Svetlana Aleksievic

autrice di Preghiera per Cernobyl

 

 

 

 

foto di Maria Nadotti

Bio-bibliografia

La scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, di cui la casa editrice e/o ha appena pubblicato Preghiera per Cernobyl', è un'autrice conosciuta e ammirata in tutto il mondo.
I suoi testi - The War's Unwomanly Face, Last Witnesses, Zinky Boys, Enchanted with Death, Preghiera per Cernobyl' e tre opere teatrali - sono stati finora tradotti in diciassette lingue e pubblicati ovunque con grande successo di critica e di pubblico (dato alle stampe nel 1997, il suo libro su Chernobyl ha venduto oltre cinquantamila copie in Francia e due milioni di copie soltanto in Russia).
Per la sua opera Aleksievic ha ricevuto vari e prestigiosi riconoscimenti internazionali: il PEN svedese per 'il suo coraggio e la sua dignità di scrittrice'; il premio Andrei Sinyavsky 'per la sua nobiltà di spirito'; il russo Triumph; il premio Leipzig "Per la comprensione intereuropea-98"; il francese "Témoin du mond-1999"; e l'Herder e il premio "Per il miglior libro politico" tedeschi.
La metodologia adottata da Aleksievic è assolutamente originale. Come lei stessa dice: "Ho cercato un metodo letterario che mi permettesse di accostarmi quanto più possibile alla vita reale. La realtà mi ha sempre attirata come una calamita, torturandomi e ipnotizzandomi. Volevo catturarla sulla pagina e alla fine ho scelto un 'genere' che tiene insieme la viva voce di uomini e donne, confessioni, testimonianze oculari e documenti. È il mio modo di sentire e vedere il mondo - come un coro di voci individuali e un collage di dettagli quotidiani. Il mio occhio e il mio orecchio funzionano così. In questo modo tutto il mio potenziale mentale e emotivo trova piena realizzazione. Non posso fare a meno di essere allo stesso tempo scrittrice, reporter, sociologa, psicologa, sacerdote".
Il riferimento alla tradizione letteraria russa e in particolare a Tolstoj è del resto esplicita. "Seguire il corso della vita", ama dire la scrittrice, citando quello che considera un suo maestro, "è assai più interessante che inventarla".
Le opere di Aleksievic sono una vera e propria cronaca della nostra epoca, il tracciato evolutivo di varie generazioni sovietiche, dall'infatuazione e dal disincanto di fronte alla grande utopia al disorientamento del cittadino post-sovietico davanti al suo crollo e alla nuova realtà. La storia nel suo farsi viene 'riferita' da donne e uomini comuni. Compito di chi scrive è restituirla con assoluta onestà e lucidità, senza sovrapporsi ai propri 'informatori' e senza mai dimenticare il debito di fiducia che si è contratto nei loro confronti.
Nata nel 1948 in un villaggio della Bielorussia, Aleksievic si è laureata in giornalismo presso l'Università di Minsk e, prima di scegliere definitivamente la strada del reportage di ampio respiro e della scrittura per il teatro, ha lavorato per varie testate giornalistiche. In Francia, Germania, Svezia e Bulgaria i suoi libri sono stati adattati per il teatro e portati sulla scena, mentre dai suoi drammi teatrali sono stati finora ricavati ventuno film documentari.
Amata da lettrici e lettori e invisa all'establishment politico e amministrativo dell'ex-Unione sovietica, dopo il successo di The War's Unwomanly Face Aleksievic è stata accusata di "pacifismo" e "di aver dipinto a tinte non sufficientemente eroiche la donna sovietica". Fino all'avvento della perestroika l'autrice ha vissuto anni durissimi di persecuzione. È nel 1989, tuttavia, con il reportage Zinky Boys (sulla guerra tra URSS e Afghanistan vista attraverso gli occhi dei protagonisti), che Aleksievic deve affrontare il periodo più cupo della sua vita professionale. Accusata di disfattismo, viene denunciata e portata in tribunale. La salverà la mobilitazione degli intellettuali democratici russi e bielorussi e di varie organizzazioni internazionali per i diritti umani, che si schiereranno al suo fianco e bloccheranno l'azione legale intentata contro di lei.
Nel 1993 l'autrice pubblica Enchanted with Death, un grande requiem sulla fine dell'utopia e sullo smarrimento di chi, non sapendo ripensarsi fuori dalla cornice del socialismo reale, sceglie di sottrarsi all'ignoto del nuovo attraverso il suicidio.
Nel 1997 Aleksievic dà alle stampe Preghiera per Cernobyl': Cronaca del futuro, un amoroso, monumentale oratorio sul 'dopo-disastro' e sul 'popolo di Cernobyl', vale a dire tutti noi, un'umanità scampata alla morte ma non alla mutazione irreversibile del senso del tempo e della percezione del proprio corpo e dell'universo fisico nel suo complesso.
Oggi Svetlana sta scrivendo un nuovo libro, The Wonderful Deer of the Eternal Hunt, a tema sull'amore. Interrogando donne e uomini dell'ex-URSS sulle loro esperienze sentimentali e amorose, l'autrice chiede e si chiede 'chi siamo, cosa siamo diventati, in che paese viviamo?" Sussurrate, meste, sincere e pudiche, le voci dei suoi interlocutori ripercorrono a ritroso la storia del secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle, dimostrando che privato e politico costituiscono un unico e indissolubile nodo refrattario ad essere trattato solo con le armi della ragione, della forza o della volontà.
Dall'anno scorso Aleksievic vive a Pontedera, ospite di una delle città-rifugio coordinate dal Parlamento europeo degli scrittori.

a cura di Maria Nadotti


Per gentile concessione di Svetlana Alexievitch pubblichiamo alcune pagine tratte dal suo Boys in Zinc (1990), riprese dal volume The Best of “Granta” Reportage, tr. dal russo di Arch Tait, Granta Books in association with Penguin Books, Londra 1993.


Questi testi sono usciti sul mensile "Lo Straniero", a cui Svetlana Alexievitch li ha con generosità destinati.