Carola Susani e Elena Stancanelli si raccontano nel libro “Mamma o nonmamma” Tutto quello che avreste voluto sapere sulla maternità, ma non avete mai osato chiedere. Se cercate risposte meno rassicuranti al modello mamma in formato Barilla - esperienza unica e magica degna di spot -, Mamma o nonmamma è il libro che fa per voi. Fare figli è una esperienza appagante, ma non è obbligatorio averli né la felicità passa necessariamente per la procreazione. A rompere l’incantesimo di una certa letteratura da fiocco rosa/blu e a istillare dubbi sulla sicurezza della “riproduzione unica via”, ci pensano Carola Susani e Elena Stancanelli. Carola vive la sua maternità (è mamma di due bambine, Clara e Nina, quest’ultima avuta nei mesi di lavoro al libro) in maniera appagante, qualcosa che la riempie e la sconvolge; Elena rivendica di non aver voluto figli, «una scelta non per forza distruttiva. Anche dire di no è un modo di amare». Un dialogo intimo, il loro, in cui testa e cuore si mischiano in egual misura. Nella maniera in cui solo le donne sanno fare tra loro: a partire dalla complessità, evitando accuratamente la strada della banalità, dell’ideologia e della retorica. «Non ho avuto figli perché non ho mai desiderato di averne, e questa è la sola ragione che riesco ad esprimere senza vergognarmi: sono io, sono fatta così. Vogliatemi bene per quello che sono», scrive Elena. Gravidanza, parto, allattamento, crescita. Carola racconta croci e delizie della maternità: la pancia che ingombra e che non la fa dormire, l’ansia dell’attesa e la paura di lasciarsi andare al parto, «tutto quel flusso di sangue in cui io e Clara nuotavamo abbracciate per venire alla luce» che non riesce a ripudiare nonostante l’atrocità, la nascita di Nina e l’eros dell’allattamento, il sonno perso e i capelli che cadono, la tentazione di dire «adesso prendo la bambina e me ne vado» e l’amore per l’amore coniugale, perché «ho scoperto le macerie così presto che mi è rimasta solo voglia di costruire». Una gran fatica, una felicità «fatta di carne, di carezze, baci, sere e risvegli». Nessuna invidia nei confronti della libertà dell’amica, perché «tra tutte le fatiche, fare i bambini è meglio» conclude. Elena segue Carola punto per punto, contestando le convinzioni dell’amica incinta («vestali dell’indecifrabile culto del sacrificio del sé») e tentando di far sentire le ragioni di chi ha scelto «una vita senza alcuna missione», la voce delle senza figli. Non sono molte ma esistono, sono quelle un «po’ fastidiose, ma non del tutto inutili», «caratterizzate da un aspetto che le accomuna tutte: l’ostinazione». «Quando tutte le mie amiche sono incinte ti arriva un senso di spaesamento difficile da tollerare. È come se improvvisamente le persone con cui hai condiviso tutto cominciassero a parlare una lingua diversa che tu non comprendi più. E ti senti sola, molto sola. Ti escludi, e vieni esclusa, sentendoti, oltretutto, dalla parte sbagliata». Felicità e angosce, paure e certezze; sentimenti ambivalenti a cui Carola e Elena danno forma compiuta. A volte il tono del loro dialogo si fa acceso, ma in generale prevale il confronto aperto. Al punto che capita più facilmente di incappare in un meccanismo di sdoppiamento, che ti spinge a stare una volta con Carola e l’altra con Elena, piuttosto che di schierarsi a priori con l’una o con l’altra. Entrambe si mettono a nudo, senza vergognarsi di mostrare paure. Le più comuni, le meno esprimibili. Come la fragilità-felicità che infonde coraggio a Elena per uscire dall’imposizione di un ruolo socialmente codificato («Le madri sono infelici perché sono stanche e hanno paura. Perché sono vittime della sirena che bisbiglia: si può fare tutto. Che però diventa, ai loro orecchi stanchi: si deve fare tutto») o che, è il caso di Carola, viene accettato con un atteggiamento disincantato («Se avessi creduto di dovere alle mie figlie uno sguardo zuccherato e finto avrei rinunciato anch’io»). Mamma o nonmamma è un libro per tutti: madri e padri, uomini e donne. Una riflessione attuale su un tema urgente per la nostra società vicina alla soglia della “natalità zero”. Neanche la gloriosa stagione di un certo femminismo ha mai prodotto qualcosa di simile. Ci ha pensato la letteratura. E meno male.
Carola Susani e Elena Stancanelli
apparso sul settimanale Gli altri del 26 febbraio 2010 |