Elisabetta Strickland, Scienziate d’Italia
Donne nei laboratori fuori dalla leggenda
Liliana Moro e Sara Sesti

Scienziate d’Italia, il libro di Elisabetta Strickland, professore ordinario di Algebra presso l’Università di Roma “Tor Vergata”, appena pubblicato da Donzelli, raccoglie in occasione dei 150 dell’Unità d’Italia le storie di diciannove studiose che, dal 1861 a oggi hanno dedicato la loro vita alla ricerca. Donne che hanno collaborato al progresso della scienza, nonostante il ritardo della politica, nonostante le difficoltà oggettive e in una condizione palese di assenza di pari opportunità rispetto ai loro colleghi.
Scelte con criteri soggettivi per la peculiarità complessiva delle loro vite, oltre che per la rilevanza dei loro risultati scientifici, le vicende di queste scienziate sono narrate “radiografando la società in cui si sono mosse e sottolineando l’originalità dei risultati raggiunti, senza dimenticare gli uomini che hanno creduto nel loro potenziale e le hanno incoraggiate”.
Fonti i dell’autrice sono state: l’Annuario dei soci dell’Accademia dei Lincei nella classe delle Scienze di base (Matematica, Fisica, Chimica e Scienze Naturali) e il sito Scienza a due voci, curato da Raffaella Simili, professore ordinario di Storia della scienza e delle tecniche all’Università di Bologna, sito in cui viene messo a disposizione del grande pubblico un dizionario biografico delle scienziate italiane dal 1700 all'età contemporanea.
Numerosi del resto sono gli studi che – come il testo della Strickland – narrano del contributo delle donne alla ricerca scientifica in termini di conoscenza storica, piuttosto che aneddotica. Da lavori come Scienziate d’Occidente. Due secoli di storia, mostra a cura di Pristem-Università Bocconi,1997; La matematica italiana dopo l’unità a cura di Simonetta Di Sieno, Angelo Guerraggio, Pietro Nastasi (Marcos y Marcos, 1998); Donne in un mondo senza donne di Paola Govoni in «Quaderni Storici», 2009; Sotto falso nome. Scienziate italiane ebree (1938-1945) di Raffaella Simili (Pendragon 2010), Liliana Moro e Sara Sesti, Scienziate nel tempo. 70 biografie, edizioni LUD, Milano, 2010, emerge un'evidenza storica che contraddice l'opinione diffusa di un'estraneità “antropologica” o “biologica” della mente femminile rispetto alla scienza.
Infatti le donne attive in ambito scientifico sovente si trovano collocate al di fuori della scienza ufficiale poiché, quando escono dall'oblio, finiscono in posizioni di eccezionalità e di marginalità: se ne sottolineano le capacità straordinarie o l'eccentricità del comportamento, oppure il loro ruolo viene ridotto a quello di muse ispiratrici o abili assistenti al fianco di illustri scienziati maschi. Ricerche minuziose, approfondite e insieme appassionate hanno portato alla luce invece una presenza femminile reale, cospicua e diversificata. Contrariamente all'opinione comune, nel nostro paese le scienze hanno sempre avuto un buon seguito: ne è sintomo il fatto che all’apertura delle università alle donne la prima laureata d’Italia fu proprio una scienziata: Ernestina Paper che nel 1877 ottenne una laurea in medicina all’Università di Firenze.
Una vera e propria passione per l'oggetto di studio, la cura nell'indagare le vite delle diciannove scienziate, la partecipazione anche emotiva per i problemi che hanno dovuto affrontare e per le scelte, spesso difficili, che hanno compiuto nella loro esistenza, sono i tratti che caratterizzano lo studio di Elisabetta Strickland. Allieve di illustri maestri che ne intuirono e sostennero le capacità, per lo più provenienti da famiglie colte e benestanti, le protagoniste del libro - scelte tra coloro che per prime hanno ottenuto una cattedra universitaria - non si segnalano per delle vite eccezionali, ma piuttosto per la determinazione nel coltivare il proprio oggetto di studio e nel difendere le proprie ricerche.
Con particolare interesse l’autrice si dedica alle studiose di Matematica: Margherita Beloch Piazzola, figlia dello storico tedesco Giulio; Giuseppina Biggiogero Casotti che divenne ordinaria di Geometria al Politecnico di Milano; Maria Cibrario Cinquini, allieva di Peano, che assurse a fama internazionale per le ricerche nell’ambito dell’Analisi matematica; Cornelia Fabri (la più anziana, nata 1981) prima laureata dell’Università di Pisa che lavorò alla teoria dei vortici sotto la guida ammirata di Vito Volterra e che all’apice della carriera si ritirò per dedicarsi ad opere di carità e preghiera; Elena Freda, laureata in matematica sotto la guida di Guido Castelnuovo e in fisica con Orso Maria Corbino, che ottenne la libera docenza in Fisica a Messina e poi a Roma; Pia Nalli, palermitana, invisa alle gerarchie universitarie e amatissima dagli allievi tra cui Gaetano Fichera e Francesco Guglielmino, ordinaria di Analisi a Cagliari e poi a Catania; Maria Pastori, milanese, allieva e poi collega di Bruno Finzi, ordinaria di Meccanica razionale a Messina.
L’autrice non tralascia le cultrici della scienza 'dura' per eccellenza, la Fisica: Massimilla Baldo Ceolin prima donna a ricoprire una cattedra all’università di Padova, Giuseppina Aliverti, che svolse pionieristiche ricerche di oceanografia e sulla radioattività e Rita Brunetti, che collaborò e visse fino alla morte con l’allieva Zaira Ollano e le cui ricerche sul magnetismo hanno aperto la strada ai vincitori del Nobel del 1977.
E ancora le chimiche Lydia Monti e Filomena Nitti Bovet, figlia di Francesco Saverio economista di valore, la cui vita fu segnata da persecuzioni fasciste e da fughe all’estero dove, a Parigi, incontrò il futuro marito con cui svolse ricerche importanti che portarono alla scoperta degli antistaminici. Le botaniche Pierina Scaramella ed Eva Mameli Calvino, madre dello scrittore Italo Calvino, anticonformista e di forte temperamento, prima donna nel nostro Paese a conseguire la libera docenza in Botanica. Tra le prescelte troviamo anche la geologa Maria Bianca Cita Sironi (la più giovane del gruppo essendo nata nel 1924), la limnologa Livia Pirocchi Tonolli, la zoologa Rita Calabresi, e naturalmente l'unica scienziata italiana insignita del premio Nobel: la neurobiologa Rita Levi Montalcini e la famosissima astrofisica Margherita Hack.
Di queste scienziate, che abbiamo voluto ricordare una per una, Elisabetta Strickland si dimostra giustamente attenta a monitorare la capacità di difendere i propri risultati dalla svalutazione, operata a volte dai centri del potere accademico e culturale, come accadde a Pia Nalli, a cui fu negata la cattedra nonostante si fosse aggiudicata il primo posto nel concorso di assegnazione. Allo stesso modo è seguita con attenzione la tendenza ad abbandonare la ricerca per il conflitto tra carriera e famiglia. Significative a questo riguardo sono le vicende delle scienziate italiane, vissute negli anni di recessione economica e di regressione culturale tra le due guerre mondiali. Non poche di loro, di famiglia ebraica, subirono anche la persecuzione razziale operata dal fascismo, come la zoologa Enrica Calabresi, a 27 anni segretaria della Società entomologica italiana, che si suicidò dopo l’arresto per non venire internata. E alla clandestinità a Firenze, sotto il falso nome di Rita Lupani, fu costretta anche Rita Levi Montalcini.
L'autrice non teme di dichiarare la finalità etica del suo lavoro, facilitare la presenza femminile nella scienza per tre motivi: che tutti abbiano l'opportunità di esprimersi e realizzare i propri talenti nella società senza essere discriminati in base al sesso, che le varie scienze possano usufruire delle capacità di donne che ne sarebbero escluse in quanto tali, ed infine che il sapere scientifico possa godere di abilità specificamente femminili, quali “sensibilità, intuito, motivazioni e approccio al lavoro”. Motivazioni condivise da un numero sempre maggiore di ricercatrici e anche ricercatori.
Elisabetta Strickland
Scienziate d’Italia
Donzelli, 2010
pp. 108, euro 16
Pubblicato sul Manifesto, 1- 10- 2011 |