Sul lavoro di cura

di Sonia Tsevrenis


Nancy Spero, The Dance, 1993


Non si può prescindere dal fatto che il lavoro di cura in Italia dipenda strettamente dal mercato globale. Sono donne globalizzate che nelle nostre case si prendono cura dei bambini, dei vecchi e delle pulizie. Questo fatto ci riguarda e riguarda le nostre riflessioni per vari motivi.

1. Siamo quasi tutte alla soglia della vecchiaia (io ci sono già con i miei 73 anni) e questa vicinanza fisica com la miseria che ci prospetta noi non la mettiamo in  conto, non abbiamo parole per parlarne e non mi risulta che si sia mai elaborato questo passaggio cruciale del nostro corpo e della nostra vita con una riflessione femminista.

2. Il rapporto tra donna italiana e donna straniera resta quello del lavoro servile di quest'ultima e del ruolo di padrona della prima. Da una parte non si nomina  che tipo di assistenza va fatto, se non nella genericità 'materna': disponibilità, fiducia, attenzione, affidabilità ecc... (esattamente la femminilizzazione del lavoro) come se questo lavoro fosse implicito nell'essere donna.  Dall'alttra parte, le datrici di lavoro non pagano molto perché 'offrono alloggio', ciò che sottintende per le  straniere presenza 24 ore su 24, quasi uno stato di schiavitù. Le ore dichiarate di lavoro sono sempre inferiori a quelle lavorate. Si ripropone dunque uno sfruttamento strisciante delle donne del primo mondo sulle donne globalizzate.

3. Le prestatrici di lavoro di cura vivono una situazione di precarietà, clandestinità, di difficoltà a instaurare rapporti intimi, famigliari con persone estranee o diffidenti come spesso sono i vecchi. Inoltre non hanno nessuna presa sulla polis, nessun luogo di socializzazione se non le panchine di un parco, nessuna capacità di fruizione della polis, di rapporti sociali con le italiane, difficilmente si instaurano rapporti di amicizia.
A me pare uno scarto micidiale tra donne che tutte vivono discriminazioni dal maschile privato e pubblico.Il lavoro di cura è dunque in gran parte uno (squallido e doloroso) affaire de femmes?

Amore e cura: Consentitemi ancora una breve riflessione sull'essere nonna. Qui amore e cura non mi sembrano in conflitto, ho un nipotino di due anni che seguo appena posso e che ha tirato fuori da me qualità e capacità che storicamente non credevo di avere: prima di tutto la tenerezza, poi la pazienza, infine una giocosità buffona che mi libera dalla serietà, dall'impegno e dal rigore che hanno contraddistinto (e appesantito) tutta la mia vita. Qualità che non sono riuscita a esprimere con pienezza verso i miei figli, impegnata com'ero nelle mie battaglie prima di emancipazione, poi di liberazione come donna. Con gioia e gratitudine gli preparo da mangiare, lo imbocco, lo metto a letto e gli pulisco il sederino, ma vedo anche la sua intelligenza che si dispiega, le parole che impara, il rapporto che ci lega e si consolida. Insomma, mi dà felicità!

6-11-2009

 

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