Chi ha paura della Dea?

Più perturbante dell’Eresia, più urticante dell’Omosessualità, più inquietante del Satanismo

 di Selene Ballerini

 

 

Dragonessa delle mie brame…

Tiamat e Marduk si lanciarono l’una contro l’altro, iniziando il combattimento. Il Signore aprì la sua rete e la legò. Tiamat aprì la bocca per tagliarla. […] lui le gettò contro il vento cattivo per impedirle di chiudere la bocca. Venti violenti allargarono il suo ventre. Il suo stomaco si gonfiò, la sua bocca restò aperta […] Lanciò una freccia che le trafisse lo stomaco, le ruppe le viscere, le aprì il cuore. La sormontò e le tolse la vita, gettò a terra la sua salma, le spaccò la testa, le tagliò le vene. […] Quando i suoi padri videro ciò furono felici e giubilarono”.

In questo brano tratto dall’antico testo babilonese dell’Enuma Elish rivive in tutta la sua terrificante pregnanza mitologica il transito della remota civiltà antica, che era bilanciata matri-patristicamente, verso un patriarcato invasivo che avrebbe conquistato un dominio quasi assoluto sui modelli sacrali e sociali precedenti. La scena appena descritta è infatti cosmicamente paradigmatica, trattandosi della lotta fra una Madre dei primordi, Tiamat, identificata con le “acque salate”, e il Dio-Toro Marduk, legato al Sole e quindi al fuoco. La Dea era rappresentata dall’immaginario collettivo del tempo come una Dragonessa, una sorta di ancestrale “ricordo archetipico” dei dinosauri e di altri mostri che popolavano la Terra prima dell’avvento umano: il caos precedente al cosmo (“ordine”), la Natura selvaggia, scatenata e indomita, libera dai vincoli della civilizzazione. Quanto a Marduk, è un Dio Cornuto - come ci rivela la sua identità zoomorfica - e quindi progenie del notturno mondo della Luna, il cui simbolo sono appunto le corna: ciò non gl’impedisce però di ribellarsi a Colei che in quanto Mare ha con il satellite un legame privilegiato (si pensi alle maree) e con le tenebre una coincidenza ontologica, essendo gli abissi oceanici luoghi di profonda cupezza. Marduk, Signore di luce, sconfigge dunque l’oscura Tiamat, il ventre da cui ogni vita è emersa e che ora viene gestito e manipolato dal trionfatore, il quale infatti col corpo mastodontico di Lei dà inizio all’universo come lo conosciamo: un Ordine in cui non c’è più spazio per le forze caotiche originarie.

Questo scenario altamente psicodrammatico mostra come l’equilibrio tra il Dio e la Dea sia ormai spezzato: la Divinità Maschile ha perso infatti quell’interconnessione con la Madre che ne faceva una figura completa di Sposo, Figlio e Padre-di-altri-Figli e la Divinità Femminile è stata trafitta, mostrificata, arginata, allontanata… Un tragico avvio del processo che porterà alla sua completa estirpazione dai recinti di buona parte del Sacro.

Questo passaggio è fondamentale e va sempre tenuto presente se si vuol comprendere qualcosa di autentico sul perché nell’attuale società “post-biblica” (ovvero quella vasta area di pianeta dove prevale l’Ebraismo religioso o il Cristianesimo o l’Islam o in cui malamente convivono tutte e tre) la parola “Dio” ha generalmente il significato di una sacralità viva e tuttora operante nei cuori, nelle menti e negli spiriti, mentre se si dice “Dea” il pensiero si autoperimetra nei fondali del mito, suggerendo che appartiene al passato, è una senza-vita, una fantasia di fedi primitive e ingenue.

Oggi la Divinità proposta e per vie subdole imposta da tre fra le più diffuse religioni dominanti, cioè quelle “rivelate”, è esclusivamente e spudoratamente maschile in senso patriarcale. Lo stesso Dio Cornuto - la Virilità Verde e Fertile di un tempo - è stato accolto dal Cristianesimo sotto forma del Diavolo, una rielaborazione di Dei naturistici, primo dei quali proprio Bel-Marduk, il Nemico di Geova, rimaneggiato dai giudei in seguito alla loro permanenza babilonese: non è più una Divinità ma è diventato un angelo, un angelo che sta pagando per l’eternità la ribellione al sadico Creatore biblico, condannato com’è a fronteggiarlo pur sapendo che non potrà mai sconfiggerlo.

E la Dea? Dov’è finita la Dea? Soltanto nell’effigie dei tanti draghi scannati da paladini della fede cristiana come san Giorgio o l’arcangelo Michele? Nel drago-serpente con cui, ma guarda un po’, inizia e finisce la Bibbia, apparendo quest’animale sia nell’Eden che nell’Apocalisse? … No, per favore no: non ditelo. Non ditelo che è adombrata in Maria! O almeno non ditelo così: in questo modo è come cadere in una trappola tanto astuta quanto fin troppo facile. Vediamo perché.

 

Hic non est Dea

Conoscere una religione solo attraverso le esternazioni di alcuni esponenti o l’humus iconologico che la contraddistingue o le modalità espressive di certi suoi gruppi operanti è utile ma parziale e quindi rischia di diventare fuorviante. Occorre andare a fondo e scavare nella sua dottrina ufficiale e tramandata per scoprire se dice quel che noi crediamo che dica. Esempio: c’è stata una nascita e la famiglia, pur tiepidamente cattolica, decide di battezzare la neonata (o il neonato, ma come generico usiamo il femminile stavolta, tanto per variare i congegni del sessismo linguistico). Perché lo fa? Per tanti motivi. Anzitutto per convenzionalità, ma anche perché ha la voglia, il desiderio sentito di festeggiare con un rito sacrale la nuova arrivata e di rituali pubblici conosce solo quello, anzi forse è l’unico praticabile insieme a tutto il parentado. Dunque il battesimo viene effettuato tra l’emozione e la gioia generali, ma è quasi certo che un’alta, forse altissima percentuale dei e delle presenti NON ha la minima consapevolezza che si sta svolgendo un esorcismo nel senso stretto del termine, definito in tal modo dalla Chiesa stessa: l’operazione mira infatti a liberare la neonata dal Male, ossia dal peccato mortale che si porta addosso per il mero fatto di essere progenie dei mitici coniugi, Adamo ed Eva, che peccarono nel Paradiso Terrestre; lo fecero su stimolo della femmina della specie, naturalmente, sedotta dal serpe-Satana e dal desiderio di una conoscenza autonoma e non sottomessa a Dio. Dico sul serio: quante persone sanno che il battesimo cui stanno partecipando è un esorcismo? E quante fra quelle che sono “inquietate” da Satana, per fare un altro esempio, sono a conoscenza delle origini mitologiche di questo protagonista del pantheon giudeo-cristiano e di come il suo primo stampo sia stato prodotto in un tempo e in un luogo precisi, ossia - lo si accennava - dopo l’esilio degli Ebrei a Babilonia, non a caso maledetta nell’Apocalisse come sentina di ogni peccaminosa lussuria? Il modello di base, edificato come si è detto sul tipo-Marduk, si è nei secoli arricchito e la sua complessa costruzione è nota a chiunque studi la questione antropologicamente.

Tutto questo lavorio di analisi e smontaggio della mitologia cristiana - di particolare rilevanza per chi è cresciuto o cresciuta in terre dominate da questo scomparto religioso - diventa ancor più efficace se si applica al personaggio della Vergine Maria, e non tanto perché la Sacralità Femminile sia più importante di quella Maschile, ma soltanto in virtù del fatto che è stata più demonizzata, offesa, repressa e ha quindi il maggior potenziale anticristianico per diventare in quest’era il più formidabile tra quelli che mi piace chiamare SES: Sacri Elementi Scardinanti. Per esempio lo sono il recupero sacrale dell’omosessualità, la rivendicazione di ogni religiosità pre-monoteistica e l’enfasi sul valore delle eresie e sulle virtualità della Gnosi. Ma puntare il dito sulla Dea e sulla sua scomparsa lo è molto di più: è come togliere i tappi alle falle dell’Arca Patriarcale che ondeggia sull’immenso Oceano e farvi fluire dentro le acque, permettendo a ogni essere, ente e cosa di farsi rigenerare dal Diluvio di Tiamat invece che fuggire temendolo.

Lo smembramento di Maria in vista di un tangibile recupero della Dea sarà dunque la nostra nuova meta… .

 

Habent papam!

Quando il 19 aprile scorso, verso il tardo pomeriggio, i mass media annunciarono che nuovo papa era diventato Joseph Ratzinger confesso che ho avuto un sussulto d’emozione: avevano eletto il candidato per cui avevo fatto il tifo! Finalmente un vertice della Chiesa subito identificabile con la “Santa” Inquisizione (diventata nel tempo Sant’Uffizio e oggi Sacra congregazione per la dottrina della fede, di cui fino a quel momento era stato a capo proprio Ratzinger), un teologo dalle idee forti e chiare, un po’ mieloso nel modo di porgersi ai suoi fan ma meno torbido del pontefice precedente, che grazie all’abilità di mescolare atteggiamenti giovanilistici, viaggi da star, proclami ideali e alla fine anche personalismi da martire era riuscito a far filtrare come se nulla fosse i messaggi più retrivi e dogmatici del credo cattolico, messi a punto nella forma proprio con Joseph, forse il suo più stretto collaboratore.

È cosa ardua combattere in modo efficace un avversario le cui parole vengono interpretate non nella sostanza ma nel carisma che emettono, com’è appunto accaduto con Karol Wojtyla, mentre un personaggio che si è già tanto espresso quale Ratzinger facilita il compito, condividendo in modo esplicito un dato di fatto da sempre rilevato dai cosiddetti ambienti alternativi: Chiesa Cattolica e libero pensiero non sono compatibili, dove il concetto di “libero pensiero” va esteso a qualsiasi tipo di scelta filosofico-esistenziale non allineata al paradigma cristiano, come il rapporto diretto con la Sacralità, l’omo e la bisessualità, l’esplorazione psicoattiva, le pratiche magico-esoteriche, la coppia o la famiglia di fatto… e quant’altro.

 

Catechizziamoci

Ebbene, quasi a voler soddisfare le mie aspettative, uno dei primi atti compiuti da Benedetto XVI è stato quello di divulgare e rendere accessibile a tutti/e il Catechismo della Chiesa Cattolica emanato da Giovanni Paolo II nel 1992, facendone un breve Compendio che è stato diffuso perfino nei centri commerciali. Il mio consiglio è: non comprate questo Compendio ma cercate la versione originale, che è quella completa anche sugli argomenti più scabrosi. Tuttavia l’evento ha avuto il merito di far sapere alla gran massa che esiste uno strumento per dirimere i dilemmi di carattere religioso in area cattolica. Non si fidino più i “credenti per caso” di chi difende la Chiesa su un certo argomento adducendo compromessi che soddisfino almeno in parte le aspettative della gente contemporanea: vadano piuttosto a cercare la voce corrispondente nell’indice analitico del Catechismo e sapranno cosa davvero la Chiesa ne pensa. Qualsiasi persona può così accorgersi che il modello interpretativo cristiano delle interrelazioni umane e del rapporto con il Sacro è ormai irrimediabilmente in antitesi sia con le istanze sociali che con i paradigmi epistemologici e le scoperte scientifiche del mondo reale. È solo questione di tempo, ma è inevitabile il processo di dissoluzione del Cristianesimo e del suo fardello di pestifere zavorre, quali i suoi tanti tabù, i suoi bizzarri fideismi, i sentimenti di colpa e di peccato con cui cerca di gestire le coscienze, l’autorepressione che invoca come strumento di salvezza, l’innaturale vocazione al dolore e al sacrificio.

Possiamo comunque accelerarlo proponendo idee-forza che stimolino a una visione lucida delle cose e siano perciò realmente innovatrici. Una di queste è la vivificante riattivazione dell’I-dea di Dea, della sua potenza rigeneratrice, del suo inesausto afflato verso un universo pluri-sfaccettato e pluri-divinizzato in cui uomini-Dei e donne-Dee possano bearsi di sé e avventurarsi gaudentemente nei misteri della vita e della morte senza intermediari ma semplicemente attraverso metodi idonei, tali in quanto unici e personali. A tutto ciò fa da ostacolo lo schema dualistico che oggi domina l’anima collettiva del mondo “post-cristiano” e il cui cuore pulsante - nonostante il cosiddetto laicismo, frutto di una reazione al paradigma biblico ma al contempo suo diretto discendente - è identificato con una Sacralità verticistica e maschilizzata: nella Trinità risulta maschio, essendo inseminatore di Maria, perfino lo Spirito Santo, che secondo le antiche tripartizioni naturalistiche avrebbe dovuto ricoprire un ruolo femminile accanto a un Padre e a un Figlio... Manca inoltre completamente una Divinità femminile. Maria infatti, il “supremo modello” di fede (Catechismo, punto 273), la “sempre vergine” (punti 499 e 510), “l’Orante perfetta” (punto 2679), colei che è stata concepita senza peccato (punto 491) e che si è autodefinita “serva del Signore” (Vangelo di Luca 1, 37), non soltanto non è una Dea ma neppure un essere soprannaturale: è una donna, una “creatura”, tanto che quasi una decina di punti del Catechismo enfatizzano la sua identificazione come “nuova Eva”, essendo la femmina della specie che è stata prescelta per essere contrapposta a quella dell’Eden. La Madonna infatti non è sedotta dal serpente come l’amica-del-Diavolo Eva bensì lo schiaccia sotto il proprio piede, non disobbedisce agli ordini del Boss ma si rende sua schiava, non ha peccato ma è stata anzi preservata da ogni peccato fin dal concepimento appunto perché fosse degna di ospitare il corpo di Gesù. Ha infine un merito supremo: ha accettato di essere madre senza conoscere né prima né poi (secondo la dottrina cattolica romana non ha infatti avuto altra prole) i “dolori” del sesso. La sessualità femminile negli scenari evangelici è stata assegnata a un’altra ben nota figura, la Maddalena, non a caso interpretata da molte tradizioni cristiane come una prostituta che Gesù si è degnato - bontà sua - di perdonare…

Insomma basta solo far chiarezza e non polemica, mostrando semplicemente le cose come stanno e decidendo se corrispondano o no alle proprie istanze spirituali. Se infatti una persona pur non cristiana vive dinanzi alla Madonna un’emozione simile a quella che proverebbe confrontandosi con una Dea è necessario prenda consapevolezza che si tratta di una sua esigenza, poiché la Vergine non rappresenta nulla di tutto ciò e i vari sigilli che l’hanno contraddistinta in tal senso son stati un mero furto al paganesimo. Dunque è questo il messaggio forte da comunicare intorno a noi alle persone più sensibili su queste tematiche ma ancora incerte e tentennanti sulle proprie vere inclinazioni. In realtà più che di un messaggio si tratta di una domanda, ma di quelle pericolose, che possono far scoppiare la bomba nella pancia. Cioè chiedersi in tutta sincerità: perché adeguarsi al compromesso, continuare a far finta che, perpetuare quel rispetto delle idee e credenze altrui che contribuisce a mantenere l’attuale potere socio-religioso sul suo sacrilego scranno e non decidere invece per una scelta drastica, definitiva, reale, liberandosi dai legacci del quieto vivere e dall’impaludante conformismo e tirando fuori da sé quel che davvero si pensa, si sente, si crede, vivendolo fino in fondo, fino alle radicali conseguenze? Sono convinta che dopo una spregiudicata analisi di questo tipo molti uomini forse e certamente molte donne ritroverebbero dentro di sé il sapore, l’odore e il nostalgico richiamo di quella Divinità Femminile di cui una certa umanità ha tentato di fare a meno, causando quello squilibrio ontologico le cui conseguenze chiunque può oggi rilevare.

 

Habemus Deam!

Per fortuna la Dea, così come il Dio Cornuto suo Compagno, non è mai effettivamente scomparsa: c’è sempre stata qualche perseguitata eresia e qualche corrente para-religiosa, meta-culturale o iniziatica che l’ha tenuta in vita, a volte con sbavature fideistiche, altre volte con usi strumentali, ma non importa; l’importante è che ce ne siano restate sufficienti tracce per poterne riedificare l’essenza in base agli aneliti sempre più diffusi verso un nuovo approccio esistenziale che superi il dualismo scienza # religione a favore di un sentire olistico e reintegrato. Far emergere la Dea o il Dio che è in noi, questa sì che è una genuina Rivoluzione Culturale, questo sì che è un sostanzioso contributo al rinnovamento del nostro pianeta e di noi tutte e tutti che lo abitiamo!

E dunque non concludo augurandovi soltanto che la Dea o il Dio sia con voi, ma anche è soprattutto che sia da voi…

 

questo articolo è apparso su Re Nudo aprile 2007