Più forti della violenza

di Giuliana Manganelli

La sudafricana Sindiwe Magona guida le donne che combattono con la parola



Erano in 20.000 quel 9 agosto 1956 a protestare sotto il palazzo del governo di Pretoria. Le donne sudafricane dicevano no alle "pass laws" che limitavano la circolazione dei neri, che li segregavano nelle misere township, che separavano le mogli dai mariti che lavoravano nelle città buttando sulle loro spalle tutto il peso delle cure parentali e dei vecchi, che discriminavano le donne nell’istruzione e nel lavoro.
Quelle donne cantavano: "Ora hai toccato le donne Strijdom / Hai sbattuto contro una roccia / Hai smosso un macigno / Resterai schiacciato". Da 13 anni l'apartheid è finito, sta nascendo una borghesia nera, disordinatamente e con arroganze ed errori a volte più crudeli di quelli dell’ex classe dirigente bianca.
Ma quel grido di 50 anni fa non si e spento. Ha solo cambiato destinatario. Ora la guerra delle donne è contro i loro uomini, perché è tra i sessi che le cose devono cambiare.

L'emergenza è l'Aids, le violenza contro donne e bambini, la povertà. Il 75 per cento delle donne nere sotto i 30 sono disoccupate, del 14 per cento dei top jobs in mano alle donne solo il 2 va alle nere. Nel 2004 ci sono stati 114 stupri ogni 100.000 abitanti contro i 32 degli Stati Uniti, nel 2005 ogni sei ore una donna sudafricana è stata uccisa dal partner, il tasso più alto del mondo. Le femmine sono le più devastate dall’Aids, oggi superano i maschi che, per promiscuità e rifiuto del preservativo, ne sono la causa prima. Più del 30 per cento delle donne gravide sono infette dall'Hiv.

Adesso le figlie delle donne di Pretoria del '56 lottano per la loro vita e quella dei loro figli. La parola d'ordine è cambiata. "No test, no sex”, come recita lo slogan delle cinque amiche per la pelle dell'ultimo libro di Sindiwe Magona, la scrittrice sudafricana che partendo dal ghetto di Guguletu è riuscita, con enormi sacrifici e una determinazione da roccia, a laurearsi per corrispondenza allevando tre figli da single e sgobbando come donna delle pulizie.
Sabato scorso da Cape Town – dove è tornata definitivamente dopo vent'anni all'Onu di New York – è volata in Puglia per ritirare il Premio Grinzane Terre di Otranto.
"Ora combatto con la parola, è un'arma più micidiale della politica. Amo il mio Paese. Questo è il motivo per cui ho scritto questo nuovo romanzo, che non è frutto di risentimento o di odio. Ma non possiamo far finta che non stia succedendo, che l’Aids non ci stia uccidendo tutti".

Ha una voce calda Sindiwe, a tratti scoppia in risate cameratesche, taglia le parole come pietre, piccole, semplici, tremendamente dirette. (...)
L'editore Riccardo Bassani della senese Gorée – che ha già pubblicato "Da madre a madre" – ha fatto il colpo grosso. Porterà a Cuneo la prima edizione mondiale dell'ultimo romanzo di Magona, "Questo è il mio corpo!", battendo in volata Stati Uniti e Sudafrica dove uscirà dopo con il titolo “The Green Freedom of a Cockatoo”. "Questo libro – racconta Magona – nasce dal dolore e dalla morte per Aids ma indica anche una via d'uscita. Noi abbiamo bisogno di vivere insieme, uomini e donne, ma deve esserci rispetto, gli uomini devono ascoltare la saggezza delle donne".

La scrittrice denuncia che in Sudafrica le donne sono discriminate tre volte: in quanto nere, in quanto povere e in quanto donne. E questo avviene sia nella società bianca sia all’interno della comunità dei neri: lì sei un essere inferiore, dice, "in teoria, con la fine dell'apartheid e le nuove leggi la disuguaglianza economica e sociale si sarebbe dovuta attenuare. Non è così".
Le leggi, commenta con amarezza, non cambiano le tradizioni e le abitudini di una comunità patriarcale in cui le donne sono tenute in stato di sottomissione, subiscono abusi e sono oggetto di orrendi delitti d’onore.
E significativa la coincidenza della manifestazione tenuta al Alba sabato scorso intitolata "Poesie per Hina”, un omaggio di Alba libri in ricordo della ragazza pakistana di Brescia sgozzata l'anno scorso dai familiari perché innamorata di un italiano, con la presenza in Italia di Sindiwe, che nel 1976 è stata membro del Tribunale internazionale per i crimini contro le donne che ha sede a Bruxelles e persegue proprio i crimini d'onore e i matrimoni forzati di bambine anche con vecchi combinati dai padri.

"La tradizione è stata utile alla gente per orientarsi. Quando non serve più deve essere sfidata e cambiata. lo vivo qui e ora, non ieri. Per le donne essere in Sudafrica oggi è peggio che vivere in zona di guerra, ma lì sei preparato, l'emergenza è continua, resti vigile.
Invece quando la guerra è dentro la tua casa dove non sei sulle difensive, il tuo dio cade. Ti aspetti amore e protezione, trovi violenza e abusi. In guerra non ti aspetti che la gente ti tratti con gentilezza, e in casa non ti aspetti che la famiglia, l’amico, il marito, il compagno, l'amante, o il vicino ti uccida".

C'è una via d'uscita? "La coscienza di sé, la sorellanza, il discutere dei problemi comuni, insegnando alle donne a scrivere le loro esperienze, a buttarle fuori". Sindiwe è spiccia e non usa giri di parole.
Smettiamo di piangerci addosso, dice, e piantiamola di pensare che una donna non è completa se non ha un uomo accanto, che se esci dal matrimonio sei una scema perché perdi l'uomo che ti compra l'auto, ti porta i fiori, una volta all’anno ti dice “'amore, ti amo" il giorno del tuo compleanno. Per questi piccoli premi rischi la vita?
 "Se non puoi avere una relazione serena, vattene a vivere da sola", suggerisce allegra.
Intendiamoci, essere innamorate ed essere amate è fantastico, ma la mia vita non deve essere il prezzo dell'amore, se l'amore e il sesso ti uccidono, che senso ha? Meglio libera e felice. E poi se sei una donna adulta puoi sempre andare in un negozio e comprarti un vibratore e divertirti, e se non hai soldi puoi adoperare il dito. Le donne lo fanno da secoli. C'è una battuta nel romanzo che fa: "Mostrami la tomba di una donna – UNA – uccisa da un vibratore. Io possono mostrartene centinaia di migliaia di donne uccise dal pene errante".
 

 

Sindiwe Magona
Questo è il mio corpo!

Goreè edizioni , 2007,  
€ 17,00
- Pagine: 320

da Il Secolo XIX del 13/11/2007

30/11/2007

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