Ci sono dei grandi assenti
nella campagna mediatica e politica scatenata in queste settimane contro
l'aborto: i bambini. Nonostante le accuse di assassinio, sterminio, strage
di bambini, che vengono sollevate contro la pratica dell'aborto, i bambini
effettivamente nati e in crescita sono fuori dall’attenzione. Tutti gli
occhi sono puntati sulla pancia gravida delle donne (molto meno sulle
donne come tali e non solo come «uteri che camminano»), sugli embrioni,
sui feti. Basta che nascano, sembra, e tutto è fatto. Una volta nati, i
bambini spariscono dalla preoccupazione collettiva. Come nelle favole,
sembra di capire, dopo «vissero tutti felici e contenti». Ma soprattutto non crea
altrettanto - se non più - attenzione e scandalo dell'aborto che un quarto
dei bambini nel Mezzogiorno viva in povertà e che nel nostro paese se si è
poveri da bambini si ha una altissima probabilità di rimanerlo a lungo.
Più in generale, non crea scandalo il fatto che il nostro sia uno dei
Paesi occidentali e democratici in cui le disuguaglianze di partenza, cioè
nelle origini famigliari, hanno maggior peso sul destino degli individui,
a prescindere dalle capacità individuali. Perché non vi sono politiche
sociali adeguate, sotto forma di trasferimenti di reddito e di servizi,
che attenuino queste differenze. ome se il problema, per una
donna, fosse solo quello di avere abbastanza soldi per portare avanti una
gravidanza e non soprattutto quello di poter mantenere adeguatamente, e
per diversi anni, il figlio che nascerà. E come se, appunto, ad un bambino
bastasse nascere per diventare un uomo, o una donna. Purtroppo, invece,
l'amore basta, anche se è necessario come il pane. Al punto che, se non
c'è, forse è meglio non nascere. Ma una indagine di questo genere metterebbe in luce troppe contraddizioni negli stessi programmi politici e toccherebbe troppi interessi (nel sistema di welfare, nella organizzazione del lavoro, nella individuazione delle priorità). Meglio quindi trovare qualche capro espiatorio (i consultori, le donne che abortiscono) e fare qualche elemosina una tantum.
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