Milano
13 febbraio La
scuola e la responsabilità del vivere di
Annamaria Medri |
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In entrambi
i casi mi sono assunta e mi assumo la responsabilità di una relazione
asimmetrica in cui io, assieme ad altre/i, ho diritto di parola e opero
delle scelte che coinvolgono chi tale diritti non li può esprimere
per età e condizione. Le scelte compiute nella seconda metà degli anni '70 hanno comportato il fatto che venisse realizzata una scuola primaria diversa da quella precedente; si è passati da un istruzione che trasmetteva delle informazioni e un linguaggio da"libro di testo" conforme alle aspettative dell'insegnante, isolata quasi autistica dentro le pareti della "propria" classe, ad un'educazione formativa che cercava di unire la consapevolezza di sé di ciascuna bambina e bambino, lo stare bene a scuola, con le basi della cultura e la grande avventura della conoscenza.
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Il metodo
per raggiungere lo scopo ha visto mettere al centro le relazioni fra pari
per passare da un modello individualista dell'insegnamento alla cooperazione
professionale ed educativa - didattica messa al lavoro nella collaborazione
di differenziate specializzazioni che divenivano risorse comuni a cui
attingere e con cui confrontarsi, anche aspramente, per realizzare progetti
di percorsi formativi per i propri alunni/e, per la classe e la scuola.
Attraverso
la relazione tra soggetti autonomi, con ruoli diversi, si è creata
l'apertura e la permeabilità della scuola ai desideri dei genitori,
alle realtà sociale e del territorio.
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Le
immagini sono tratte dal
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Non voglio che la scuola pubblica venga ridotta ad un grumo d'istruzione, come quella statunitense, senza fornire neppure le basi di una convivenza comune. Desidero che la scuola offra buone opportunità e sia consapevole che non c'è rispetto per l'individuo incarnato senza socialità e cittadinanza: uno spazio e un tempo, un luogo e un percorso comune all'interno dei quali si misurano e si arricchiscono le differenze senza esclusione reciproca. La libertà deve tenere insieme l'uguaglianza del diritto fornendo materialmente la possibilità di perseguirlo e contemporaneamente permettere la costruzione di percorsi di crescita e di autonomia individuale. Ancora
il metodo per andare avanti è l'assunzione di responsabilità
messa in rapporto con quella di altre persone che vogliono concorrere,
in una relazione paritaria, ad un progetto. Parto dal mio ruolo di madre
all'interno del luogo dove mia figlia studia per conoscere cosa prospetta
la riforma Moratti e insieme a tutti gli altri genitori "prendo la
misura" di tale scenario eversivo. Rispetto all'occupazione della scuola, l'assemblea generale dei genitori di sabato 7 febbraio ha deciso l'ingresso dei genitori nelle classi, dalle 14,30 alle 16,30, durante le lezioni pomeridiane per parlare con le/gli studenti degli aspetti della riforma Moratti e permettere loro di verificare come si possano mettere in atto forme di protesta pacifica che consentono la discussione e il coinvolgimento di persone con ruoli ed età diverse. Dopo l'orario scolastico, sotto la responsabilità dei genitori, sono stati organizzati dei laboratori per realizzare i materiali da portare alla manifestazione cittadina del 14 febbraio. La serata si è conclusa con una pizzata in mensa e il riordino dei locali utilizzati. Le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato alle diverse attività pomeridiane e serali hanno dovuto presentare un modulo compilato dai propri genitori che ne autorizzava la presenza. Sabato 14 febbraio sono partita da casa insieme al mio compagno, a mia figlia e alle sue amiche; abbiamo preso un tram carico di ragazzini e genitori delle scuola Narcisi, Borgognone e Foppette e insieme ci siamo recati in piazza S: Eustorgio. Il luogo del raduno si è riempito all'inverosimile. Da Rinascita, con striscioni, cartelli e cappelli autoprodotti eravamo più di un centinaio: Abbiamo capito che la manifestazione era riuscita bene. Ho camminato insieme a donne, uomini e ragazzi comuni che finalmente prendevano spazio e parola. Mai come in questo periodo ho ascoltato, parlato e discusso. Un fiume di narrazioni di vita e d'esperienza, non delle tristi o pompose biografie ma la messa in comune di esistenze e progetti.
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