A sollevare paure, insicurezze, fantasie
apocalittiche, non sono solo il divario crescente tra ricchi e poveri, la
recessione economica, la convivenza tra culture diverse, la minaccia del
terrorismo, ma trasformazioni che toccano i fondamenti stessi di ogni
società: il rapporto tra i sessi, il ruolo che ha avuto storicamente la
donna come madre, garanzia di continuità della specie, custode della casa
e degli affetti, la famiglia, le figure parentali, i riti e le norme non
scritte con cui le persone sono abituate ad affrontare nascita, morte,
amore, malattia, vecchiaia. Si potrebbe dire, semplificando, che oggi, a
fare da protagonista sulla scena pubblica è la vita in tutti i suoi
aspetti: biologici, psichici, economici, sociali, quotidiani. Ciò
significa anche spostare l'attenzione su esperienze che sono rimaste a
margine della politica, nonostante che siano quelle più comuni a tutti gli
esseri umani; significa rendersi consapevoli che, quando si parla di
corpi, sessualità, procreazione, dolore, morte, si entra in un terreno di
cui si sono appropriati storicamente altri saperi, altre pratiche, altri
poteri, come la scienza, la medicina, la filosofia, la psicanalisi, le
scienze sociali, la letteratura, e solo indirettamente la legge e la
giustizia. La preponderanza della religione, nel connubio o nella confusione con le destre occidentali, non è solo l'effetto di un'abile strumentalizzazione, di una facile demagogia, come sembra dimostrare la produzione hollywoodiana di film di esplicito contenuto etico-pedagogico -Il Gladiatore, Troia, Alessandro, The passion, Le crociate-, con cui l'America, facendo propria la storia e la cultura di tutto l'Occidente, inaugura la sua nuova "missione" nel mondo. Se Umberto Bossi può ricomparire come un miracolato nel grande prato di Pontida, trasformato in recinto sacro, tra militanti che si comportano come i pellegrini di Santiago de Compostela, e richiamare, sia pure in forma ridotta, le lacrime, la commozione, le ovazioni di massa, tributate a un Papa vecchio e malato nei suoi ultimi giorni di vita, è perché, attraverso la religione, si affacciano oggi all'attenzione pubblica, passioni, sentimenti, sogni e incubi che sono rimasti a lungo sepolti nell'esperienza dei singoli, nell'interno delle case, e che proprio per questo conservano tratti arcaici, immodificati. Sul potere di aggregazione, di identificazione, che suscita un capo carismatico quando ha il coraggio di esporsi nella sua fragilità, è stato scritto molto. Qualcuno ha parlato della rivincita della malattia sulla salute, della pietà sull'irrisione. Forse bisognerebbe chiedersi se tutto il gran parlare di "radici" e "identità" cristiane non stia diventando la strada obbligata per una civiltà che si è resa conto dei suoi limiti, del suo possibile decadimento, e, nel medesimo tempo, delle potenzialità nuove legate al cambiamento delle coscienze, alla caduta di antichi divieti, alla comparsa di inaspettati protagonisti della vita pubblica, come le donne, i bambini, i diseredati del mondo. E' di ieri la notizia che in Florida è
nata, per iniziativa del miliardario "re della pizza", Tom Monaghan, la
prima città per soli cattolici: Ave Maria City. Se non vogliamo che il
modello si estenda a tutto l'Occidente, occorre dire con chiarezza che,
accanto all'enfasi con cui le forze conservatrici ripropongono la difesa
identitaria, la ricerca salvifica di radici, c'è la difficoltà della
politica -e, più in generale, della cultura laica- a farsi carico della
vita nella sua interezza, a costruire un legame, teorico e pratico, con
quegli aspetti dell'umanità che oggi chiedono di essere ascoltati. questo articolo è apparso su Liberazione del 24 giugno 2005
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