Marina Addis Saba, La scelta
di Liliana Moro

 

Il sottotitolo esplicita: Ragazze partigiane, ragazze di Salò e la trattazione dà conto di come nell’Italia degli anni Quaranta delle coetanee abbiamo potuto compiere scelte così tragicamente contrastanti.

Merito dell’impostazione di ricerca di Marina Addis Saba è l’aver ricostruito il percorso di formazione di una generazione che trascorse l’infanzia nel periodo fascista, fu destinataria delle iniziative di propaganda del regime, frequentò le scuole riformate da Giovanni Gentile e si trovò poi coinvolta in modo sempre più profondo dalla guerra.

Nelle opere storiche sulla resistenza per lo più si sottolinea l’urgenza morale che condusse alla ribellione, alla decisione dell’uso in proprio delle armi: un percorso maschile, per molti ragazzi che passarono dall’esercito, spappolatosi dopo l’8 settembre, alle formazioni partigiane.

Ma quello delle ragazze fu diverso e diverso fu il rapporto con il regime. Giustamente Addis Saba sottolinea gli aspetti emancipatori delle iniziative rivolte specificamente alle giovani, che venivano invitate ad uscire dalla famiglia per le adunate festive dei gruppi giovanili o addirittura a viaggiare (in gruppo) per partecipare a gare sportive o culturali.

Era questo l’esito di una particolare attenzione rivolta per la prima volta dallo stato italiano alle donne, esaltate in quanto madri, anzi la maternità da esperienza privata veniva trasformata in una funzione essenzialmente politica: dare figli alla patria. Con un doppio salto mortale si sottraevano così i figli alle madri, proprio nel momento stesso in cui si voleva dare particolare valore alla funzione materna e si inchiodavano le donne al destino riproduttivo mentre si rivolgeva una “attenzione all’universo femminile per ottenere il  massimo consenso”. Teniamo ben presente il fatto che questa decisione fu dettata dalla necessità di radicare nella società il potere dittatoriale ma fu anche la risposta che gli uomini politici seppero allora dare al movimento suffragista di inizio secolo.

Una attenzione particolare, dunque, in questo testo al percorso delle ragazze italiane negli anni Trenta e Quaranta, sostenuto anche da testimonianze dirette raccolte dall’autrice e l’aspetto più originale riguarda proprio quelle ottenute da appartenenti al ‘Servizio Ausiliario Femminile’ una formazione realizzata dalla Repubblica di Salò nel 1944, proprio nelle ultime fasi della guerra civile. Ragazze rigidamente addestrate e inquadrate in formazioni di tipo militare che non prevedevano l’uso delle armi ma un ruolo di rilievo nelle celebrazioni e nelle cerimonie del regime agonizzante. Addis Saba si domanda che cosa può aver spinto delle giovani ad aderire a questo appello: “Attratte dal potere o abituate alla sudditanza?” e risponde considerando entrambi i corni del dilemma come validi per donne diverse implicate nel sostegno attivo al regime fascista.

Certo colpisce come alcune di queste donne, che sono state contattate dall'autrice, non siano riuscite a ripensare in alcun modo a quella loro esperienza giovanile e rimangano fissate ancora oggi, oramai anziane, ad un disperato ruolo di difesa delle loro scelte di allora, in una adesione totale ad una idea non propria. Quasi una dedizione materna, protettiva ed esclusiva, nei confronti non di un figlio ma di un partito e uno stato.

Il che fornisce utili elementi di riflessione sul rapporto tra le donne e la politica anche oggi.

 

Marina Addis Saba, La scelta
Editori Riuniti, 2005, pagg.167, Euro 12