Tomboy

di Roberta Costantini

Film-caso d’oltralpe che ha fatto incetta di incassi in patria. Girato in un mese, secondo film di Céline Sciamma è perfettamente confezionato e dosa con savoir faire sensibilità ed intelligenza.

Laure
è una ragazzina di undici anni che vive con i genitori e la sorellina di sei anni e vorrebbe essere tutt’altro che una femmina; snobba i vestiti, i trucchi e le bambole e preferisce giocare a calcio, portare i capelli corti e vestire come i maschi.

Con i genitori e la sorellina di sei anni si trasferisce nella periferia parigina un mese prima dell’inizio della scuola e fa amicizia con i coetanei del quartiere, presentandosi come Mikael.

Pantaloncini larghi, capelli a spazzola e sneakers, Laure inizia la sua doppia vita dividendosi con Mikael; gioca a calcio con gli amici, fa le prove davanti lo specchio su come sputare a terra e difenderà la sorellina con pugni e calci da perfetto fratello maggiore.

Il film racconta in modo magistrale un malessere fin troppo comune che molto spesso si preferisce rappresentare con registri altisonanti ed eccentrici; la regista, anche sceneggiatrice del film, punta invece sulla linearità e le azioni della protagonista, tralasciando dialoghi verbosi e tentativi di spiegazioni inutili.

Laure viene seguita dalla cinepresa nella sua quotidianità e nel suo tentativo di farsi accettare non com’è ma come vorrebbe essere: una bambina che sognerebbe d’essere maschio e che si costruisce un pene con il pongo per andare a nuotare.

Commuovente il rapporto tra Laure e Jeanne, la sorellina di sei anni che sostiene la sorella più grande e le dimostra il suo amore con piccoli gesti e infilandosi nel suo lettone per tenerle compagnia.

Lontano per sensibilità e intelligenza di scrittura dai film campioni di incassi, Tomboy ha il merito di arrivare al cuore della gente attraverso la semplicità raccontando un dramma complesso con la leggerezza della quotidianità familiare.

da corrierevicentino.it

10-10-2011