Riprendiamoci la parola
UDI di Ravenna

 
Angelica Kauffmann

 

Ancora una volta, nostro malgrado, ci vediamo costrette a riprendere la parola per  difenderci dall’ennesimo attacco alla libertà femminile, sferrato con la consueta arroganza da diversi politici e uomini della gerarchia ecclesiastica. Costoro, nostalgici di un corpo femminile puramente contenitore, svuotato di qualunque diritto di autodeterminazione, pretendono di avere la parola definitiva sul corpo e sulla libertà delle donne, sproloquiando su aborto, contraccezione, consultori.

Poco importa che il numero di aborti sia largamente diminuito, che molte non muoiano più di aborto clandestino, che la maternità venga vissuta sempre più come una scelta libera e consapevole: questi personaggi, con il loro spirito di rivincita, la loro misoginia e tutto il maschilismo di cui sono capaci, continuano imperterriti nell’attacco alla libertà femminile.

A tutto questo noi diciamo BASTA e mille volte NO.

Al contrario di quanti parlano ideologicamente e per scopi puramente politici, elettorali e propagandistici, preferiamo essere concrete e sottolineare come ancora oggi le misure a sostegno e a tutela della maternità siano largamente insufficienti. Se davvero si vuole prevenire il dramma dell’aborto, perché non puntare su politiche nazionali e locali che siano espressione di una cultura di responsabilità sociale nei confronti della maternità?

Colpevolizzare la contraccezione, anche quella d’urgenza come la pillola RU486, o screditare gli operatori dei consultori istituendo addirittura una “Commissione d’inchiesta parlamentare” non sono certo una risposta o una soluzione, ma al contrario la volontà deliberata di colpire la dignità e la salute delle donne.

Chiediamo che la volontà femminile venga rispettata in quanto condizione primaria e inderogabile della maternità: non c’è nascita senza il consenso da parte della madre, non c’è persona senza un corpo di donna che fa nascere. Nessuno potrà mai imporci ciò che non vogliamo, tanto meno volontari dissuadenti all’interno dei consultori e delle strutture pubbliche. Ma se si arriverà a questo punto, chiameremo ogni donna ad agire personalmente per difendere la propria libertà, e gli operatori pubblici a fare obiezione di coscienza contro meccanismi di coercizione della volontà femminile.

Con queste premesse il gruppo Udi-Unione Donne in Italia intende aprire un Forum di confronto tra le donne di Ravenna e invita queste ultime ad inviare le proprie opinioni e riflessioni scritte sui temi dell’autodeterminazione femminile nell’aborto e nella procreazione oggi riportati alla ribalta dalle recenti prese di posizione di uomini politici e della Chiesa. Gli interventi raccolti potrebbero costituire la base anche per prossimi incontri di approfondimento. Le donne possono inviare le proprie riflessioni individuali o di gruppo per posta, fax o e-mail ai seguenti indirizzi:

 

 

UDI – Unione Donne in Italia

Centro di Documentazione – Archivio e Biblioteca
Via Santucci 44 - 48100 Ravenna
Telefono e Fax: 0544/500335
E-mail: udiravenna@provincia.ra.it
Sito internet: www.racine.ra.it/udi

 

I testi dovranno riportare nome e cognome e un recapito della mittente o del gruppo. Si informa che la sede dell’Udi è aperta lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle ore 16.00 alle ore 19.00 e che nei restanti orari è in funzione una segreteria telefonica (telefono: 0544/500335).

 

Ravenna, dicembre 2005