Tripla Araba

di Mary Crane

conosciuta anche con lo pseudonimo di Thalia Took, autrice del disegno sottostante

 

Le dee Al-Uzza, Al-Lat e Manat formavano una triade nell’Arabia pre-islamica. Erano conosciute e venerate in un ampio spazio che andava da Petra, nel nord, ai regni leggendari dell’Arabia Felix nel sud, inclusa Saba; si spingevano sino all’est, in Iran e Palmyra, ed erano assai popolari alla Mecca al tempo del Profeta Maometto.
Dalla sinistra, nel mio disegno, sono: Al-Uzza, “la Potente”, Dea della Stella del Mattino; Al-Lat, la Madre, il cui nome significa semplicemente “la Dea” (come Al-Lah significa semplicemente “il Dio”) e Manat, dea anziana del Fato o del Tempo.
A volte ci si riferisce alle tre come alle figlie di Al-Lah, altre volte Manat e Al-Lat sono considerate figlie di Al-Uzza.

Quest’ultima è stata una delle divinità arabe maggiormente venerate, associata alla stella del mattino e della sera, Venere.
A Petra vi era un suo tempio ed è probabile che fosse la patrona della città.
Isacco di Antiochia (scrittore del 5° secolo dopo Cristo) la chiama Beltis, e cioè “Signora”, titolo condiviso da molte altre dee semitiche, ed anche Kaukabta, “la Stella”. Dice anche che le donne dovrebbero invocare Al-Uzza dai tetti, una divinazione appropriata per una dea-stella.
Sant’Epifanio, nel 4° secolo d.C., la chiama la “madre di Dusares”, il locale dio della montagna, e le dà il titolo di Chaamu o Chalomus che significa “giovinetta”, “vergine”.
Al-Uzza è connessa alle acacie ed il suo santuario a Nakhlah ne aveva tre, in cui si credeva la dea scendesse. Ha molto in comune con Ishtar ed Astarte, e le erano sacri i gatti e i felini in genere. Dai Greci venne associata ad Afrodite Urania.

Al-Lat, il cui nome è una contrazione di al-Illahat, è menzionata da Erodoto come “Alilat” ed egli la identifica con Afrodite. E’ anche identificata con Atena, e chiamata “Madre degli dei” o “La più grande di tutti gli dei”.
E’ una divinità della primavera e della fertilità, la Dea-Terra che porta prosperità al mondo.
Lei e Al-Uzza vengono a volte confuse e pare che dove una guadagni popolarità in una zona, l’altra ne perda.
Il sole in Arabia era chiamato “Shams” e considerato femminile, e potrebbe rappresentare un aspetto di Al-Lat.
La dea aveva un santuario nella città di Ta’if, ad est della Mecca. Il suo simbolo è una luna crescente, che a volte contiene il sole.

Manat o Manawayat deriva il suo nome dall’arabo “maniya”, e cioè fato, distruzione, destino, morte, oppure da “menata”: parte, porzione, ciò che è spartito.
E’ una divinità molto anticha, e il suo culto probabilmente precede quello di Al-Uzza e Al-Lat.
Era particolarmente venerata come pietra nera a Quidaid, nei pressi della Mecca. E’ connessa ai grandi pellegrinaggi, di cui il suo santuario era il punto di partenza per parecchie tribù.
Viene citata nelle iscrizioni nabatee e le tombe erano poste sotto la sua protezione, con iscrizioni che le chiedevano di maledire i violatori dei sepolcri

Trad. Maria G. Di Rienzo

30/11/2007

 

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