SAMUEL IL CALCIATORE
Novità Rom in zona Corvetto


Franca Fabbri


Rebecca Covaciu, giovane artista rom

 

Durante la serata in cui fui invitata alla premiazione del piccolo Samuel per il suo impegno nella squadra di calcio dove giocava e gioca tutt’ora, fui molto colpita dalla numerosa presenza di genitori stranieri che festeggiavano i loro figli calciatori.
Per un attimo ebbi l’impressione di non essere in Italia: la presenza di tante mamme col capo coperto e di uomini con carnagione scura mi fece pensare a come sarebbe più bello il mondo se, anche fuori da quel luogo di festa, tutti fossimo accomunati dalla stessa atmosfera che regnava quella sera fra gente tanto diversa, proveniente da paesi lontani.
In quel luogo, dove mi trovavo per la prima volta, cercavo di tendere l’orecchio per capire da dove provenissero quelle voci e quei linguaggi sconosciuti, ma soprattutto ero curiosa di conoscere  le persone e l’ambiente dove il piccolo Samuel ha trovato quell’accoglienza che lo sta aiutando a crescere coltivando la sua grande passione: il calcio che, non solo lo fortificherà fisicamente, ma soprattutto svilupperà in lui quelle virtù che ogni sport, se ben praticato, riesce sempre a far nascere.

Anche Samuel era straniero quella sera in mezzo a tutta quella gente, anche lui viene da lontano: è nato in Romania 12 anni fa e risiede in una barracopoli ai margini della città dove vive con i genitori, la sorella Nicoleta e il fratellino Marius in un campo dove altri suoi connazionali sono arrivati in cerca di una vita migliore.
Ha iniziato a tirare i suoi primi calci al pallone nei campi della sua terra natia, ma è in Italia che ha trovato, nell’associazione sportiva che frequenta, dei veri professionisti che lo stanno seguendo in questa importante attività. Frequenta gli allenamenti con regolarità dimostrando impegno ed entusiasmo.
Insieme alla Società Sportiva che lo sta seguendo, alla Comunità di S.Egidio che provvede alle spese per la scuola e per lo sport, a tutti i volontari che hanno a cuore il futuro di Samuel, ci auguriamo che le speranze riposte in questi bambini, già tanto svantaggiati sotto altri profili, possano essere realizzate.
Vorremmo che lo sport, che ora praticano con tanto entusiasmo, potesse essere anche in futuro motivo di stimolo e di gratificazione.
                                                         

Milano, 3 maggio 2013
 

 

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