Scavo etimologico nella parola "libertà"
di Vittoria Longoni

 
Gertrude Kasebier

L’articolo di Lea Melandri sulla libertà mi invita a presentarvi alcune riflessioni, su base etimologica. Le parole latine “liber, libertas” e affini sono collegate alla radice del verbo “libet” o “lubet”, che significa “piace, è gradito” (si possono esaminare in questo senso anche l’avverbio “libenter” o “lubenter”, che significa “volentieri, con piacere”, e il sostantivo “libido” o “lubido”, che indica desiderio, capriccio, passione).

La parola greca “eleutheria” (libertà), e l’aggettivo “eleutheros” (libero) hanno la stessa origine indoeuropea ( *leudh-ero) delle parole latine liber, lubenter, lubido ecc. E’ interessante anche esaminare il significato delle parole greche relative alla libertà nelle fasi più antiche. “Eleutheros” (ma l’aggettivo può essere riferito anche alle donne) è innanzitutto chi agisce secondo la propria volontà, iniziativa, interesse e desiderio; la deprecata schiavitù è invece il dover agire secondo le indicazioni, i comandi, gli interessi di altri.

Per questo, nel mondo antico l’uomo libero è chi agisce e lavora da sé, per sé, come vuole; la schiavitù ne è il correlato, considerato spesso inevitabile, perché per agire secondo la propria volontà e piacere bisogna che qualcun altro (o altra) si sobbarchi i lavori necessari e faccia la parte “esecutiva” , monotona e pesante, di un’attività creativa e indipendente, o almeno autonoma.

La guerra, nel contesto predatorio del mondo antico (ma siamo sicure che questo contesto sia finito??????????), è la difesa/offesa che il maschio libero fa  per garantire o accrescere la propria autonomia, proprietà, indipendenza. L’aggettivo greco riferito alle donne ha, in epoca classica, il significato  di “persona sposata e quindi sottratta all’autorità paterna”.

Nell’epica omerica, la donna gode di “vita libera” quando decide da sé, per sé, o per quali persone care, in che modo e quali attività compiere, sia pure nell’ambito ipercodificato della casa, della tessitura, di una rete di relazioni sociali. Libera è Elena che tesse un bellissimo arazzo in cui raffigura artisticamente le vicende della guerra di Troia; anche le sue ancelle realizzano opere meravigliose, ma sotto le direttive della padrona e per i suoi scopi e interessi, quindi non sono libere, anche se imparano molto.

Queste riflessioni etimologiche ci possono portare ad analizzare la libertà non solo come “libertà da..” , ma proprio nel senso primario di un agire secondo il proprio desiderio, impulso di autorealizzazione, piacere.

La libertà è qualcosa di molto gioioso e motivante, di inebriante, nel mondo antico: alla libertà si brinda, anche in collettività, se significa che tutte le persone del gruppo  possono riprendere in mano la propria vita, in armonia coi propri dèi e condividendo in qualche misura la felice autodeterminazione  divina (Iliade, VI, vv. 527-528).

Libertà è una sensazione di serena e armonica espansione del corpo (nello spazio, nelle relazioni, nei gesti, nelle decisioni) che spesso ci trasmette ancora la scultura greca classica.  Queste persone sono “uguali” nel senso che sono tutte libere e che nessuno di loro compie la sua opera alle dipendenze di un altro, o sotto condizione. In questo senso la libertà si accompagna alla bellezza, all’arte, alla capacità di essere in sintonia col proprio essere e di espanderlo in tutte le sue potenzialità.

 

28 aprile 2006