Ho ancora nella pelle il disgusto per il vergognoso episodio di Napoli e l'incontenibile voglia di scendere in piazza, che ci ha preso tutte giovani e adulte, militanti di movimento e donne impegnate nelle istituzioni e nei partiti, eterosessuali e lesbiche, unite da una forte empatia verso la donna violata nella sua intimità più delicata, espropriata della sua dignità, criminalizzata per le sue scelte, indagata, interrogata, scrutata nel suo desiderio di maternità, di quella concreta, fisicissima maternità su cui si era esercitata la sua scelta, civilmente, eticamente, liberamente. Tutte - anche quelle che non ce l'hanno fatta ad arrivare nei luoghi delle tante manifestazioni che sono sorte come funghi nel giro di poche ore, ma che hanno voluto con telefonate, mail, sms dire "ci sono anch'io"- siamo state percorse da un brivido e da un sussulto di ribellione, per un clima da inquisizione che speravamo lontano da noi anni luce e che invece ci si è scaricato addosso, con la violenza di ogni atto reazionario. Questa emozione che ci ha attraversato e tenute unite è Politica, più e prima di ogni discorso di parole dette, pensate e scritte, è profondamente Storia, nella materialità del suo fondamento, nei nostri corpi, che hanno memoria del dolore, dello sforzo e della felicità per ogni passo di libertà. Per questo, io penso, luoghi di donne e luoghi misti nell'affermazione delle libertà femminili hanno spessore e risonanze diverse, modalità ed espressività politiche asimmetriche. Come non sentire lo stridore tra una manifestazione di donne che porta ad un palco conclusivo di uomini (Segretari Generali, quindi neutri, assoluti)? Oggi a cento anni dal rogo che ha consumato le vite di quelle operaie tessili nell'opificio occupato in USA, facendone il simbolo delle centinaia di migliaia di donne che nel mondo sono morte e continuano a vivere e morire senza diritti, è possibile pensare una celebrazione dell'otto marzo in cui dignità e diritti nel e per il lavoro, possano essere affermati separatamente dalla conquista di dignità e diritti nel corpo, nel vivere la sessualità e le scelte di procreazione dentro e fuori la famiglia, dentro e fuori il rapporto di coppia? La stessa piattaforma sulla base della quale è convocata la manifestazione sindacale, ricomprende tutti questi temi, collegando strettamente il salto di qualità che è necessario realizzare in termini di occupazione e di uguaglianza dei diritti nel lavoro, con un impegno per la realizzazione delle condizioni sociali, culturali e materiali necessarie a garantire l'autodeterminazione delle donne , contro ogni forma di violenza. L'appuntamento sindacale, mi sembra che questo sia il nodo problematico che le polemiche mettono in evidenza, non è vissuto da tutte come una manifestazione delle donne, e nemmeno come la manifestazione di una parte di donne (quelle che si riconoscono nei sindacati confederali), ma come una scadenza rituale, che perde la forza e l'efficacia di una grande iniziativa autorganizzata, che mette insieme e contamina le tante e diverse voci e culture del femminismo. Quasi trentacinque anni di percorso personale in cui l'incontro con il pensiero e la pratica delle donne e del femminismo ha rappresentato e rappresenta una scelta di fondo ed un arricchimento continuo in tutti i luoghi in cui sono stata chiamata a svolgere la mia attività e a dare il mio contributo di idee e azioni. Molte delle sindacaliste che hanno progettato la Manifestazione per il Centenario dell'otto marzo sono mie amiche ed ho condiviso con loro complicate battaglie per l' affermazione dei diritti delle donne nel lavoro e per l'autodetrminazione delle politiche al femminile anche dentro le organizzazioni sindacali. Perché c'è una debolezza nella contrattazione e nella rappresentanza di genere sui luoghi di lavoro come nei ruoli dirigenti delle grandi centrali sindacali. Eppure lo sappiamo che senza quella forza che abbiamo saputo trovare negli anni settanta e ottanta costruendo l'affermazione dei diritti e della parità nel lavoro insieme all'affermazione dei movimenti nella società per conquistare diritti e libertà delle donne, nel vivere la sessualità, nel riconoscersi nei propri corpi sessuati, nel diritto alla maternità e all'autodeterminazione nelle scelte personali e nella relazione con e verso l'altro, senza quel continuo lavorare e tessere relazioni dentro-fuori i sindacati, i partiti, i luoghi delle istituzioni, senza le "altre" tutto lo sforzo prodotto solo da una parte sarebbe stata ben piccola cosa. Al di là delle polemiche e delle invettive, senza sminuire le altre e ognuna consapevole della propria parzialità , nonostante le elezioni immininenti e le tante strumentalità e trappole sottese, mi piacerebbe trovare un luogo in cui ritessere il confronto e le relazioni. questa lettera è uscita su Liberazione del 6 marzo 2008
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