Renate Siebert,
Il razzismo. Il riconoscimento negato
di Liliana Moro


 


Il razzismo nasce dalla paura, sosteneva Tahar Ben Jelloun nel suo basilare Il razzismo spiegato a mia figlia; per Renate Siebert il razzismo è un riconoscimento negato: il rifiuto di riconoscere all'Altro dignità pari alla nostra. Nasce pertanto da una pulsione emotiva che cerca supporti ideologici e si fa "senso comune".

La storia delle varie forme che ha assunto e assume il razzismo è purtroppo lunga e si articola su vari piani, perciò occorre dotarsi di molteplici strumenti d'indagine e affrontare la questione da diverse angolature. Esattamente come fa la Siebert che sviluppa questo suo testo attorno ai temi della costruzione sociale dell'Altro, le proiezioni, i vari razzismi, l'antisemitismo, i crimini contro l'umanità, "il diniego, il disprezzo, la rimozione, il lavoro del lutto e il riconoscimento".

Con estrema correttezza Siebert riconosce la propria collocazione fisica e culturale all'interno del mondo europeo come problema, poiché nessuno sforzo di "comprendere o rispettare" l'altro può approdare a un reale cambiamento finché non si permetterà agli altri di prendere la parola, di manifestare la loro lettura del mondo e non la si ascolterà con la consapevolezza della nostra parzialità di occidentali: "provincializzando l'Europa" propone l'autrice.

Questo potrebbe comportare la necessità di rivedere le più consolidate letture della nostra storia, se è vero, come è vero, ad esempio, che l'illuminismo, il momento della più limpida affermazione dei diritti umani in Europa coincide con l'espansione coloniale: la più cruda negazione di quegli stessi diritti fuori dei confini europei.

 

Renate Siebert,
Il razzismo. Il riconoscimento negato
Carocci editore, 2003, pp.172, Euro 15,50