Luciana PercovichQuesto intervento di Luciana Percovich ha rappresentato l'introduzione al seminario La Rivoluzione Cyber / Nuove Reti di Donne, tenutosi presso l'Università delle Donne di Milano, nel 1996. Lo proponiamo a cinque anni di distanza per l'interesse delle tematiche affrontate.

Il nuovo tecnologico e la coscienza femminile
di Luciana Percovich

Metaforizzare la natura come madre (organismo vivente, origine comune) o come macchina (organismo inanimato, altro da sé) cambia notevolmente la percezione di se stessi in relazione con ciò che ci circonda.
"Simulare" oggetti, luoghi, interlocutori cambia, amplificandolo, il processo di sostituzione implicito in ogni forma di rappresentazione simbolica, fino a portarci a muovere in un universo parallelo capace tuttavia di intervenire, modificandolo, sull'universo comune a tutti, fisico o immaginario che sia.
La tecnologia del presente -per quanto lontana possa apparire dalle nostre vite quotidiane, dai bisogni e dalle emozioni - ci sta cambiando anche senza bisogno che ce ne rendiamo conto, nei modi di comunicare, lavorare, desiderare, far figli, pensare. Prese dall'urgenza di scoprire noi stesse quasi non ci accorgevamo di come il mondo stava intanto cambiando anche fuori di noi e imboccando una traiettoria apparentemente lontana dai nostri desideri. Anche oggi facciamo fatica e opponiamo resistenza a mettere in gioco le nostre nuove certezze e a misurarle sul diverso punto della storia in cui nel frattempo ci siamo tutte e tutto spostati.
Le domande su noi stesse, la ricerca di nuova soggettività, le tecnologie della riproduzione, il telelavoro, i viaggi in rete per il mondo col sedere ben piantato sulla sedia di casa, sono tutte cose che passano anche attraverso i corpi, attraversano anche i nostri corpi sessuati che con le unghie e i denti abbiamo cercato di riguadagnare al nostro controllo; e temiamo di sentirci già di nuovo spiazzate, sperse, un'altra volta senza parole.
Ma l'unica cosa che può davvero metterci fuori gioco oggi è la nostra stessa paura, diffidenza, desiderio di fuga. Il mondo che sta emergendo in una delle sue periodiche mutazioni di pelle non è poi così estraneo né a priori ostile. Tutt'altro.
La lotta che dobbiamo ancora una volta affrontare non è con ciò che sta fuori di noi, ma con noi stesse e i nostri ingiustificati - se agiti alla cieca - meccanismi di fuga.
Se, mettendo alla prova quella fiducia in noi stesse che abbiamo imparato in questi anni, accettiamo di confrontarci anche con queste cose, argomenti, linguaggi che a prima vista ci sembrano totalmente
inaccessibili, potremo anche fare scoperte imprevedibili e arrivare a osare ad immaginare futuri possibili di cui potremo essere soggetti agenti e non vittime al traino.
Non è impossibile entrare nei linguaggi strutturati delle discipline scientifiche, nei gerghi degli addetti ai lavori sono linguaggi in fondo ben più poveri e meccanici di qualsiasi linguaggio complesso e polisemico, quali sono invece i linguaggi della letteratura o della psiche .Ma è necessario compiere una apertura di disponibilità, un gesto attivo di ascolto. In questo sta la difficoltà, non nei linguaggi codificati in sé.
La soglia su cui stiamo è tutta interna a noi stesse. Questo seminario si pone consapevolmente come un gesto iniziale per provocare un confronto, usando della disponibilità di donne che sono già andate a vedere cosa c'è dall'altra parte e hanno imparato a usare quei linguaggi "estranei"; e come un invito a ciascuna a considerare la possibilità di varcare questo crinale.


Nel momento in cui abbiamo messo in agenda questo incontro, non era ancora esplosa sui mass media l'attenzione per Internet, il Manifesto Cyborg di Donna Haraway non era ancora circolato nell'edizione italiana e solo pochi gruppi di donne già discutevano e progettavano in rete. Oggi, a distanza di pochi mesi solamente, questi temi sono molto diffusi e anche questo, nel suo piccolo, è un indicatore dell'accelerazione nel rapporto tempo/cambiamento, che è uno dei fatti che connotano il presente.
Ho posto questo tema perché intendevo nominare alcuni fatti appunto, che sono sotto gli occhi di tutte, ma che poco diventano soggetto delle discussioni tra di noi, quasi fossero uno sfondo insignificante. Nel nominarli desidero collocarli dentro una precisa prospettiva, ossia metterli a reagire con la riflessione nata dalla nostra pratica politica di questi ultimi vent'anni. Per cercare di capire quanto tra di noi sia diffusa la consapevolezza della peculiarità del momento presente, per verificare se e quanto questi fatti pesano tra di noi, per interrogare alcuni “slittamenti semantici” che appartengono al mondo più ampio, che di fatto contiene anche le nostre elaborazioni su temi che ora sono alla ribalta comune, e che già allora mettemmo all'origine della nostra riflessione, quali la soggettività, il corpo, l'uscita da un pensiero e da una organizzazione sociale, politica e immaginaria basata sulla gerarchia e sulla binarietà dei processi logici e rappresentativi.
Farò quindi un assemblaggio di quelli che a me sembrano elementi interessanti , per istituire relazioni possibili con la nostra esperienza. Non sono molto ottimista nei confronti dell'aprirsi di una relazione fruttuosa tra il nuovo tecnologico e lo zoccolo duro del femminismo italiano. Ma vale la pena tentare.
Il primo fatto che è persino ovvio enunciare è che stiamo attraversando una catastrofe epocale, non nell'accezione puramente negativa in cui il termine “catastrofe” è entrato nel linguaggio comune, ma nell'antico suo senso, che segnala la fine di una condizione e l 'emergere di una nuova. René Thom, con la sua teoria sulle catastrofi, ha mostrato come l'evoluzione proceda non per continuità ma per salti, attraverso punti di rottura, oltre i quali il mutamento avviene appunto come “catastrofe”. Viviamo in un periodo di catastrofe epocale, simile a quello iniziato con l'invenzione della stampa, che ha plasmato il nostro essere nel mondo in modo globale ( e nel dirlo ho in mente il McLuhan della Galassia Gutemberg).
Quali sono gli elementi di novità che mi fanno parlare di catastrofe? Ne nomino alcuni:
  1. i limiti dello sviluppo e la crisi ambientale;
  2. l'impoverimento a macchia di leopardo che non riguarda solo il Sud, ma zone del Sud e zone del Nord, dell'Est e Ovest;
  3. l'emergere degli integralismi, compensato da un radicarsi sempre piu' capillare di quelli che potremmo chiamare valori New Age;
  4. il mondialismo, riferito sia all'aspetto della distribuzione del lavoro sia all'aspetto planetario che ogni fenomeno di questi tempi comporta;
  5. la crescita tumultuosa di discipline tecnico/scientifiche come la biologia molecolare e le biotecnologie;
  6. la telematizzazione e l'informatizzazione che toccano tutti i settori del mondo produttivo e non solo di quello;
  7. l'orgoglioso risveglio di antiche culture semi cancellate dal colonialismo;
  8. il movimento mondiale delle donne.
Ne scelgo due per marcare il percorso più interessante dal nostro punto di vista.
Primo, la nuova coscienza delle donne: possiamo dire che non c'è paese del primo, secondo o terzo mondo che non abbia dentro di se' un forte movimento femminile. Questa presa di coscienza delle donne, naturalmente con caratteristiche diverse luogo per luogo, segna l'emergere di un protagonismo delle donne che ha come scopo la rinegoziazione radicale del rapporto tra i sessi.
Secondo, gli ultimi esiti delle tecnologie biologiche e informatiche; di queste sono oltre modo interessanti le modalità con cui avvengono, e cioè il carattere di globalità, dove per globalità s'intende sia la dimensione geografica che quella del profondo, di simultaneità con cui irrompono in ogni parte del globo e di accelerazione a cui tutto ciò che succede è sottoposto.
Questi esiti tecnologici toccano l'organizzazione della produzione e la sua redistribuzione, il lavoro e tutto quello che il lavoro si porta dietro: famiglia, assetto sociale, assetto culturale, ecc; i modi e le forme del linguaggio e della comunicazione; i corpi, quelli delle donne in particolare, perché la separazione tra sessualità e riproduzione, già iniziata con le possibilità date dagli anticoncezionali, si sta facendo radicale, rendendo possibile per ora il concepimento, tra breve l'intera gestazione, fuori dal corpo femminile. E, infine, l'immaginario globale e locale, anche di quelle parti del mondo fin qui governate da una staticità che ha retto, più o meno immodificata, per qualche millennio.
Tutte le svolte epocali comportano una rinegoziazione del rapporto tra i sessi, basti ricordare come la scoperta del ferro abbia trasformato il Mediterraneo in bacino di incubazione di alcuni dei più compiuti sistemi patriarcali. Questa volta, la nuova coscienza delle donne e alcuni esiti della scienza e della tecnologia, per certe loro peculiarità che affronterò tra poco, potrebbero segnare una svolta nel rapporto tra i sessi che potrebbe essere, ma non è necessariamente, a vantaggio delle donne. Dipende da come ce la giochiamo…