"L'eredità del femminismo per una lettura del presente"
3° incontro
 

Dal “personale è politico” alla personalizzazione della politica:
che cosa è cambiato nella pratica del femminismo e nel quadro politico generale?


Eredità e attualità del femminismo

di Liliana Moro


Lidia Campagnano

Si è concluso a Milano il Seminario "L'eredità del femminismo per una lettura del presente". L'ultimo incontro si è tenuto il 7 aprile 2001 sul tema: Dal "personale è politico" alla personalizzazione della politica: che cosa è cambiato nella pratica del femminismo e nel quadro politico generale?

Sono intervenute: Maria Luisa Boccia, Lidia Campagnano, Elettra Deiana, Silvia De Zordo, Raffaella Lamberti.

Hanno coordinato: Lea Melandri e Paola Melchiori

Il dibattito è proseguito nel pomeriggio con interventi che hanno sostanzialmente rispettato il vincolo posto in apertura da Lea Melandri di tenere come riferimento l'esperienza personale nel render conto della diversificazione dei percorsi scelti da ciascuna. Si tratta, insomma, di operare una "autocoscienza di secondo grado", come è stato più volte definito durante il seminario un agire politico che non sia il puro e semplice dire di sé, ma il disegnare i propri percorsi all'interno di una disciplina o di un tema, esplicitando i nessi tra storia personale e storia collettiva. Ciò ripropone in modo adeguato al presente l'autocoscienza degli anni Settanta.

Lo spessore del tempo che ci separa da allora è stato posto al centro dell'attenzione e interrogato per non distogliere lo sguardo dai mutamenti prodotti in noi e sedimentati nei nostri corpi. È necessario, per questo, ricostruire i passaggi che ciascuna ha attraversato nell'affrontare le sfide proposte dai fatti politici e storici di questi trent'anni e in particolare dalle guerre recenti e in corso.

Maria Luisa Boccia ha offerto una lettura inedita, personale dell'evoluzione del maggior partito della sinistra italiana (PCI-PDS-DS), narrando ciò che ha visto con sguardo lucido e appassionato nel processo che portò dalla critica alla crisi del partito. Una vicenda vissuta dall'interno, a partire dall'appartenenza a una famiglia comunista fino all'esperienza della candidatura a Roma nelle elezioni del '94. Questa esperienza l'ha condotta, oggi, a rilevare non lo scadimento della politica ma una vera e propria de-politicizzazione nel sentire comune. Per Maria Luisa Boccia è dunque il momento di privilegiare la politica del femminismo come l'unica ancora valida. Intendendo come tale non la ripetizione identica di pratiche del passato, ma la loro rivisitazione instaurando rapporti diversi tra donne all'interno dei luoghi, l'università nel suo caso, in cui si opera. Bisogna ri-tessere una pratica e un discorso. Come è sovente accaduto nella storia delle donne, oggi del movimento femminista restano i risultati ma non si sa nulla del modo in cui sono stati raggiunti, e il suo desiderio è che ora sia possibile rendere trasmissibili sia i primi che il secondo, perché sono inscindibili.

Lidia Campagnano ha sottolineato la carica emotiva e perfino erotica che la politica ha avuto e ha ancora per alcune donne. Una carica che deriva dal desiderio di condividere, pubblicamente e collettivamente, la cura del mondo. Il problema è che evidentemente gli uomini non hanno un desiderio analogo, visto che non sono stati affatto disponibili a condividere quella cura. Ma ora l'esperienza francese del vincolo, nelle ultime elezioni, del 50% di candidate pone la questione in termini nuovi, poiché si tratta di una condizione di democrazia così elementare che è ben difficile per chiunque opporre un rifiuto. Senza soverchie illusioni. Ripensando al proprio passato Lidia Campagnano si rende conto di essere stata inconsciamente una progressista, di aver creduto nella possibilità di un miglioramento della vita di tutti, a cui pensava di poter contribuire. Atteggiamento non più praticabile, oggi, dopo la guerra, quando è in questione non solo la libertà, ma la convivenza e la stessa sopravvivenza.

Silvia De Zordo ha posto il tema del confronto tra generazioni, partendo dalla sua attività alla Fondazione Elvira Badaracco che considera un lavoro di grande importanza perché va conservata la memoria del femminismo e non sono tanti i luoghi in Italia dove è possibile reperire i documenti di quel periodo. Ma, non avendo vissuto la stagione del movimento, il suo desiderio è incontrare direttamente le donne che ne sono state protagoniste o partecipi perché il pensiero si sviluppa solo nel rapporto. Nonostante l'esistenza di luoghi aperti e donne ancora politicamente attive, l'incontro tra generazioni diverse non è facile, e Silvia De Zordo si pone e pone a tutte il problema. Occorre a suo parere intelligenza rispetto alle esigenze espresse dalle donne di varie età e di varie tradizioni culturali e creare luoghi dove mettersi in gioco a vari livelli, non solo sul piano intellettuale. La centralità del corpo, che sappiamo non essere solo fisicità ma spessore di esperienza e di cultura, è stata più volte richiamata anche nel corso del dibattito seguito alle relazioni.

Lea Melandri ha concluso i lavori augurandosi che il dibattito possa continuare in altre sedi, superando il localismo, di cui siamo state vittime un po' tutte, e soprattutto le diffidenze, le delusioni. Si è abbandonata la relazione di ascolto che si era realizzata nel primo femminismo, quando non ci si sentiva uguali, ma ci si poteva ascoltare riconoscendosi l'una nell'altra. Lea Melandri ha auspicato che si ritrovi la capacità di raccontare e riflettere, superando due atteggiamenti molto diffusi: la lamentazione e il rifuggire dalla conflittualità scoperta. E' necessaria una ricerca dei modi in cui è possibile tornare a mettersi in rapporto, anche confliggendo, se necessario, ma non in modo sterile. Nella situazione attuale abbiamo bisogno le une delle altre e l'incontro può giocare a favore del desiderio e contro l'adattamento.

 

 

aggiornato 03/03/2005

 

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