gli sfollati
della Gulf Coast. Per di più, attraverso reportage demografici
e di testimoni oculari apparsi nella stampa, le foto di Orleans Parish
erano rapidamente arrivate ad essere considerate lo specchio delle condizioni
in cui versava una gran parte della popolazione del paese -come se non
fossero bastate le squallide immagini delle vittime dell'uragano, che
smascheravano la menzogna del mito americano della ricchezza.
Ancora più allarmante è il fatto che Katrina rivelava la
bancarotta morale e politica del governo statunitense. Secondo le osservazioni
di Paul Krugman, noto giornalista del New York Times, il fenomeno della
povertà è legato anche alla razza: "
un'ostilità
all'idea di aiutare i poveri che sia basata sulla razza crea un ambiente
in cui è possibile far fiorire un movimento politico ostile agli
interventi di assistenza pubblica in generale. " (30) Negli Stati
Uniti, è profondamente radicata l'ideologia e la cultura del libertarianismo
, cioè la convinzione che il miglior governo sia la mancanza di
governo e che le politiche debbano essere determinate dal libero mercato.
Chi detiene attualmente il potere incoraggia attivamente tale convincimento
. Ronald Reagan, un eroe immortale per i conservatori statunitensi, dichiarò
nel suo discorso inaugurale che :" Il governo non è una soluzione
ai nostri problemi, il governo è il problema." Molti americani
bianchi appartenenti al ceto medio non sono in malafede quando mettono
in questione perché mai dovrebbero pagare le tasse per dare sostegno
a chi è meno fortunato di loro.
Tale atteggiamento può però mutare quando è lo stesso
ceto medio a notare che l'intervento del governo potrebbe mancare anche
per loro nel momento del bisogno . Tale percezione diventa particolarmente
imbarazzante se si prende in considerazione l'insistenza con cui Bush
afferma di essere preoccupato per la sicurezza del popolo. La sua vittoria,
sebbene di esiguo margine, nel 2004 può essere attribuita in larga
misura agli avvertimenti lanciati dalla Casa Bianca a ritmo incessante
e ossessivo riguardo probabili attacchi terroristici. Durante la campagna
Bush giurava ai quattro venti che avrebbe protetto le vite americane sia
a casa che all'estero e gli elettori evidentemente gli hanno creduto:
sono rimasti convinti che avrebbero potuto contare sul governo durante
una crisi. Per i poveri, specialmente i poveri di colore, non è
stata certamente una sorpresa scoprire che il sistema non li avrebbe difesi.
Ma l'effetto di Katrina è stato quello di rivelare in maniera choccante
che, ad eccezione delle elites al potere, nessuno può fare affidamento
sul governo, che ognuno può contare solo sui propri mezzi. Fondamentalmente
durante una tempesta gli americani non hanno un porto sicuro in cui potersi
riparare.
Soffiando a 150 miglia all'ora i venti di Katrina hanno spazzato via la
cortina di ipocrisia e propaganda ufficiale rivelando un governo controllato
da una sezione ristretta delle elite corporative che è fedele solo
a sé stessa. La cattiva gestione, gli sperperi e il clientelismo
che già caratterizzano la fase preliminare dei progetti di ricostruzione
della zona del Golfo rivelano un governo intento a svolgere i suoi affari
come di routine, una sorta di "business as usual" con cui il
governo è determinato a trasformare la calamità in un enorme
cantiere che i mega-ricchi avranno occasione di sfruttare. Alcuni giornalisti
hanno perfino evidenziato il parallelismo tra l'Iraq post-invasione e
il Golfo post-Katrina: due zone ridotte in macerie a causa di politiche
USA non accidentali ma consapevoli e che sono adesso oggetto dell' affarismo
più sfrenato delle corporation sotto forma di "aiuti per il
disastro" gestito dalle stesse forze che hanno causato i danni in
primis. (31)
Nel contempo il sentimento di disgusto verso l'amministrazione Bush potrebbe
ben prestocominciare a sbiadirsi. I propagandisti del potere con la loro
macchina ben oliata sono già all'opera. È già in
piedi una campagna alimentata da politici conservatori e dai media dell'estrema
destra volta ad imputare le colpe principali per il fallimento del relief
effort al governatore della Louisiana e ad altri leader a livello statale
e municipale che, guarda caso, sono Democratici. I due partiti principali
sono ritornati ai consueti "bisticci' di rito che sortiranno probabilmente
l'effetto di spingere la popolazione ancor più verso l'apatia e
il disgusto per tutti i politici e per la politica in generale.
D'altro canto, Katrina potrebbe anche offrire l'occasione per incanalare
la rabbia collettiva in un movimento organizzato, in grado di raccogliere
larghe adesioni voltaoad una bonifica e ricostruzione democratica della
zona del Delta. Molti gruppi progressisti, oltre ad offrire vitto e alloggio
agli sfollati nelle proprie case, stanno coordinando una campagna a livello
nazionale per ripristinare quelle tasse che l'amministrazione Bush aveva
tagliato per i ceti più ricchi per poter così incanalare
un maggior numero di risorse federali in un massiccio programma di ricostruzione
delle comunità del Golfo distrutte dall'uragano e garantire ai
residenti sfollati il diritto a ritornare nelle proprie case. Si potrebbe
ancora fare in tempo a costruire un movimento popolare per una democrazia
regionale e impedire così che tutta la zona diventi una vacca grassa
da sfruttare per le elite dell'establisment corporate-militare-politico.
Con il sostegno di organizzazioni di base, tale movimento potrebbe infine
allargarsi in una lotta per bloccare l'establishment conservatore che
minaccia di trasformare tutti gli Stati Uniti in una zona del Golfo.
Se si perde questa occasione, l'immagine rivelata dall'uragano Katrina
potrebbe essere ancora una volta sommersa nella coscienza collettiva degli
Stati Uniti, proprio come New Orleans sotto le acque melmose del lago
Pontchartrain.
________________________________________________________________________
Note
(1) Michael Ignatieff, "The Broken Contract." The New York Times,
Sunday,25 settembre 2005
(2)
Will Bunch, "Did New Orleans Catastrophe Have to Happen?
'Times-Picayune' had repeatedly raised federal spending issues."
Editor & Publisher, Wednesday 31 agosto 2005
(http://www.editorandpublisher.com/eandp/news/article_display.jsp?vnu_content_id=1001051313)
(3)
Mark Sappenfield, " For Guard, equipment falls short--A stepped-up
role for National Guard units has sent them scrambling even more than
usual for material." Christian Science Monitor, 27 settembre 2005
(http://www.csmonitor.com/2005/0927/p03s01-usmi.html)
(4)
Jennifer Steinhauer and Eric Lipton, "FEMA, Slow to the Rescue, Now
Stumbles in Aid Effort." The New York Times, 17 settembre 2005
(5)
US Census Bureau, citato in Progress Report, 19 settembre 2005 (American
Progress Action Fund: progress@americanprogressaction.org)
(6)
Paul Krugman, "Tragedy in Black and White." The New York Times,
19 settembre 2005. Online in Truthout Editorial
(http://www.truthout.org/docs_2005/091905K.shtml)
(7)
US Census Bureau, citato in Child Development Policy Institute email bulletin
Early Education in the News, 6 settembre 2005 (pmiller@cdpi.net; http://www.cdpi.net
)
(8)
"Nel 2004, il sito web della campagna Bush-Cheney conteneva una pagina
intitolata "Compassion" dedicata principalmente alle foto del
Presidente con persone afro-americane, compreso Colin Powell." (Frank
Rich, "Message: I Care About the Black
Folks." The New York Times, 18 settembre 2005; http://www.nytimes.com/2005/09/18/opinion/18rich.html?th&emc=th)
(9)
Citato in Elisabeth Bumiller e Anne E. Kornblut , "Black Leaders
Say Storm Forced Bush to Confront Issues of Race and Poverty," The
New York Times, 18 settembre 2005
(http://www.nytimes.com/2005/09/18/national/nationalspecial/18bush.html?th&emc=t
h)
(10)
"Prima dell'uragano , il loro piano sembrava stesse funzionando ai
margini; il Sig. Bush aveva ricevuto il 9 per cento dei voti dell'elettorato
nero nel 2000 e l'11 per cento nel 2004, un incremento che i Repubblicani
attribuiscono parzialmente al "corteggiamento" dei leader religiosi
neri conservatori
e ai fondi devoluti a chiese nere e opere pie
nere tramite l'iniziativa a base religiosa istituita dalla Casa Bianca."
(Bumiller and Kornblut)
(11)
Bush conferisce importanti cariche amministrative seguendo gli stessi
criteri. Ciò aiuta a spiegare perchè come direttore del
FEMA (l'ente preposto alla gestione dei disastri) era stato scelto Michael
Brown, un personaggio senza alcuna esperienza nel settore e che si rivelò
essere un disastro. L'incarico gli venne affidato in base ad una raccomandazione
personale fatta dal direttore precedente dello stesso ente, Joseph Allbaugh,
anche lui uomo privo di alcuna qualifica per l'incarico, il cui unico
merito era stato quello di aver lavorato sodo per la rielezione di Bush
nel 2004.)
(12) Nicholas Lemann, "Without a Doubt." The New Yorker, numero
del
2002.10.14 and 21, p. 2)
(13)
Citato in Laura Flanders, "The Condi Rice Version of History,"
AlterNet: postato 8 aprile 2004 (http://www.alternet.org/story/18363/)
(14)
Flanders
(15)
Lemann, p. 5
(16)
Per coincidenza, si tratta anche del padre di Madeleine
Albright, che sarebbe poi diventata Segretario di Stato nella seconda
amministrazione Clinton. Pensatore politico di una certa levatura, Korbel
era accanitamente opposto sia al fascismo che al comunismo ed esercitò
una certa influenza sulla teoria politica durante la Guerra Fredda.
(17) Jay Nordlinger, "Star-in-Waiting: Meet George W.'s Foreign-Policy
Czarina." National Review, vol. 50, no. 16 (30 agosto, 1999), p.
35. Citato in James Mann, Rise of the Vulcans: The history of Bush's war
cabinet. Penguin Books, New York 2004, p. 147.
(18)
Josef Korbel aveva fatto molti sforzi per rendere di alto profilo la facoltà
di Relazioni Internazionali dell'Università di Denver, ottenendo
risultati largamente positivi. Nonostante ciò l'università
rimaneva una istituzione di secondo rango confronto alle scuole di elite,
le università "Ivy League" principalmente della East
Coast destinate a formare i quadri più importanti dell'economia
e della politica statunitense.
(19)
Mann, p. 250
(20)
Questa prestigiosa "think tank," insieme ad altri istituti di
ricerca ed un grande numero delle facoltà che compongono il settore
scienze sociali dell'Università di Stanford costituiscono i bastioni
del pensiero politico conservatore. Vedi Emily Giuso, "Stanford U.
and the Bush Administration." The Nation, postato online il 28 marzo,
2003 (http://www.thenation.com/doc.mhtml?i=20030414&s=biuso)
(21)
Mann, pp. 225-226
(22)
Russell Mokhiber, "Condi Rice Renamed." Multinational Monitor,
Giugno 2001, vol. 22 i6, p. 30. Da quell'epoca il movimento di protesta
contro le violazioni di diritti umani in Nigeria da parte della Chevron
si è molto allargato e ha conquistato spazio nella stampa internazionale.
(23)
Citato in Lemann, p. 7
(24)
Rice scrisse "Germany Unified and Europe Transformed" (1995)
in
collaborazione con Philip Zelikow, un professore di scienze politiche
di Harvard che con lei aveva servito come consulente al National Security
Council; e "The Gorbachev Era"
(1986), con il professore Alexander Dallin di Stanford, pubblicato dalla
Stanford
Alumni Association. L'Università di Princeton pubblicò la
dissertazione scritta per il dottorato di ricerca della Rice, "Uncertain
Allegiance: The Soviet Union and the Czechoslovak Army", nel 1984.
(25)
Lemann, p. 8
(26)
Mann, p. 172
(27)
Il vice-generale in pensione William Odom, citato da Massimo Calabresi,"Condi
Gets Her Shot." Time, 29 novembre 2004, v164 i22 p 29
(28) Citato in Flanders
(29)
Flanders
(30)
Krugman
(31)
Per un'analisi particolarmente intelligente ed esauriente, vedi Tom Engelhardt
e Nick Turse, "Corporations of the Whirlwind: The
Reconstruction of New Oraq" (TomDispatch.com, posted Tuesday, 13
settembre2005: http://www.tomdispatch.com/index.mhtml?pid=21843)
Traduzione
di Pina Piccolo.
Articolo concesso
su licenza di "Giano. Pace ambiente problemi globali",
n. 51, 2005, di imminente uscita".
11-
Ottobre - 2005
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