Barbara  Ehrenreich e Arlie  Russell Hochschild,
Donne globali. Tate, colf e badanti

di Liliana Moro


Un libro necessario, che viene a spezzare in certa misura il silenzio che circonda una realtà diffusa massicciamente nelle nostre città, e del tutto invisibile. Come è sempre invisibile il lavoro domestico, ma forse anche di più - se possibile - dal momento che viene svolto da donne migranti. Le donne occidentali, istruite, politicizzate hanno avuto non poche difficoltà a mettere a fuoco la propria implicazione quotidiana con le attività svolte in casa per la sopravvivenza propria e di figli, mariti, genitori, ai tempi del femminismo degli anni '70. Probabilmente per il nodo, l'intreccio che esse comportano tra affetto e lavoro, cura e subordinazione, dipendenza e potere.

Tutto ciò diviene oggi più complesso e opaco, dal momento che queste ingrate (nessuno mai ne ringrazia) attività vengono sempre più demandate ad altre donne, che attraversano continenti per accudire vecchi e bambini, e lasciano a casa i propri figli. Con le conseguenze che è facile immaginare sull'armonioso sviluppo di questi bambini che pagano la sopravvivenza o la scuola con la perdita della presenza materna. Dando nomi e luoghi a una vicenda di questo tipo si apre questa raccolta di saggi che testimonia l'attenzione sempre più diffusa di ricercatori e docenti a indagare dimensioni e implicazioni degli spostamenti globali in cui siamo immerse. Denunciando a volte vere e proprie schiavitù dietro le imposte di ville e appartamenti di lusso, oppure interrogando le strutture quotidiane del lavoro e le ricadute delle leggi sull'immigrazione nelle vite di donne più o meno giovani, più o meno colte. Nessun contributo, tuttavia, dalla realtà italiana.

Donne globali. Tate, colf e badanti
a cura di:
Barbara  Ehrenreich e Arlie  Russell Hochschild
Feltrinelli, pagine: 312, Euro 25



Barbara  Ehrenreich