Noi utopia
Anno per anno, parole e scatti del movimento


di Gemma De Magistris



Laurie Anderson

 

Davvero bella la presentazione della mostra “Noi, utopia delle donne di ieri, memoria delle donne di domani” che è stata fatta il 26 aprile 2007  alla Camera del Lavoro di Milano.

Una delle autrici, Marina Santini, ha iniziato il suo breve intervento con il racconto del “mio guadagno personale” come donna, come insegnante, come storica (la Santini appartiene alla Comunità di riflessione storico pedagogica). Ha proseguito con la motivazione a “fare” la mostra: la passione per l’insegnamento e per la storia appunto.

E’ abbastanza raro che, nel presentare qualcosa, si utilizzino questi termini, si esca dall’ambito un po’ ingessato del discorso legato alle difficoltà, al “è stato bello ma faticoso” tutto sempre piuttosto impersonale. Stavolta l’autrice ha agito con sensibilità ed intelligenza, data la natura della mostra che racconta un pezzo della storia delle donne, in particolare a Milano.

Guadagno femminile e passione sono state legate alla pratica quotidiana  perché l’autrice ci ha detto come la mostra sia divenuta strumento di apprendimento oltre che di riflessione, desiderio e curiosità  di approfondimento. Inoltre ha aperto un orizzonte, ha fatto del limite territoriale (“abbiamo parlato di Milano perché siamo di Milano”) un inizio di apertura. La mostra, che in realtà sta già girando in varie città,  può essere uno stimolo per continuare, aggiungere storie, foto, donne di altre realtà. Qualcosa che potrà diventare altro.

In questa maniera diventa facile avere voglia di vederla, ma anche di usarla oppure, come nel mio caso di riconoscersi perché le mie studentesse, ed anche mia figlia l’hanno trasformata proprio in uno strumento. Bella perché ricca di foto, di riferimenti, di episodi significativi (l’autrice ne ha citato solo uno legato ad una resistenza operaia femminile e mi è parso il più adatto, vista la sede), utile perché serve per parlare alle giovani ed ai giovani di parecchie cose che  sono e non sono “cose di donne”.

Nelle loro relazioni le mie studentesse hanno simbolicamente ringraziato le autrici della mostra, perché è venuta loro voglia di saperne di più ed hanno chiesto alle docenti ma anche alle loro madri, oppure hanno cercato ed approfondito fatti, leggi, testi.

E così nelle classi abbiamo ricostruito un percorso, c’è stata una operazione di riconoscimento a tante che hanno reso possibile il loro dare per scontate libertà, comportamenti, espressione libera di desideri. Quelle “femministe” (giustamente la Santini sottolineava come si arricci un po’ il naso udendo questa parola) sono state scoperte, sono in modo diverso le loro madri o le donne adulte con cui hanno a che fare.

Mi viene da dire grazie da parte delle mie ragazze e da parte mia, oltre a dire a chi non avesse ancora visto la mostra “vale la pena”.

La mostra sarà esposta alla Camera del Lavoro di Milano fino al 12 maggio 2007