Suad Amiry
Se questa è vita:
Dalla Palestina in tempo di occupazione

Cura: Maria Nadotti
Traduzione: Maria Nadotti
Feltrinelli editore, 2005,
Pag.152, Euro 12

 

Suad Amiry, Se questa è vita:
Dalla Palestina in tempo di occupazione

quarta di copertina e intervista






L’avventura cominciata con Sharon e mia suocera: diari di guerra da Ramallah, Palestina (diventato ormai un piccolo libro di culto in diversi paesi del mondo) non è finita. L’architetta palestinese Suad Amiry ci regala una nuova puntata del suo irresistibile diario di guerra e di vita quotidiana dai Territori occupati.
Con l’indiavolato humour che la contraddistingue e sfoderando un’ormai piena e affilata sapienza narrativa, l’autrice ci conduce da una stazione all’altra del calvario palestinese, facendoci piangere, ridere, sdegnare, riflettere, connettere, ricordare. Portandoci, con tono lieve e un lucido mix di commedia e tragedia, a scoprire i piccoli e grandi contrattempi del vivere nel devastato scenario mediorientale.
Al centro del suo affresco narrativo c’è, ancora una volta, Umm Salim, l’ingombrante e svagata suocera ultranovantenne, che resiste alla brutalità dell’occupazione militare irrigidendosi su abitudini da tempi di pace, orari, buone maniere. Attorno a lei un balletto indiavolato di vicini di casa, parenti, amici, funzionari israeliani, spie e collaboratori, cani, muri in costruzione, paesaggi splendidi e violati, checkpoint e soldati.
Lettura imperdibile per chiunque voglia orientarsi nel disordinato mondo contemporaneo e non sia disposto a dimenticare che la grande storia è pur sempre fatta di donne e uomini in carne e ossa, il nuovo libro di Suad Amiry si candida a fare da bussola ai tanti Gulliver stanchi di guerra del terzo millennio.



Interno palestinese con ironia. Intervista a Suad Amiry
di Lara Crinò, tratta da “D, la Repubblica delle donne”, 29 gennaio 2005

“Mi chiedo quale sarebbe la tua reazione se fossi vissuto sotto occupazione tutti gli anni che ci ho vissuto io, o se i tuoi diritti di consumatore, come tutti i tuoi altri diritti, fossero violati giorno e notte, [...] se il tuo villaggio fosse stato spianato con un bulldozer, o la tua casa demolita, se tua sorella non potesse raggiungere la sua scuola, o tuo fratello avesse avuto tre ergastoli, o tua madre avesse partorito a un posto di blocco, o se tu fossi stato in fila per giorni nel caldo torrido d’agosto in attesa del tuo permesso di lavoro...”