Una esperienza scolastica.
La scuola è anche questo
UCCELLI MIGRATORI
di Gemma De Magistris
Un pannello della mostra***
Corso di filosofia triennio linguistico: argomento l’identità dal punto di vista filosofico per l’acquisizione di strumenti, nella pratica come costruzione di sé.
Nelle mie classi ci sono anche loro “gli stranieri” ragazzi e ragazze di prima o seconda generazione, appena arrivati o nati in Italia con lingua materna diversa, conosciuta bene, poco o rimossa.
Il periodo tra i 16 e i 19 anni è denso di domande su una identità che si cerca.
Per loro la ricerca è più complessa.
Nasce il laboratorio multiculturale, in gergo scolastico un incontro settimanale in aula di filosofia con la presenza del mediatore culturale.
Obiettivo: ricerca di un equilibrio tra cultura di appartenenza e cultura ospitante.
Un piacevole imprevisto: si affacciano all’aula studentesse italiane “possiamo partecipare anche noi?”.
La straordinaria riflessione di Maria Zambrano, sull’esule come condizione esistenziale è illuminante:
“Credo che la condizione dell’esule sia una condizione essenziale della vita umana”
E a proposito dell’ospitalità sempre la filosofa spagnola:
C’è stata sì gente che ci ha aperto la porta ci ha fatto sedere alla sua tavola ma eravamo ospiti, invitati.
Noi chiedevamo che ci lasciassero dare poichè portavamo qualcosa che ne lì né altrove nessuno aveva. Qualcosa che quanti abitano stabilmente non hanno mai
Qualcosa che ha solo l’errante, colui che ha provato il peso del cielo senza terra che lo sostenga.
Questa ed altre riflessioni provocano parole talvolta pesanti come pietre, emozioni che stentano ad essere dette: il dolore della separazione, la gioia del ricongiungimento, le umiliazioni per una parola, uno sguardo, un gesto.
Questo ed altro ancora viene pensato, rielaborato, scritto, disegnato.
Qualche nodo si scioglie qualche ricordo viene fuori, ci si fa i conti. Molto adagio si comincia a pensare “si può non sentirsi sempre ospiti”
Ma se si può vogliamo raccontarlo ai nostri compagni e compagne, agli insegnanti ed alle insegnanti, ai genitori ed allora si creano i tabelloni che costituiranno la mostra “Uccelli migratori”.
L’atmosfera è sempre più distesa, ragazze e ragazzi contano su una relazione, ridono di sé, si scambiano battute ironiche, pensano in lingua materna e si aiutano a tradurre in italiano.
I tabelloni, molto personali, sono fatti di brani, scritti, foto: qualcuna si ispira ad una poesia per dire i propri sogni, qualcuna scrive una poesia che darà il titolo al laboratorio ed alla mostra, qualcuna ripesca documenti, i primi (quelli dell’arrivo) i successivi. Tutti modi per ricostruire il viaggio fatto, quello attuale dentro di sé, quello desiderato.
Quando la mostra si inaugura, una studentessa afferma “durante le ore di laboratorio, mi sono sentita finalmente libera perché non dovevo scegliere se essere straniera o italiana. Ero io”
La curiosità e l’interesse che i tabelloni provocano negli altri studenti e studentesse dell’istituto è una piacevole sorpresa, il sostegno e l’apprezzamento di alcune colleghe è rassicurante e lusinghiero.
E il 19 aprile 2009 (2 anni dopo) la mostra esce dall’istituto per essere presentata nell’ambito di una giornata su libertà e diritti.
E’ l’occasione per uscire in pubblico, presentarsi a persone estranee alla scuola, ridirsi.
Gli “uccelli migratori” si reincontrano, ritrovano la vecchia intesa, tirano le fila, reciprocamene si restituiscono, mi restituiscono quello che ci siamo regalate, soprattutto la fiducia necessaria per dirsi.
“Prof. abbiamo avuto la possibilità di mostrare la nostra identità e la nostra diversità....orgogliosi”
Ed ora “ci pensi prof. pensiamoci tutti, gli uccelli migratori con le nuove esperienze fatte e le nuove competenze acquisite, possono contribuire con lei per gli altri e le altre “stranieri e straniere”.
Lei lo sa prof. a scuola si può fare anche questo.
*** Testo del pannello
Uccelli migratori
Siamo nomadi
erriamo per il mondo,
siamo cocci d'argilla
che assemblati
formano una sorta di vaso sghembo
diverso dagli altri.
Possiamo cercare di mimetizzarci
con i vasi intorno a noi,
ma l'acquirente ci snobberà
non capirà dapprima perchè,
è automatico,
ci riterrà di poco valore.
Siamo uccelli migratori
che volano da una terra
all'altra
nutrendoci dei sentimenti avversi
ai quali veniamo destinati.
Incompresi e allontanati
siamo additati come diversi,
perchè diversi siamo anche
tra vasi della nostra stessa origine.
Non abbiamo più una terra dove tornare
dove sentirci a casa
perchè la nostra casa è il mondo
i nostri affetti sono i nostri simili
perchè capiscono meglio di altri
quanto il volare sull'oceano
ci completi e ci liberi dalla nostalgia.
Tatiana C.G.
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22-04-09
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