La famiglia Savage

di Monica Capuani

 

E' un piccolo miracolo La famiglia Savage. Un film americano, indipendente, il cui tema, trattato con brillante intelligenza e malinconica leggerezza, è spinoso: il decadimento senile e la morte di un genitore. La regista newyorkese Tamara Jenkins ha lavorato al progetto con determinazione, e alla fine, grazie a una sceneggiatura di ferro, è riuscita a "guadagnare alla causa" due interpreti dei calibro di Philip Seymour Hoffman (Oscar per Capote) e Laura Linney.

«Scrivevo come un'ossessa, ignorando le voci nella mia testa che dicevano: "Devi essere impazzita.a scrivere un film sulla morte". In realtà nella mia testa la storia era il confronto tra un fratello e una sorella che hanno superato i 40 e devono affrontare per la vecchiaia del padre un passato familiare non facile».

Wendy e Jon - drammaturga dell'East Village lei, professore universitario di Teatro lui - hanno perso da tempo i contatti col padre, che non è stato una bella figura nella loro infanzia. Alla morte dell'ultima compagna di lui, vengono chiamati dalla famiglia della donna perché vengano a riprenderselo. E scoprono che l'indesiderato genitore è affetto da una forma piuttosto seria di demenza senile, che, aggiunta al suo caratteraccio, produce risultati alquanto ingestibili. In una società in cui i 40enni, per vari motivi, spesso sono ancora dei teenager, Wendy e Jon saranno costretti a crescere.

Un film basato su un'ottima sceneggiatura e sulla superlativa interpretazione degli attori (Philip Bosco, nel ruolo del padre, è straordinario).
Tamara Jenkins è un'americana atipica: ha puntato sul suo interesse per un tema tabù nella società Usa e ne ha fatto una scelta di qualità. Che ha pagato.

 

Il testo è tratto dalla recensione pubblicata su D di Repubblica del 26 gennaio 2008

5-02-08

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