Le "donne nere" di Beslan, "lupe feroci, carnefici
di bambini", e le facce luminose, "caritatevoli"
delle due Simona, nonostante la diversità sono sembrate
l'incarnazione di quel sottosuolo "inquietante", scoperto
da Freud, che sta dietro "ciò che in apparenza ci è
più famigliare e consueto". "Belle facce qualunque,
amiche, sorelle e figlie", come ha scritto qualcuno, sia le
due giovani volontarie impegnate in Iraq, sia Cinzia Banelli,
la brigatista del delitto D'Antona, appaiono tuttavia animate da un'oscura
passionalità che le fa diverse e sconosciute. Pur trattandosi
di fantasmi che hanno preso corpo e parola sotto i riflettori del media,
a decifrare l'"enigma femminile" sono stati quasi esclusivamente
gli uomini.
Una "maschilità" travolta da sogni di potere, fanatismi
guerrieri, rituali barbarici, anziché interrogare se stessa si
è prodigata in analisi suggestive, concedendo a un soggetto sociale
negato un posto di primo piano nelle sorti del mondo. Più necessarie
del petrolio, le donne sarebbero, a detta di alcuni, la vera "risorsa"
che sta la centro dello "scontro" tra Occidente e Islam.
Dopo averle a lungo tenute sotto una "tutela mortificante",
anche la civiltà che ne ha permesso la liberazione, viene chiamata
a fare propri i valori disconosciuti di cui le loro vite sono testimonianza.
Ma è abbastanza sorprendente la trasformazione che subisce l'idea
di "risorsa" quando è il mito a prevalere sul destino
storico del femminile: "protagoniste dell'eccesso", le donne
si mostrerebbero oggi, nel bene e nel male, portatrici di quella "ricerca
di assoluto", di quelle "pulsioni forti", che possono
tirarci fuori dalla "banalità della vita quotidiana"
(La repubblica,9.9.04).
Consapevole di aver ricalcato il più antico stereotipo del femminile,
qualche commentatore ha aggiunto, parlando delle due Simona, che "il
loro coraggio era confortato dalla ragione". Cuore, dunque, ma
anche intelligenza. Una visione più realistica, anche se calata
dalla prospettiva astorica della Parola di Dio, è comparsa nella
Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica del cardinal Ratzinger, là
dove, parlando della necessaria alleanza tra i sessi, si sottolinea
con preoccupazione il fatto che le donne, legittimate dal femminismo
a "vivere per sé", siano spinte oggi ad abbandonare
quel ruolo materno, biologico o spirituale, che le ha volute da sempre
donatrici di vita per la crescita e la protezione dell'altro. Sovraesposte,
al centro del palcoscenico riservato finora all'uomo, le donne continuano
tuttavia a parlare per bocca o con parole altrui.
(Carnet - novembre 2004)