NASCONDERE LE IMMAGINI DELLE TORTURE AMERICANE

Editoriale dell’International New York Times
3 settembre 2014

 

Un uomo incappucciato in piedi su una cassa con elettrodi fissati alle dita. Un prigioniero nudo steso sul pavimento di cemento, un guinzaglio intorno al collo tenuto distrattamente da un soldato americano. I corpi insanguinati di prigionieri morti con le teste fracassate.

A dieci anni di distanza, le foto trapelate dalla prigione di Abu Ghraib in Irak rimangono indelebili
nella coscienza dell’America.
Allora il governo degli Stati Uniti non fu in grado di impedirne la fuoriuscita, oggi oltre 2000 foto prese nelle varie postazioni americane in Iraq ed Afghanistan sono coperte da segreto per una legge del 2009. Da quanto si sa, le immagini, un misto di istantanee prese dai soldati e di foto scattate dagli investigatori a comprova degli abusi, sono ‘peggio di quelle di Abu Ghraib’.

Lo scorso mercoledì, un giudice federale di New York City, Alvin Hellerstein, ha accolto la richiesta di trasparenza presentata dall’Unione delle Libertà Civili Americane e ha respinto la pretesa del Governo di coprire tutte foto col segreto. Hellerstein ha ordinato al Governo di spiegare perché la pubblicazione delle foto costituisse un pericolo per la sicurezza degli americani e che ogni immagine debba essere considerata individualmente.
Sarà abbastanza facile per l’Amministrazione Obama assecondare l’ordine del giudice e continuare a mantenere il segreto, ma questo non risolve il problema.
Il Governo dovrebbe togliere il vincolo e rendere le foto accessibili.
Le immagini di guerra sono spesso spaventose, il benessere di cittadini e soldati americani resta di vitale importanza. La minaccia peggiore non sta  però nelle fotografie che mostrano comportamenti indicibili, ma nel fatto che quei comportamenti vengono agiti.
Il modo in cui furono trattati i prigionieri ad Abu Ghraib e altrove rimane un episodio vergognoso nella storia degli Stati Uniti.
L’America darà forza ai suoi valori e quindi sicurezza garantendo trasparenza anche per gli abusi più efferati, senza nascondere la verità nel fondo dei cassetti.

 

Traduzione: Sisa Arrighi

11-9-2014