Conoscenza diretta

di Liliana Moro

 

Minuta e determinata, Sima Samar ha presentato la sua esperienza di medico in Afganistan, la sera del 25 ottobre 2001, a una sala affollatissima e concentrata. Ha raccontato le difficoltà e i successi, suoi e di altre donne afgane, per vivere una vita attiva, raggiungere una visibilità negata anche dai funzionari delle organizzazioni internazionali, aprire spazi ai diritti elementari negati. Il divieto di istruirsi, l'impossibilità di curarsi, di lavorare e di muoversi fuori casa, introdotti dal governo dei Talebani, questi sono i veri problemi, ci ha detto, non il burqa, su cui siamo invece più concentrati noi che guardiamo con gli occhi dell'occidente.

Oggi tutti i crociati dei cosiddetti valori occidentali si scandalizzano per queste condizioni di vita femminile, ma le distruzioni e i delitti perpetrati dai Talebani ai danni delle donne afgane avvengono da anni, nell'indifferenza generale: dal 1994 il paese è "ostaggio dei terroristi" ha dichiarato la dottoressa Samar.

Sima Samar parlava a nome dell’ong Shuhada, di cui è fondatrice. Una ong che si batte per la ricostruzione e lo sviluppo dell’Afganistan, occupandosi specialmente delle donne e dei bambini dal 1989, dunque prima che i Talebani prendessero il potere.

Shuhada oggi gestisce ospedali specializzati in ginecologia in Pakistan e in Afganistan, e anche una clinica a Kabul. L'organizzazione è composta da 900 persone e organizza diverse scuole, fino alle superiori, frequentate da circa 20mila allieve. Un'attività di tutto rispetto che ha suscitato perfino una certa incredulità tra le presenti: probabilmente perché il sovraccarico di informazione ci ha instillato la certezza che le donne afgane siano tutte spaventate, depresse, ignoranti, e forse ci siamo convinte anche che per fare qualcosa contro i Talebani occorra niente di meno che uno straordinario e massiccio spiegamento militare da superpotenza. Invece questa calma signora ci ha spiegato con un dolce sorriso come le sia stato possibile sfidare i divieti del Mullah Omar con una presenza discreta, capillare, in una zona decentrata, rurale, abitata dalla popolazione Hazara. Con molta determinazione e anche con qualche piccolo sotterfugio, come quello di dichiarare come classi di base i corsi di istruzione superiore e professionale.

Del resto la situazione delle donne è migliore nelle campagne e tra le popolazioni nomadi, più defilate e lontane dal controllo del potere centrale, che invece si è fatto sentire con tragica pesantezza nelle città e sulle donne più istruite e attive dei ceti medi urbani. La discrezione è fondamentale in certe situazioni e gli aiuti alimentari di cui si occupa ora, possono ancora arrivare, con qualche accortezza e se la loro presenza non è sbandierata in modo clamoroso.

Su un punto ci siamo sentite assolutamente in sintonia con Sima: quando si è dichiarata convinta che il nuovo governo afgano che si sta allestendo in questi giorni non potrà essere una coalizione democratica se non prevederà al suo interno una presenza femminile, perché senza donne non ci può essere democrazia.
Non si discuteva proprio di rappresentanza e di presenza delle donne nelle liste, alla vigilia delle nostre elezioni di maggio?

L'incontro con Sima Samar ci ha confermato la difficoltà di avere una conoscenza della realtà nell'era dell'informazione globale e la necessità di incontri diretti che intacchino almeno un po' i pregiudizi, di cui siamo facile preda, e mostrino la complessità e la varietà dell'esistenza.

Durante la serata sono stati raccolti circa due milioni di lire che sono già arrivati in Afganistan. Potete visitare direttamente il sito dell’ong Shuhada con cui intendiamo continuare la collaborazione concreta: chi volesse contribuire può mettersi in contatto con la nostra segreteria (tel/fax  02.6597727 o via e-mail)