La superidentità cattolica per tranquillizzare l'occidente in crisi
Guerra di civiltà: tentativo di frenare la secolarizzazione

di Lea Melandri


Rachel Ruysch


Uno degli aspetti più rilevanti dell'attuale momento storico è il fatto che la Chiesa cattolica torna ad essere, così è stato detto da più parti, "un principio di unificazione e identità sociale", come non accadeva da secoli. Chi pensava che l'Occidente si stesse preparando allo "scontro" con altre civiltà, come effetto delle migrazioni e dei nuovi equilibri mondiali, deve prendere atto che il conflitto più aspro e più inquietante, per le conseguenze che può avere, si svolge oggi sotto i nostri occhi, all'interno del nostro mondo, in risposta ai cambiamenti che l'attraversano.

A sollevare paure, insicurezze, fantasie apocalittiche, non sono solo il divario crescente tra ricchi e poveri, la recessione economica, la convivenza tra culture diverse, la minaccia del terrorismo, ma trasformazioni che toccano i fondamenti stessi di ogni società: il rapporto tra i sessi, il ruolo che ha avuto storicamente la donna come madre, garanzia di continuità della specie, custode della casa e degli affetti, la famiglia, le figure parentali, i riti e le norme non scritte con cui le persone sono abituate ad affrontare nascita, morte, amore, malattia, vecchiaia. Si potrebbe dire, semplificando, che oggi, a fare da protagonista sulla scena pubblica è la vita in tutti i suoi aspetti: biologici, psichici, economici, sociali, quotidiani. Ciò significa anche spostare l'attenzione su esperienze che sono rimaste a margine della politica, nonostante che siano quelle più comuni a tutti gli esseri umani; significa rendersi consapevoli che, quando si parla di corpi, sessualità, procreazione, dolore, morte, si entra in un terreno di cui si sono appropriati storicamente altri saperi, altre pratiche, altri poteri, come la scienza, la medicina, la filosofia, la psicanalisi, le scienze sociali, la letteratura, e solo indirettamente la legge e la giustizia.

L'Occidente, come ha scritto Ernesto Galli Della Loggia (Corriere della sera, 21.6.05) "riscopre e ripropone" oggi la religione cristiana, cattolica, come una "superidentità" da innalzare agli occhi del resto del mondo, ma prima di tutto, aggiungerei, da contrapporre a un processo interno, apparentemente inarrestabile, di secolarizzazione, abbandono della Chiesa, dei suoi dogmi e rituali, ripensamento della morale tradizionale e, in genere, del senso dell'umano.

L'alleanza tra la Chiesa cattolica e le forze più conservatrici, in America come in Europa, non poteva che avvenire su una identità - o se si preferisce su un'ideologia, una "narrazione"- come quella religiosa, che va molto oltre le divisioni di classe, gli interessi economici, le disuguaglianze sociali, in quanto tocca le radici dell'umano e la memoria che vi si è accumulata sopra nei secoli. La "cristianizzazione" della politica e della cultura, a cui stiamo assistendo, nonostante il forte, aggressivo protagonismo delle più alte gerarchie ecclesiastiche -come è accaduto in Spagna nella manifestazione contro i matrimoni gay-, ha dei confini molto estesi, in cui, non a caso, rientrano credenti e non credenti; è una bandiera sotto cui, purtroppo, stanno entrando problemi che con la religione hanno poco a che fare: per esempio, le paure e gli interrogativi legati a una sperimentazione scientifica di cui non si riescono più a prevedere e controllare i risultati, a trasformazioni sempre più rapide della natura e dei corpi, all'invasività del mercato, dei profitti e della mercificazione nella sfera delle relazioni più intime; ma, soprattutto, la preoccupazione con cui si guarda ai cambiamenti riguardanti il quotidiano, e quell'asse portante della vita privata e pubblica che è stata finora la famiglia.

La preponderanza della religione, nel connubio o nella confusione con le destre occidentali, non è solo l'effetto di un'abile strumentalizzazione, di una facile demagogia, come sembra dimostrare la produzione hollywoodiana di film di esplicito contenuto etico-pedagogico -Il Gladiatore, Troia, Alessandro, The passion, Le crociate-, con cui l'America, facendo propria la storia e la cultura di tutto l'Occidente, inaugura la sua nuova "missione" nel mondo. Se Umberto Bossi può ricomparire come un miracolato nel grande prato di Pontida, trasformato in recinto sacro, tra militanti che si comportano come i pellegrini di Santiago de Compostela, e richiamare, sia pure in forma ridotta, le lacrime, la commozione, le ovazioni di massa, tributate a un Papa vecchio e malato nei suoi ultimi giorni di vita, è perché, attraverso la religione, si affacciano oggi all'attenzione pubblica, passioni, sentimenti, sogni e incubi che sono rimasti a lungo sepolti nell'esperienza dei singoli, nell'interno delle case, e che proprio per questo conservano tratti arcaici, immodificati.

Sul potere di aggregazione, di identificazione, che suscita un capo carismatico quando ha il coraggio di esporsi nella sua fragilità, è stato scritto molto. Qualcuno ha parlato della rivincita della malattia sulla salute, della pietà sull'irrisione. Forse bisognerebbe chiedersi se tutto il gran parlare di "radici" e "identità" cristiane non stia diventando la strada obbligata per una civiltà che si è resa conto dei suoi limiti, del suo possibile decadimento, e, nel medesimo tempo, delle potenzialità nuove legate al cambiamento delle coscienze, alla caduta di antichi divieti, alla comparsa di inaspettati protagonisti della vita pubblica, come le donne, i bambini, i diseredati del mondo.

E' di ieri la notizia che in Florida è nata, per iniziativa del miliardario "re della pizza", Tom Monaghan, la prima città per soli cattolici: Ave Maria City. Se non vogliamo che il modello si estenda a tutto l'Occidente, occorre dire con chiarezza che, accanto all'enfasi con cui le forze conservatrici ripropongono la difesa identitaria, la ricerca salvifica di radici, c'è la difficoltà della politica -e, più in generale, della cultura laica- a farsi carico della vita nella sua interezza, a costruire un legame, teorico e pratico, con quegli aspetti dell'umanità che oggi chiedono di essere ascoltati.

 

questo articolo è apparso su Liberazione del 24  giugno 2005