Lavventura cominciata con Sharon e mia suocera: diari
di guerra da Ramallah, Palestina (diventato ormai un piccolo libro
di culto in diversi paesi del mondo) non è finita. Larchitetta
palestinese Suad Amiry ci regala una nuova puntata del suo irresistibile
diario di guerra e di vita quotidiana dai Territori occupati.
Con lindiavolato humour che la contraddistingue e sfoderando unormai
piena e affilata sapienza narrativa, lautrice ci conduce da una
stazione allaltra del calvario palestinese, facendoci piangere,
ridere, sdegnare, riflettere, connettere, ricordare. Portandoci, con tono
lieve e un lucido mix di commedia e tragedia, a scoprire i piccoli e grandi
contrattempi del vivere nel devastato scenario mediorientale.
Al centro del suo affresco narrativo cè, ancora una volta,
Umm Salim, lingombrante e svagata suocera ultranovantenne, che resiste
alla brutalità delloccupazione militare irrigidendosi su
abitudini da tempi di pace, orari, buone maniere. Attorno a lei un balletto
indiavolato di vicini di casa, parenti, amici, funzionari israeliani,
spie e collaboratori, cani, muri in costruzione, paesaggi splendidi e
violati, checkpoint e soldati.
Lettura imperdibile per chiunque voglia orientarsi nel disordinato mondo
contemporaneo e non sia disposto a dimenticare che la grande storia è
pur sempre fatta di donne e uomini in carne e ossa, il nuovo libro di
Suad Amiry si candida a fare da bussola ai tanti Gulliver stanchi di guerra
del terzo millennio.
Interno
palestinese con ironia. Intervista a Suad Amiry
di Lara Crinò, tratta da D, la Repubblica delle donne,
29 gennaio 2005
Mi
chiedo quale sarebbe la tua reazione se fossi vissuto sotto occupazione
tutti gli anni che ci ho vissuto io, o se i tuoi diritti di consumatore,
come tutti i tuoi altri diritti, fossero violati giorno e notte, [...]
se il tuo villaggio fosse stato spianato con un bulldozer, o la tua casa
demolita, se tua sorella non potesse raggiungere la sua scuola, o tuo
fratello avesse avuto tre ergastoli, o tua madre avesse partorito a un
posto di blocco, o se tu fossi stato in fila per giorni nel caldo torrido
dagosto in attesa del tuo permesso di lavoro...
|