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Parliamone anche se penso che l'orrore, la volgarità, l'oscenità delle immagini fanno completamente sparire il problema del genere dei soggetti che hanno compiuto le azioni. Forse quello che Lietta Tornabuoni chiama indifferenza è sostanzialmente il riconoscimento che al centro di questi spaventosi episodi c'è questa cultura che ricorre alla violenza per gestire i conflitti, per dimostrare chi è più forte.
Le poche volte che qualche amico
(maschilista che si trasforma in persona attenta alle donne) mi chiede
cosa diciamo noi donne di fronte a questo coinvolgimento, accusandoci di
dire che noi donne siamo meglio.., mi rifiuto di entrare in questo gioco
di parole. Le immagini stanno lì a dirmi che - come hanno detto bene in
un loro documento le donne Udi - o arriviamo ad un nuovo patto fra donne
e uomini o andiamo a fondo. Gli esempi nella storia non mancano, quanto
a coinvolgimenti di donne. Ho visto recentemente a teatro "Lasciami
andare, madre" dal libro di Helga Schneider. La madre kapo molla i
figli e segue la causa nazista fino ai campi di sterminio. Le soldatesse
americane seguono gli ordini "annientare i nemici" in nome della
democrazia! bel colpo!
Lascio alla chiesa cattolica l'uso del
"genio femminile" per stravolgere la portata trasgressiva delle pratiche
e della cultura delle femministe e di quelle donne che sono uscite dai
confini dell'impero del padre.
Il problema è come e cosa comunichiamo per rompere la gabbia simbolica in cui molte e molti sono rinchiusi. E' un po' poco? non lo so
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