Carola Susani e Elena Stancanelli si raccontano nel libro “Mamma o nonmamma” 
Figli sì o no?


di Monia Cappuccini

Tutto quello che avreste voluto sapere  sulla maternità, ma non avete  mai osato chiedere. Se cercate risposte meno rassicuranti al modello mamma in formato Barilla - esperienza unica  e magica degna di spot -, Mamma o nonmamma è il libro  che fa per voi.

Fare figli è una esperienza  appagante, ma non è obbligatorio averli né  la felicità passa necessariamente per la procreazione.  A rompere l’incantesimo di una  certa letteratura da fiocco rosa/blu e a istillare dubbi sulla sicurezza della “riproduzione  unica via”, ci pensano Carola Susani e Elena  Stancanelli.
Le madri hanno sempre ragione?  è l’interrogativo da cui partono per dare avvio  a uno scambio di lettere serrato e intelligente, tenero e affettuoso.  Due donne, due 40enni, due scrittrici, due  amiche. Due modi diversi di essere donne. 

Carola vive la sua maternità (è mamma di  due bambine, Clara e Nina, quest’ultima  avuta nei mesi di lavoro al libro) in maniera  appagante, qualcosa che la riempie e la sconvolge;  Elena rivendica di non aver voluto figli,  «una scelta non per forza distruttiva. Anche  dire di no è un modo di amare». Un dialogo  intimo, il loro, in cui testa e cuore si mischiano in egual misura.
Seguendo ora la razionalità  e ora l’impulso, Elena e Carola si osservano e  superano la diffidenza reciproca. Confessano al mondo gioie e dolori, ragioni e difficoltà,  paure e sogni della loro esistenza.

Nella maniera in cui solo le donne sanno fare tra loro:  a partire dalla complessità, evitando accuratamente  la strada della banalità, dell’ideologia  e della retorica.  «Non ho avuto figli perché non ho mai desiderato  di averne, e questa è la sola ragione  che riesco ad esprimere senza vergognarmi:  sono io, sono fatta così. Vogliatemi bene per  quello che sono», scrive Elena.
Risponde  Carola: «Se smettessimo di fare bambini, se  smettessimo tutti anche solo per pochi anni,  la vita mi sembrerebbe noiosissima. Una cosa  da morti, da vampiri. Passerei tutto il mio  tempo nell’ansia: quando si ricomincia?». 

Gravidanza, parto, allattamento, crescita. Carola  racconta croci e delizie della maternità:  la pancia che ingombra e che non la fa dormire,  l’ansia dell’attesa e la paura di lasciarsi  andare al parto, «tutto quel flusso di sangue  in cui io e Clara nuotavamo abbracciate per  venire alla luce» che non riesce a ripudiare  nonostante l’atrocità, la nascita di Nina e  l’eros dell’allattamento, il sonno perso e i capelli  che cadono, la tentazione di dire «adesso  prendo la bambina e me ne vado» e l’amore  per l’amore coniugale, perché «ho scoperto  le macerie così presto che mi è rimasta solo  voglia di costruire». Una gran fatica, una felicità  «fatta di carne, di carezze, baci, sere e  risvegli».

Nessuna invidia nei confronti della  libertà dell’amica, perché «tra tutte le fatiche,  fare i bambini è meglio» conclude.  Elena segue Carola punto per punto, contestando  le convinzioni dell’amica incinta («vestali  dell’indecifrabile culto del sacrificio del  sé») e tentando di far sentire le ragioni di chi  ha scelto «una vita senza alcuna missione»,  la voce delle senza figli. Non sono molte ma  esistono, sono quelle un «po’ fastidiose, ma  non del tutto inutili», «caratterizzate da un  aspetto che le accomuna tutte: l’ostinazione». 

«Quando tutte le mie amiche sono incinte ti  arriva un senso di spaesamento difficile da  tollerare. È come se improvvisamente le persone  con cui hai condiviso tutto cominciassero  a parlare una lingua diversa che tu non  comprendi più. E ti senti sola, molto sola. Ti  escludi, e vieni esclusa, sentendoti, oltretutto,  dalla parte sbagliata».  Felicità e angosce, paure e certezze; sentimenti  ambivalenti a cui Carola e Elena danno  forma compiuta.

A volte il tono del loro dialogo  si fa acceso, ma in generale prevale il  confronto aperto. Al punto che capita più  facilmente di incappare in un meccanismo di  sdoppiamento, che ti spinge a stare una volta  con Carola e l’altra con Elena, piuttosto che  di schierarsi a priori con l’una o con l’altra.  Entrambe si mettono a nudo, senza vergognarsi  di mostrare paure. Le più comuni, le  meno esprimibili. Come la fragilità-felicità  che infonde coraggio a Elena per uscire  dall’imposizione di un ruolo socialmente codificato  («Le madri sono infelici perché sono  stanche e hanno paura. Perché sono vittime  della sirena che bisbiglia: si può fare tutto.  Che però diventa, ai loro orecchi stanchi: si  deve fare tutto») o che, è il caso di Carola,  viene accettato con un atteggiamento disincantato  («Se avessi creduto di dovere alle mie  figlie uno sguardo zuccherato e finto avrei rinunciato  anch’io»). 

Mamma o nonmamma è un libro per tutti: madri  e padri, uomini e donne. Una riflessione attuale  su un tema urgente per la nostra società vicina alla soglia della “natalità zero”. Neanche la gloriosa stagione di un certo femminismo ha mai prodotto qualcosa di simile. Ci ha  pensato la letteratura. E meno male.

 

Carola Susani e Elena Stancanelli
Mamma o nonmamma
Feltrinelli, 2009, pp. 125, euro 12

 

apparso sul settimanale Gli altri del 26 febbraio 2010

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