Madre o donna, il dibattito nel movimento lesbico

Gruppo soggettività lesbica


Carla Accardi

 

La legge 40 e il relativo referendum un merito l'hanno avuto: riportare il tema della sessualità nella discussione tra le donne. Il femminismo ne aveva fatto il centro di riflessione e la sua forza ma da anni è calato un silenzio tombale sulla sessualità.

Le lesbiche, invece, obbligatoriamente, hanno continuato a porsi domande: "Che cos'è il desiderio? Da dove viene? Perché desidero una donna? E che donna sono se non desidero un uomo? " e " Il desiderio di maternità, che alcune vivono, è legato alla "possibilità biologica" di procreare o, invece, alla cultura nella quale viviamo immerse e che, per secoli, ha identificato la donna con la madre? "

Quanto il nostro immaginario - intendendo con questo termine la scena interiore in cui l'inconscio e i sentimenti (paura, desiderio, memoria) entrano in gioco senza una chiara intenzione - è modificato dalla nostra esperienza "diversa" e quanto, invece, ha ancora a che fare con l'immaginario collettivo della nostra società eteromaschilista, come suggeriva Pierre Bourdieu?

C'è molto dibattito all'interno del movimento lesbico sulla richiesta di maternità che alcune, soprattutto le più giovani, rivendicano e vogliono realizzare. Di tutto ciò si parla ampiamente in un capitolo del libro Cocktail d'amore dove abbiamo scritto, tra l'altro: «Nel nostro gruppo di discussione è emersa una grande varietà di sentimenti ed emozioni nei confronti della maternità, e ci è sembrato estremamente difficile capire quali e quanti condizionamenti stiano dietro ai nostri desideri, quali le proiezioni, quali le fantasie, quali le paure in una pluralità di approcci, dai più coinvolti, sofferti e conflittuali a quelli più sereni e determinati».

Una linea di demarcazione sembra emergere tra le diverse generazioni. Certamente le lesbiche ultraquarantenni che hanno attraversato il femminismo vivono come una conquista la rottura dell'identificazione donna-madre. Nelle più giovani, viceversa, prevale il peso di sentirsi "escluse a priori" dalla possibilità di procreare solo per il proprio orientamento sessuale, in una società che dà per scontata l'indispensabilità della presenza di un uomo e di una donna per la "sana crescita" di un bambino. E tutto ciò a dispetto della realtà come se anche nella nostra cultura questa fosse stata la regola, come se esperienze di crescite differenti, al di fuori della famiglia mononucleare non ci fossero mai state, come se tutte le esperienze di "famiglie" diverse diffuse già da tempo in vari paesi occidentali avessero generato degli infelici.

Queste lesbiche, che rivendicano la possibilità di procreare e il diritto ad un desiderio praticato ed assunto responsabilmente, considerano le biotecnologie una grande possibilità di libertà e realizzazione umana. Altre non identificano il desiderio di maternità col bisogno fisico di procreare e considerano funzione materna la possibilità di allevare, aiutare a crescere dei bambini, dei figli non biologici ma figli in quanto amati, curati…
Altre ancora, e dai dati riportati in Cocktail d'amore sono il 34,2%, non hanno mai pensato, fantasticato, desiderato avere dei figli.

C'è discussione, anche molto vivace, tra chi ritiene che le mamme-lesbiche vivano fondamentalmente una "mistica del materno" e le altre, le lesbiche-mamme, che rivendicano invece la loro normalità ed il diritto di sentirsi e viversi come famiglie. Tutte, però, pensiamo che questa demonizzazione improvvisa della scienza e delle sue possibilità - proprio da parte dei tanti che, in nome del progresso scientifico hanno distrutto ambiente e vita - sottenda una fantasia di pericolo: la paura del desiderio e della responsabilità femminile, il bisogno di controllare il dis/ordine.

Certo, le lesbiche sono più avvertite da questo punto di vista: il dis/ordine lo rappresentano con la loro stessa esistenza e, perciò, sono avvezze a percepire la paura che c'è dietro il bisogno di controllo e di repressione di tutto ciò che non è "naturale".

Siamo consapevoli che nessun desiderio è innocente. Che dietro al desiderio di maternità si cela spesso una fantasia di onnipotenza, il bisogno di sfuggire alla morte, la difficoltà ad accettarsi limitate, parziali, mancanti. Ma queste sono fantasie comuni a tutte le donne; e anche agli uomini e al loro desiderio di paternità. Che cosa fantasticano quelle donne che hanno rivendicato il diritto a gestire il proprio corpo e, quindi, anche a quello doloroso di interrompere una gravidanza, e che ora non capiscono come una donna - non in relazione amorosa con un uomo - possa desiderare di avere un/a figlio/a? L'immaginario coitale colpisce ancora?

«Che fine fa la sessualità femminile o maschile quando la provetta la sostituisce?» si chiedeva
Ida Dominianni sul manifesto di domenica scorsa. Per rispondere a questa domanda noi proponiamo di interrogare le vite, le nostre e quelle di chi sta intorno a noi. E lo proponiamo in particolare alle femministe perché ci sono stati grandi cambiamenti negli ultimi due decenni nelle relazioni tra i sessi e anche in quelle tra donne e che non sempre sono andati nella direzione cercata o fantasticata.

E' partendo dall'autocoscienza che, cominciando a interrogare le vite, abbiamo visto e sentito un'estrema varietà di esperienze spesso lasciate a margine, prive di luoghi di parola ed elaborazione comune. E' proprio l'irriducibilità di queste vite che il movimento delle donne deve riprendere ad ascoltare, su questi bisogni deve porsi delle domande senza la fretta di risposte sicure ma con la certezza che, solo collettivamente, sapremo trovare risposte adeguate ai cambiamenti avvenuti fuori e dentro di noi.



Pierre Bourdieu, "Il dominio maschile", Feltrinelli, Milano,1998
Gruppo Soggettività Lesbica, "Cocktail d'Amore. 700 e più modi di essere lesbica", DeriveApprodi, Roma, 2005
 

questo articolo è apparso in Queer inserto di Liberazione del 12 giugno 2005


 

14 giugno 2005