Rosaura Galbiati, Spirito selvaggio. Le stagioni della vita
L'arte di scrivere la Natura: nell'immenso parco del Denali in Alaska
La grazia dei cuccioli di lupo, la solitudine dell'orso, la lunga marcia dei migratori artici, il fermento nell'aria… la flora e la fauna del Denali ispirano la scrittrice di questo libro in un insieme di racconti che associano sensibilità di percezione e rigore scientifico. È una giornata di primavera precoce quando “giù per le montagne, quasi rotolando tra i massi, chiazze di terra scoperta e campi di neve”, compare un giovane orso: è appena uscito dal letargo ed è solo, nella stagione scorsa ha perso la madre. “Il passo dell'orso è stabile, senza affanni e senza intralci, come leggero di vita”. Così, con un primo racconto che ha come protagonista un giovane orso, cominciano le cronache dedicate agli animali, alle cose e agli altri elementi che costituiscono la riserva naturale del Denali. Così si rivela anche l'amore del vivente, l'elogio della vita e delle sue evoluzioni, il desiderio di captare l'impermanenza e, in certi casi, l'interiorità che l'autrice intuisce nei protagonisti delle sue cronache. La prosa procede con riflessioni naturalistiche e sintesi poetiche rese come in un nuovo “Canto del mondo reale” eseguito senza enfasi e con estrema adesione al soggetto delineato. Si avvicina al suo ‘personaggio’ - l'animale di volta in volta osservato - trattandolo come esemplare di una specie precisa e insieme come ‘individuo’ singolo del quale rispettare le peculiarità fisiche e il carattere. Il richiamo di diverse discipline, la geologia, la biologia, l’entomologia, la botanica, la fisica e non ultima la psicanalisi, consente loro di entrare a far parte del testo che conserva la sua eleganza, la sua esauriente chiarezza nella rappresentazione di ogni avvenimento, la sua efficacia nel rendere la pienezza di ogni visione, di ogni essere, a partire da un solo primo elemento: la rapida premonizione dell'autrice che prefigura ciò che sta per accadere e la sua conclusione.
Da un lato, la scrittura dà forma al momento e all'atmosfera, dall'altro descrive il terreno e le sue asperità, i pericoli, le sue influenze, le rare opportunità che la natura concede alle creature del Denali.
E poi, in alcuni rari episodi fra i tanti dedicati alle imprese dei lupi e alla migrazione dei caribù, sembra che il testo sia come penetrato dal senso invisibile della spiritualità: I lupi - si dice nel capitolo “Il branco” - “compaiono per poco e spariscono per molto, sono animali elusivi, reali quando si materializzano e consistenti pure nell'assenza, come sagome luminose di cui resta l'alone dopo che si sono spente nel buio”.
Come sagome “numinose” - verrebbe da dire - raccogliendo l’eco di una arcaica sacralità pagana o la memoria delle pitture rupestri di Lascaux che, si dice, segnino la nascita dell'Arte.
C'è qualcosa di più, dicevo, in questa scrittura: è il fattore emozione. È come se nello scrivere, Rosaura Galbiati sia sempre spinta dal desiderio di restituire le emozioni - così simili alle sue - provate da ogni essere che ha incontrato e che mai, altrimenti, avrebbe lasciato traccia di sé.
Pur mantenendo una sua singolare peculiarità, dovuta alla grazia e alla sensibile proprietà della sua scrittura, si può far rientrare questo libro in un ramo letterario, innovativo e in piena espansione, che sostiene la necessità urgente e morale di proteggere l'ambiente.
Rosaura Galbiati, Spirito selvaggio. Le stagioni della vita
6-09-2024 |