DOMANDE AI MASCHI
di Chiara Sereni
 

Vanessa Beecroft

In prima battuta mi sono chiesta: ma la voce delle donne che fine ha fatto? Possibile che le donne non abbiano niente di nuovo da dire sulla prostituzione, sull'uso sempre più spregiudicato, proprietario e violento dei corpi, sull'idea di rinchiuderli dentro case che saranno prigioni e lager?
Siccome non sono i nostri, e visto che a parlare sembra restino soltanto le brave mogli e le brave madri e buone figlie, quelle che hanno vergogna di vedere e preferiscono non sapere, sui corpi venduti e comprati non abbiamo più parole?
Siamo talmente affaticate dal vivere che ogni repressione ed emarginazione ci passa sopra senza commenti che non siano di bandiera?
Siamo così impaurite dal nostro retrocedere? Così intimorite che - a parte le donne presenti nelle unità di strada finchè non le sopprimono - non ci poniamo più il problema di come relazionarci con chi vive condizioni di massima emarginazione quando non di vera e propria schiavitù?

Non ho trovato una risposta, ma un'altra domanda mi si è affacciata subito dopo: ma gli uomini hanno qualcosa da dire? Si pongono il problema di dire qualcosa?

Negli ambienti che frequento vige ancora - fortunatamente - qualche tabù: dire che le donne sono tutte puttane non sta bene, e anche l'inevitabilità del mestiere più antico del mondo non trova buona stampa. Qualcuno certamente pensa ambedue le cose, ma non si perita di dirlo e questo lo considero, alla fin fine, un bene. E però....

Fra le persone che conosco, mai ne fosse capitato uno che ammette di dirsi cliente. Al più ho sentito dire, da qualcuno abbastanza attempato e in imbarazzo, che bisogna pur provvedere alle pulsioni sessuali degli immigrati senza relazioni e senza amori: e senza soldi, aggiungo io, senza i quali incrementare l'afflusso dei clienti è piuttosto improbabile.
Da quel punto di vista, la prostituzione sarebbe tutto un fatto di emarginazione, da una parte e dall'altra, e chiusa lì. Da un giovane invece, ho sentito raccontare della rinnovata frequenza e passione per i "puttan tour", quei giocosi assembramenti maschili, generalmente automuniti, in cui si va a sparare con le pistole ad acqua o se ne tira a secchiate, preferibilmente d'inverno, alle prostitute così si congelano meglio.
A me, attonita, che chiedevo un perchè, una ragione, è stato risposto: "E' divertente...", e il discorso si è incagliato, senza possibilità di riprenderlo in modo minimamente problematico.

Giovani e meno giovani, mai un discorso che valga la pena di ascoltare su come gli uomini vivono la propria sessualità. Su come si relazionano, oggi, con le donne, che siano le loro compagne o altre.
E invece vorrei sentir confessare e discutere, per esempio, questo bisogno maschile inesausto, anzi evidentemente in crescita, di comperare corpi - giovani più che si può, femminili in prevalenza ma poi anche maschili e trasgender.
Ci hanno detto che dipende dal ruolo maschile ormai pencolante, che li porta anche a picchiarle e ucciderle, le donne. E questa spiegazione sembra aver chiuso ogni altro discorso, ogni ulteriore problematizzazione.
E così, se la prostituzione innegabilmente aumenta, la reazione è come per la grandine: succede, la manda il cielo, ci sono le mutazioni climatiche, che c'entro io?

L'ho già scritto, sono stufa di partecipare a manifestazioni a sostegno delle donne brutalizzate, vendute e comprate, ammazzate. I maschi devono trovare il coraggio di mettersi in gioco, di parlare. Non solo per dire: non nel mio giardino, non davanti a me, non davanti ai miei figli povere creature innocenti.
I maschi devono interrogarsi a fondo sulla dicotomia donna(puttana)-madonna che sembra essersi di nuovo impadronita del sentire comune e che dilaga nei nostri figli.
I maschi devono dire "io", e da lì partire per ragionare, per capire, e solo dopo, molto dopo, per decidere ed eventualmente legiferare.
I maschi devono almeno cominciare a rendere conto alle donne di quel che pensano, di quel che fanno. Di come crescono e di come regrediscono.

Una domanda, ancora. L'educazione sessuale nelle scuole è una cosa che neanche si nomina più. Il presidente Napolitano ha apprezzato i nuovi programmi di educazione alla Costituzione.
Chiedo: ma quale educazione alla Costituzione si potrà mai impartire, se mancano i minimi presupposti di società civile, quelli che segnano i rapporti fra i generi?
Il nuovo fascismo non è solo nelle affermazioni assai disinvolte di sindaci e ministri della Repubblica o nelle singole aggressioni a migranti o diversi. Il fascismo è anche qui, nei nostri "maschi alfa" che da sempre e di nuovo si sentono liberi da ogni vincolo di coscienza e rispetto, anche nei confronti di se stessi.
Abbiamo un gran bisogno di antifascismo in piazza, e bene ha fatto la Cgil ad impegnarsi in tal senso, ma bisognerebbe cominciare a chiarire cosa significhi anti-fascismo fra le lenzuola, domestiche e non.

 

da L'Unità del 12 settembre 2008

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