Spavento

di Maddalena Gasparini
 


Indifferenza. Spaesamento. Spavento è una parola più adatta al mio sentire. Mi spaventa il dolore innanzitutto, o l’indifferenza ad esso; non credo si possa invocare il sadismo, le perversioni hanno una loro “dignità” . Mi spaventa prendere atto che qualcuna è capace delle stesse brutalità che abbiamo ritenuto appannaggio del mondo maschile. Scrive la Dominijanni che dopo queste immagini, come dopo l’11 settembre, niente sarà come prima. Sono d’accordo; dentro di me ho pensato: non è la prima volta, che vediamo gli effetti devastanti dell’indossare abiti maschili (la carriera, la competizione, i soldati donna – non soldate; mi raccontava un’amica del film Il soldato Jane, che non ho visto; lei viene accettata quando esce con l’esclamazione: succhiami il cazzo…).

I corpi “valgono”, ma contano sempre meno; non vale più il confine della nuda vita. Nelle torture agli iracheni il dolore è moltiplicato infinitamente dalla violenza simbolica. Non diversamente che nello stupro, cui qualcuno ha rinviato per queste immagini: nasce lo stupro femminile del musulmano maschilista e patriarcale.

Penso giunto il momento di rivedere “la differenza”, disancorarla dai corpi di uomo e donna, con cui troppo spesso è stata confusa Mi pare l’unico modo per ridefinire i confini, mettere anche un limite alle responsabilità di ciascuna a questo esito dell’emancipazione; anche se non ci esime dal chiederci: chi siamo (diventate) noi, donne dell’occidente.

Non mi consolano gli aspetti di reciprocità della barbarie, più d’immagine che reale. Anche se, forse perché occidentale faccio fatica a coglierne le differenze profonde.