Barbara Mapelli, Dopo la solitudine

del gruppo di via Ricordi
e di Gianna Beltrami

Abbiamo letto “ Dopo la solitudine” di Barbara Mapelli durante il corso “Conoscersi attraverso l’incontro con le differenze di genere, di generazioni e di culture”. L’approccio è stato un po’ difficoltoso perché il libro richiede una lettura approfondita e ripetuta. Inoltre ci siamo sentite un po’ perse tra tanti riferimenti e citazioni, letterari e filosofici, del passato e recenti.
Abbiamo invece letto con molto interesse il messaggio di fiducia e di speranza che il testo propone, un’uscita dalla solitudine dei due generi, quello maschile legato al suo doppio (autoreferente per incapacità di riconoscere l’altro diverso da sé) e quello femminile assente, separato, escluso dai giochi.
Solitudine dolorosa per entrambi: per chi si sente unico dentro al potere e per chi ne è esclusa.
Il rapporto uomo-donna può diventare diverso. Anziché vedersi in specchi deformanti per entrambi (per l’uomo immagine narcisistica di sé, per la donna immagine di ciò che non c’è) ci si potrebbe mettere in una relazione più autentica partendo dal riconoscimento delle interiorità di entrambi.
Anche noi che abbiamo sperimentato nelle nostre vite il tormento della separatezza e della contrapposizione uomo-donna contiamo per chi vivrà dopo di noi su un progetto per un nuovo modo di mettersi in relazione, su un futuro con uno stesso obiettivo di amorosa comprensione.
Nel libro la narrazione di sé -di tutti, uomini e donne- è vista come possibile strumento per la creazione di un “mondo diverso”.

Il gruppo di via Ricordi

marzo 2008

 

A PROPOSITO DI ANTIGONE

Antigone forse per reminescenze scolastiche mi è sempre stata sulle palle, la consideravo una specie di dama di san vincenzo ante litteram e non mi è mai piaciuta quella sua cura pietosa, il trascinarsi in giro il suo vecchio padre cieco o il voler seppellire a tutti i costi il fratello.
Ma siccome è vero che tutto è ribaltabile e le interpretazioni sono infinite secondo l’angolazione e la spinta da cui si guarda ecco  che Antigone non è più una ma sono tante e ognuna vera e unica.
Mi piace associare alla psicoanalisi il suo percorso nel buio prima di morire, il suo dimenticare la cura verso il mondo espressione di genere  e il prendersi cura del sé.                                            

Buio profondo per una luce interiore (così si può leggere anche la cecità di Edipo?).                   
Una ricerca oltre la fissità del ruolo : seppellire il fratello è solo un pretesto per imporsi come figura diversa da quella che ci si aspetta da una donna , un gesto sì di cura amorosa ma per andare oltre e contrastare il potere e il suo ordine stabilito e statico.
Per il suo gesto di cura ma anche di disordine  il tiranno la condanna a privazione di vita (e anche d’amore e di maternità). Dura lex sed lex è la posizione di Creonte che col suo editto difende il suo potere e la sua parola, rifiuta ogni altra prospettiva, passa come un carro armato sulla pietà e sui sentimenti.
Antigone sostiene la legge dell’amore per suo fratello e per  tutta la sua disgraziata infelicissima famiglia. Ma la sua è una posizione aperta e critica, come rinunciare a se stessa? E allora lì nell’oscurità di quella che sarà la sua tomba vuol sapere di sé, sapere chi è. Lei” per un atto di pietà viene considerata empia” mentre all’impietoso Creonte si riconosce un valore che gli viene dalla  sua autorità non dalla sua autorevolezza.

In  me  Creonte ha da sempre suscitato un’immagine di pochezza, di uno che si basa sulle parole, sulle sue parole che confonde con quelle dei cittadini a difesa di un ordine che non si può sconvolgere se no crolla tutto. Antigone invece mi ha confuso, la sentivo troppo legata al ruolo di cura di quel femminile che mi è sgradevole e che rasenta anche comandamenti religiosi. Oggi è con occhi nuovi che la leggo, nel naufragio generale dei personaggi di questa tragedia è lei che trionfa perché sa mettersi in gioco, cercando e difendendo la sua consapevolezza senza affidarsi a parole e motivazioni altrui.

Si pensa a un’eroina come a qualcuna che compia gesta sconvolgenti, Barbara Mapelli riferendosi a Maria Zambrano parla di “disfare il pensiero che si è fatto sistema”. Antigone non sta al suo posto di donna, a quello che ci si aspetta da lei, ma rompe il sistema . E lo rompe ben sapendo che questa rottura le farà perdere anche le cose belle connesse al suo essere donna, amore maternità. Ma raggiunge la consapevolezza di sé cui non può rinunciare. Più grossolanamente, oggi, Thelma e Louise hanno fatto la stessa scelta.

Gianna
2 marzo 2008

 

 

Barbara Mapelli
Dopo la solitudine.
Pedagogia narrativa tra donne e uomini
Mimesis edizioni, 2008, Euro 14,00