SPOSA DEL CIELO
di Anna De Nardis

Simboli mariani nell’altare dell’Assunta
della Chiesa di S. Maria Maggiore in Caramanico
 

 

“Fragmen mali punici” (melagrana spaccata)

La ricerca di Anna De Nardis effettuata nella  Chiesa di S. Maria Maggiore
in Caramanico sulla Maiella circa alcune rappresentazioni ricorrenti
nell’iconografia cristiana,  mostra come alcuni  simboli
associati fin dal paleolitico alla Dea
(uccello, porta, acqua, melograno, giardino, loto o giglio, ecc.) siano stati inglobati nelle religioni monoteiste e patriarcali, quali l’ebraismo e il cristianesimo e,
pur nella loro totale decontestualizzazione, continuano a mandare un messaggio chiaro e irriducibile, solo a saperne cogliere il senso.
Si tratta quindi di un piccolo lavoro esemplare
che insegna all’occhio a ridiventare capace di cogliere
la permanenza di strati più antichi di significato
in contesti apparentemente estranei
e in cui chiunque si può esercitare entrando in qualsiasi chiesa o cappella d’Europa, dove la figura onnipresente della Madonna catalizza un immaginario
sempre presente ma ammutolito nella nostra memoria arcaica.

Luciana Percovich


Non è forse da voi, Signora mia,

che si può perfettamente comprendere

ciò che passa fra Dio e la Sposa

secondo le parole dei Cantici?

(Teresa D’Avila) 

Introduzione

L’altare dell’Assunta, posto nella navata destra della Chiesa Abbaziale di Santa Maria Maggiore di Caramanico Terme, fu costruito nel 1592. Circondato da un colonnato, presenta dei pilastri che sostengono una volta che lo ricopre; le facce interne dei pilastri e la volta sono state arricchite da affreschi datati 1595: le scene che si ammirano sulla volta hanno generalmente un carattere “narrativo” e si inspirano a episodi biblici e a momenti della vita della Madonna, le decorazioni dei pilastri combinano elementi stilizzati con immagini dal contenuto simbolico, sottolineato da scritte specifiche.

L’anello di congiunzione tra le due modalità figurative sembra essere l’ultimo riquadro a sinistra della volta, che rappresenta la Madonna col Bambino al di sopra di un giglio e col sole alle spalle.

“Vergine bella, che di sol vestita / coronata di stelle, al sommo Sole / piacesti sì, che ‘n te sua luce ascose”sembra che reciti, con Petrarca, l’anonimo artista. E le immagini più in basso, sui pilastri, stanno proprio a celebrare la maternità divina, fonte di salvezza, e sono commentate con passi tratti dalle Scritture, in particolare con espressioni del più bel canto d’amore della letteratura giudaico-cristiana, il Cantico dei Cantici che, soprattutto in epoca medievale, è stato interpretato in chiave mariologica.

Per ricostruire l’unità di questi dipinti simbolici mi sono servita di una  scelta tra omelie, inni e preghiere dedicate alla Vergine che, dai primi secoli cristiani fino ad oggi, hanno onorato Maria Regina attraverso il richiamo dei suoi molteplici attributi.

Anna De Nardis

 
 

“Vergine perfetta, porta del Sacrario Santo

che Ezechiele vedeva chiusa

dalla parte orientale

 


“Semper  clausa”
(sempre chiusa)

Apri senza timore, o Vergine inviolata,

o porta del santuario sempre chiusa,

apri senza timore al Signore Dio di Israele

che da tempo grida:

        “Aprimi, sorella mia, amica mia!”

                                               (Guerrico D’Igny2)

 

alto roveto, che tutto ardeva

senza essere offeso per nulla

. . . 

   
“Ardet et non cumburitur
” (arde e non brucia)

Tu ardevi

Come il roveto che un giorno apparve a Mosè,

senza essere bruciata;

l’ardore ti struggeva

senza consumarti

Tu ardevi, quasi fusa dal fuoco divino;

fusa nel fuoco,

riprendevi le forze nel fuoco stesso,

per ardere sempre e fonderti ancora.

Quel fuoco ha prodotto una rugiada di luce,

la rugiada di luce ha dato l’unzione,

e l’unzione ha formato

il santo virgulto promesso ad Abramo

nel quale tutti i popoli sarebbero stati benedetti.

                                                (Amedeo di Losanna3)

 

vello di Gedeone, divinamente,

e divino segno della celeste rugiada

che solo accoglie,

mentre tutto il resto rimane asciutto;

. . .

  
“Pluvia in vellus”
(pioggia sul vello)

Nube leggera

e luminosa

che la pioggia della vita

in te effusa

dal mare celeste

hai versato sulla terra assetata:

ti lodiamo con serafica voce

e ti magnifichiamo con un canto spirituale.

                                             (Nerses Shnorhali4)

Vergine e Madre insieme: chi mai

udì tal cosa prima o dopo,

se non in Voi allora? Chi lo intese?

Voi madre e figlia, Voi sposa siete

di quello che stretto al petto tengono

le vostre braccia. Che cosa non può il cielo?

 

 

Vergine, orto prezioso, alto e inaccessibile,

ricco ramo del tronco di Jesse,

che fiorì sì miracolosamente,

custodia preziosissima della Fede,

di cui Voi sola sosteneste tutto il peso,

quando l’uno e l’altro sole persero la loro luce”

                                                       (F. de Sade Miranda5)

  
“Clusus”
(chiuso)

 

HORTUS CONCLUSUS SOROR MEA SPONSA

HORTUS CONCLUSUS FONS SIGNATUS

                                                                       (Ct 4,12)

 

(Sorella mia, mia sposa

sei come un giardino recintato e chiuso,

come una sorgente inaccessibile)

 (traduzione  interconfessionale)

 

  

“….Ti saluto, Maria, colomba immacolata.

Ti saluto, Maria, lampada che non si spegne;

da te, infatti, è nato il sole di giustizia.

Ti saluto, Maria, dimora dell’Incontenibile,

che hai accolto l’unigenito Verbo Dio,

che hai fatto germogliare, senza aratro e senza seme,

la spiga che non marcisce”

                               (Cirillo di Alessandria6)

 

  
“Una est”
(è unica)

UNA EST COLUMBA MEA PERFECTA MEA

UNA EST MATRIS SUAE ELECTA GENETRICI SUAE

VIDERUNT ILLAM FILIAE

ET BEATISSIMAM PRAEDICAVERUNT

                                                                           (Ct 6,9)

(Unica è la colomba mia la mia perfetta

Unica per sua madre

Da chi l’ha partorita è la più amata

Al vederla le figlie di Ierusalem la dicono beata)

(Ceronetti)


“perch’elli è quelli che portò la palma

giuso a Maria, quando ’l Figliuol di Dio

cercar si volse de la nostra salma”                                       

(Dante Alighieri7)

 

 
“Ego illi”
(sono sua)

DILECTUS MEUS MIHI ET EGO ILLI

QUI PASCITUR INTER LILIA

 

                                                               (Ct 2,16)

 

(Il mio amore è mio

come io sono sua.

Egli si diletta tra i gigli)

(Traduzione interconfessionale)

 

“Sei chiamata arca, che il cherubino ombreggiava.

Sei chiamata tortora e ape, madre del puro miele.

Sei chiamata mensa, che portava l’offerta e l’olocausto

. . .

 
“Animata in terris” (passo di dubbia interpretazione)

 ….si dice che David, a un tempo re e profeta, non solo aveva composto molti canti, ma aveva anche danzato davanti all’arca dell’alleanza.

Trasportato dalla gioia si abbandonò alla danza; prevedeva nel suo spirito che Maria, discendente della sua stirpe, doveva essere associata al talamo di Cristo, e perciò disse:

   «Ed egli come sposo uscirà dal suo talamo»

. . . Ma come chiameremo l’arca se non Santa Maria (…) ?

                                                                (Massimo di Torino8)

Sei chiamata calice di vino, che allieta i cuori.

Sei chiamata lavacro e issopo dell’aspersione,

che santifichi ciò che è sordido

e purifichi ciò che è macchiato”

                                       (Elena9)


 

 E’ lei . . . Colei che fa zampillare la sorgente di vita,

                il bagno che monda i pensieri,

                il calice che trabocca di gioia,

                la tenda del Verbo di Dio,

                il Santo dei Santi al di sopra di ogni santità,

                l’arca eletta dallo Spirito Santo . . .

                                               (Massimo il Confessore10)

 

Oggi, nel giorno dell’assunzione

della Vergine al cielo,

la nostra terra ha mandato in cielo

un dono prezioso,

perché in un felice scambio d’amicizia

s’intrecciasse l’umano col divino,

il terreno col celeste,

il profondo con l’eccelso.

                                (Bernardo di Clairvaux11)

 


“Hille et Ea” (Lui e Lei)

Nota: l’espressione “Fragmen mali punici” che appare nell’immagine di copertina è tratta dal Cantico dei Cantici (Vulgata, Canticum Canticorum  4,3). Nelle pagine successive viene usata per questa opera la sigla Ct.

Per la traduzione dei passi del Cantico sono state seguite la versione di Guido Ceronetti (Il Cantico dei Cantici, Adelphi, 1975) e la Traduzione interconfessionale in lingua corrente della Bibbia.

Note

  1.  Teresa d’Avila, Pensieri sull’amore di Dio, da “Maria, Testi teologici e spirituali dal I al XX secolo”, a cura della Comunità di Bose, A. Mondadori, Ed., 2000.

  2.  Guerrico D’Igny, Omelia sull’Annunciazione:da “Maria, Testi teologici e spirituali”, op. cit.
    L’immagine si riferisce al passo di Ezechiele 44,1-3.

  3. Amedeo di Losanna, Lo Spirito Santo verrà in te; da “La Madonna nel pensiero di San Bernardo e dei primi cistercensi”, Ed. Paoline, 1989.
    Il roveto ardente si trova in Esodo 3,2. 

  4.  Nerses Shnorhali, Inno del Mattutino per la sesta domenica di Quaresima; da “Maria, testi teologici e spirituali”, op. cit. Il vello di Gedeone si trova in Giudici 6,37.

  5.  F. de Sade Miranda, Canzone a  nostra Signora, da “Le più belle preghiere alla Madonna”, a cura di Dario Gallon, Piemme, 2001

  6.  Cirillo di Alessandria, Omelie 11; da “Maria, testi teologici e spirituali”, op.cit.

  7.  Dante Alighieri, Paradiso XXXII, 112.

  8.  Massimo di Torino, Discorsi, da “Maria, testi teologici e spirituali”, op. cit.
    Si vedano: Salmo 19 (18),6 e Esodo 25,10-20.

  9.  Elena (Regina), Enzira Sebhat, da “Maria, testi teologici e spirituali”, op. cit.

  10.  Massimo il Confessore, Vita di Maria, da “Maria, testi teologici e spirituali”, op. cit.

  11.  Bernardo di Clairvaux, Omelia sull’Assunzione della beata Vergine Maria, da “La Madonna nel pensiero di San Bernardo e dei primi cistercensi”, op. cit.

 

 Scelta dei testi a cura di Anna De Nardis