Tutto quello che avreste voluto sapere sulle lesbiche

di Delia Vaccarello



Frida Kalho

Non hanno dubbi: la parola lesbica indica una donna che ama le donne, ma solo una su due la pronuncia per sé e chi lo fa a volte abbassa il tono della voce. Quattro su cinque hanno relazioni stabili, ma meno durature di quelle dei gay. Più della metà si dice femminista e moltissime vogliono rafforzare i legami tra donne, creare comunicazione e cultura. La maggioranza, quando sorge Afrodite, mette al primo posto i baci, poi le carezze e l'odore della pelle. In amore prediligono "affiatare" lingua e vagina, e una su due si abbandona all'amplesso tra le mani dell'altra. Ancora: infrangendo un certo immaginario da cabaret, solo una esigua minoranza (5 per cento) fa uso di falli finti. La metà di loro non si riconosce nelle donne mascoline. Vogliono un figlio e alcune sono diventate madri in una relazione stabile con un uomo. Una su due non nasconde di essere una mamma omosex. Tengono molto agli affetti, tante restano amiche quando l'amore fugge. Usano Internet anche per nascondersi dietro maschere seducenti per poi approdare a incontri oltre il virtuale. Al lavoro la metà parla di sé, però con i colleghi fidati, sanno che rischiano derisione e mobbing (una su dieci). Tifano quasi tutte per chi dice pubblicamente: "Sì, certo, sono una donna lesbica e ne vado fiera".

La maggioranza conosce le proposte di legge per i diritti omosex, e la metà quando va alle urne tiene conto della posizione espressa a riguardo dai partiti. Sono consapevoli che una legge non coinciderà con la liberazione dai pregiudizi. Sognano un mondo in cui nessuno debba più nascondersi e la diversità di ciascuno sia di casa. La novità è di rilievo: donne lesbiche disposte a partecipare, intervenire negli spazi pubblici, unirsi e fare politica, senza smettere di sognare. Animate dalla voglia matta di essere sempre più libere, consapevoli di muoversi come apripista. Pronte a rischiare un po' di più, a non essere più soltanto voci fuori campo. Queste istantanee mai viste, frutto di uno studio che smonta gli stereotipi più gettonati sul lesbismo, sono una sintesi delle risposte agli oltre settecento questionari interpretati dal gruppo Soggettività lesbica della Libera università delle donne di Milano, compilati dalle donne per conoscersi e per entrare in relazione con chi nulla sa delle loro storie e pensieri.

Un'indagine che mancava, iniziata nel 2001 diffondendo su tutto il territorio nazionale tremila questionari, proseguita leggendone e interpretandone quanti ne hanno fatto ritorno debitamente compilati con aggiunta di voci libere, fertile arricchimento al lavoro. Nasce un libro, "Cocktail d'amore", ed. DeriveApprodi, scritto da Anita Sonego, Chantal Podio, Lucia Benedetti, Maria Pierri, Nicoletta Buonapace, Piera Vismara, Rosa Conti (a fine marzo in libreria, e fino ad allora da richiedere a: gruppogsl@yahoo.it ). Dopo le opere di sociologia che indagano sulla realtà gay - "Omosessuali moderni" di Barbagli e Colombo (Il Mulino), "Diversi da chi?" di Chiara Saraceno (Guerini e Associati) - un gruppo di donne lesbiche fotografa il proprio mondo in movimento. E inizia a colmare il vuoto di informazione che induceva a dire: "Delle lesbiche non sappiamo niente".

PARENTI E AMICI

Adesso sappiamo, invece, che le donne lesbiche rifiutano il cliché del maschio mancato, che due su tre si definiscono femminili, pur lasciandosi affascinare dal mito dell'androginia (una su tre). In famiglia solo la metà dice di sé: chi tace tende ad evitare i conflitti, chi parla sceglie quasi sempre di aprirsi con la madre (che reagisce con più inquietudine rispetto al padre) e lo fa per "bisogno di sincerità". Vogliono sentirsi intere e verificare le relazioni importanti. Sono pronte a ogni esito visto che, sebbene nel tempo i rapporti con i familiari migliorino, le reazioni alla "notizia" una volte su tre non sono positive e che i sentimenti dei genitori sono di accoglienza nel cinquanta per cento dei casi e di delusione e sopportazione nell'altra metà. Luci e ombre che non paralizzano come succedeva ieri, così il coming out in famiglia si rivela ora "una tragedia siciliana" ora "un'esperienza bellissima!". Nelle amicizie poco meno della metà frequenta indifferentemente maschi e femmine, sapendo di muoversi con gli uomini su un terreno oltre i codici consueti. Disinvolte a seconda dei contesti, in compagnia scelgono di passare al filtro della riservatezza e dell'agio i gesti affettivi verso la partner. Quasi tutte frequentano altre donne lesbiche e due su tre si incontrano nei locali "for women only". Si cercano e provano le une per le altre in primo luogo solidarietà (59,7 per cento) e, a seguire, complicità, identificazione, curiosità. Pur tenendo conto che a rispondere sono state le donne nell'orbita di associazioni e locali, possiamo comunque dire che il grido: "Sono l'unica lesbica al mondo" non rivela più il dramma di ogni donna che si scopre omosex.

COMPAGNE, MADRI, AMANTI
Spesso prima degli amori al femminile, si vive l'esperienza con un uomo. È il percorso emotivo di due lesbiche su tre, mentre per un terzo l'esordio dell'amore è con una donna. Altre volte rapporti etero e omo si alternano nel tempo e sono segnali di "un difficile percorso di accettazione della propria omosessualità", sottolineano le curatrici dell'indagine. Ma è diffusa la sensazione che non è il "letto" a rilevare l'orientamento, poiché come dice Paolo Rigliano in "Amori senza scandalo" (Feltrinelli): "Si è omosessuali per come ci si sente rispetto all'altro e non per quello che si fa". Così una su cinque si definisce lesbica pur non avendo avuto ancora né relazioni né flirt con donne. Nell'incontro l'età della partner sembra spesso indifferente e ad attrarre sono intelligenza e sensibilità (68 per cento), seguite da umorismo, ironia e bell'aspetto. Il sale del rapporto è costituito dall'affinità emotiva per la maggioranza e la soddisfazione sessuale gioca un buon ruolo (è importante per una su due). La metà dice di avere una vita sessuale soddisfacente e il 40 per cento la definisce "migliorabile". I ruoli nella coppia tendono ad alternarsi e restano per una su quattro aspetti temuti. Nel menage due su tre dividono equamente le spese in comune. La gelosia per eventuali altri rapporti d'amore o incontri sessuali della partner infiamma al massimo due terzi delle intervistate (risposte frenate?). La modalità diffusa di relazione è quella monogamica, non condivisa solo da una su cinque. L'amore finisce per la rottura della comunicazione verbale e per l'infedeltà. Al centro della relazione, il delicato equilibrio tra fusionalità - tendenza che si rivela spiccata - e capacità di vivere in modo autonomo la propria vita. L'amore travolgente, di cui molte parlano, necessita di una solidità dell'io per evitare che la passione sentimentale diventi perdita di sè. Una consapevolezza che è già conquista.
Il rapporto lesbico non frena più desideri di maternità che il 16 per cento delle intervistate ha cercato di realizzare, anche con un uomo che faccia da padre. Il desiderio di allevamento sembra diffuso quasi quanto quello di gravidanza e vede le partner desiderose di prendersi cura insieme dei figli. Per una mamma su tre che vive apertamente il suo lesbismo, un'altra sceglie la discrezione e un'altra ancora lo nasconde. Questo quadro in movimento di cui abbiamo dato solo un cenno (leggete il libro e di scoperte ne farete), che sembra fotografare

un'esplosione al rallentatore di istanze e dimensioni finora compresse nel segreto, è dominato da un sogno di "libertà sociale". Per una vita migliore occorre, dicono in molte, "far politica, costruire gruppi seri, lottare insieme a tutti i discriminati". "Il nostro impegno, i nostri pensieri e il nostro desiderio - concludono le curatrici di "Cocktail d'amore" - sono rivolti alla costruzione di un mondo in cui chiunque sia portatore di una diversità possa vivere senza menzogna e paura". Esce dal buio un cocktail di luci.

 

Articolo pubblicato su L'Unità, marzo 2005