Manifestazione contro la violenza sulle donne 
        a Roma il 22 novembre 2008         
      di Elena Biagini 
        
      Roma, 24 novembre 2007  
      Il 24 novembre del 2007 la  grandissima manifestazione femminista e lesbica contro la violenza maschile  sulle donne ha sconvolto l’asfissia della politica italiana, anche di  movimento, con forza, radicalità ed autonomia. 150.000 donne in corteo a Roma  con parole d’ordine chiare e assolutamente fuori dal coro: la violenza sulle  donne ha un sesso non una nazionalità, sono i maschi a commetterla e, per  questo, qualunque politica xenofoba e securitaria non può usare a pretesto  questo tema; al contrario, la violenza contro le donne è commessa  principalmente in famiglia. Per qualche giorno lo scorso anno i media sono  stati costretti a rendere pubblici i dati su femminicidi e violenze di ogni  genere, i dati sconvolgenti di una guerra in atto in tutto il mondo contro le  donne, una guerra che inchioda come responsabile il sesso maschile e mostra che,  nella maggior parte dei casi, sono proprio i maschi all’interno della famiglia,  di qualunque grado di parentela, a uccidere, brutalizzare, stuprare le donne.   
      Il “sommovimento” del 24 novembre scorso non si è spento e per tutto l’anno ha  portato le femministe e le lesbiche più volte in piazza, in presidi e cortei  “spontanei” lo scorso 14 febbraio quando la polizia irruppe nelle corsie del Policlinico  di Napoli a violare la degenza di una donna che aveva interrotto la propria  gravidanza, in un 8 marzo organizzato in tantissime città diverse con lo slogan  “Tra la festa  il rito e il silenzio scegliamo la lotta!” e poi in presidi davanti  a tribunali dove si celebravano processi per stupro e femminicidio, in cortei a  volti rompere l’omertà degli stupratori, in iniziative antirazziste . Quel  sommovimento dello scorso anno è divenuto una rete che ha trovato tempo,  modalità e desiderio di approfondimento e confronto attraverso due edizioni di  FLAT – Femministe e lesbiche ai tavoli, lavori tematici di centinaia di  femministe e lesbiche che hanno prodotto saperi, pratiche, percorsi su violenza  maschile, sessismo, autodeterminazione, fascismo, razzismo, lavoro e  precarietà, comunicazione.  
              Anche quest’anno le femministe e  lesbiche “sommosse”, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle  donne, lanciano un appello a tutte le donne per tornare in piazza: sabato  scorso, in un’affollata assemblea che si è tenuta presso la Casa Internazionale  delle Donne, è stato infatti deciso di organizzare un corteo che sabato 22  novembre, come lo scorso anno, partirà da piazza Esedra per raggiungere piazza  Navona.  
        E come lo scorso anno la manifestazione sarà autonoma e autorganizzata:  non saranno partiti o sindacati a costruirla ma collettivi, gruppi,  associazioni, assemblee di femministe e lesbiche sparsi sul territorio  nazionale. Già all’assemblea nazionale di sabato, oltre alle romane, hanno  partecipato donne da molte città fra cui Bologna, Milano, Palermo, Bari, Trieste,  Firenze, Perugia, Napoli, femministe e lesbiche di tutte le generazioni.  
        E se  anche quest’anno la manifestazione - antisessista, antirazzista e antifascista  - avrà come motore la denuncia della violenza maschile su donne e lesbiche,  togliendo il velo ideologico che spesso copre la famiglia come teatro di  violenza, e la rivendicazione di autodeterminazione per tutte, molti sono i  temi che l’attualità politica ha imposto: anzitutto la violenza istituzionale  attuata attraverso il ddl Carfagna che criminalizza le prostitute e con loro  tutte le donne (sabato infatti era presente anche il Comitato per i diritti  civili delle prostitute), ma anche attraverso lo smantellamento dello stato  sociale, la precarizzazione e i decreti Brunetta e Gelmini che colpiscono  scuola e università e quindi migliaia e migliaia di donne non solo  lavoratrici e  studenti.   
        Poi, accanto alla violenza contro donne e  lesbiche, è stata sottolineata la violenza transfobica che ha prodotto momenti  efferati, tra cui in più interventi è stata ricordata la caccia alle trans al  Prenestino, quartiere della periferia romana. Ma anche l’opposizione alla  guerra, come massima espressione di violenza maschile subita prioritariamente  dalle donne, e al militarismo saranno portate in corteo in un momento politico  in cui sembrano ormai fenomeni endemici. 
         
        Le parole chiave intorno a cui si  è dipanato il ragionamento dell’assemblea femminista e lesbica sono “condotta”,  “decoro” e “controllo”, i pilastri di un regime autoritario ormai imposto nel  paese che trova in una violenta riaffermazione machista e patriarcale la sua  più forte definizione.  
        Il decoro che, sbandierato dalle amministrazioni locali  e dai decreti governativi, vuole imporsi come norma e controllo delle donne,  delle lesbiche, di tutte le soggettività eccentriche, deve essere smascherato  come grimaldello per imporre limiti all’autodeterminazione delle donne, delle  lesbiche di tutte e di tutti. Il corteo sarà anche quest’anno una  manifestazione di donne per le donne, definizione molto discussa in assemblea  per il rischio che possa essere letta come essenzialista, ma che in realtà  vuole ribadire l’autonomia di femministe e lesbiche, le protagoniste di questa  lotta, mentre altre soggettività che vorranno partecipare troveranno la loro  collocazione nella parte finale del corteo.  
        
    per approfondimenti e aggiornamenti:flat.noblogs.org 
      
    articolo uscito su Liberazione del 23 ottobre 2008 
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