TERRA DI LATTE E MIELE
di Gemma De Magistris


Ottavia Piccolo

 

In scena Leah (Ottavia Piccolo); una giornata festiva (il sabato prima di Pasqua) normale, Leah apparecchia, cerca di lavorare, risponde al telefono anzi ai telefoni (ormai tutte conosciamo la frenesia del cordless e del cellulare che suonano quasi in contemporanea), parla con le amiche. Conversazioni normali, i trucchi per far presto da mangiare, il tempo sempre troppo poco, i figli, il marito.

Avverto, da spettatrice, perfino un lievissimo fastidio, come un indugio nella normalità che non reggo bene. Mi accorgo solo dopo che si tratta di tensione, perchè so che quella normalità un pochino futile ma così rassicurante, per me è scontata ma lì sulla scena sta simboleggiando "la convivenza con l'orrore" dirà Leah dopo un po'.

Tratto da un lavoro di Manuela Dviri, scrittrice ebrea, Terra di latte e miele racconta il quotidiano di una donna che vive a Gerusalemme, ha amiche palestinesi cattoliche e musulmane, un marito ortodosso e, nel suo passato, un figlio morto a vent'anni soldato nell'esercito israeliano.

Mi sembra che il lavoro teatrale abbia come due chiavi di lettura: una, più immediata, la riflessione sulla irrazionalità ed insensatezza del conflitto israelo-palestinese, l'altra che mi è parsa sicuramente più coinvolgente, riguarda la responsabilità dell'agire. Quando Leah parla con il figlio, continuamente evocato, non accetta la concezione di un agire che sia reazione all'impotenza; si riferisce alla scelta del figlio di entrare nell'esercito israeliano ed all'arruolamento volontario del marito. La donna ritiene che ogni azione non possa prescindere dalla responsabilità.

Mi è venuta in mente l'etica della responsabilità del filosofo Jonas che utilizza proprio la responsabilità parentale per insistere sulla necessità di pensare le conseguenze delle proprie azioni. Leah porta dentro di sè un senso di fallimento perchè ritiene di non essere riuscita a comunicare al figlio questa necessità e di questo si sente responsabile. In realtà sa bene che la ricerca del senso dell'agire è profondamente individuale. Ed il senso delle sue azioni, di questo suo quotidiano convivere con l'orrore e la paura è prendersi cura di ciò che la circonda nel modo migliore in cui sente di poterlo fare.

Aggiungere che Ottavia Piccolo è una Leah estremamente appassionata oltre che bravissima, mi sembra superfluo.

 

MANUELA DVIRI
TERRA DI LATTE E MIELE
regia SILVANO PICCARDI
con OTTAVIA PICCOLO

9-04-05