Bastioli for president

La bioeconomia secondo Catia Bastioli, un libro da leggere per capire quanto di positivo si può ancora fare.

Valeria Fieramonte


Catia Bastioli, chimica e imprenditrice che con altri ha creato il gruppo Novamont, di cui è amministratore delegato, è uno strano genere di capitalista.

Per capirlo occorre leggere il suo interessantissimo libro ' Bioeconomia per la rigenerazione dei territori' (Edizioni Ambiente, 150 pagine, 16 euro), dove illustra la sua visione di un'economia non più di pura e semplice rapina, ma invece intenta, con serietà e passione, alla rigenerazione di quei territori che sono stati impoveriti da una globalizzazione indifferente a qualsiasi costo umano e ambientale.

E' uno yes we can molto pratico e concreto quello che si può leggere dalle righe del testo, e capire anche visivamente se si vanno a visitare gli stabilimenti Novamont. Per chi, come molti della nostra generazione di ormai pantere grigie, si era abituato a considerare la chimica soprattutto come un'entità foriera di disastri e inquinamento – complice il disastro delle plastiche non biodegradabili e la produzione di sostanze a uso agricolo che risultano tossiche per umani e ambiente - è quasi una sorpresa scoprire che molti chimici hanno capito, e che stanno avviandosi verso una strada nuova, più amica dell'ambiente.

Dice Catia: “ Siamo nati con l'idea di integrare la chimica, l'ambente e l'agricoltura, e il progetto di sviluppare un nuovo modello economico. Ho visto i territori diventare sempre più marginali e preda di multinazionali che si muovono alla ricerca di luoghi dove ottenere prodotti al minor costo; ho assistito così all'impoverimento culturale ed economico di intere classi sociali e intere aree.”

Le distorsioni di un'economia dissipativa e fortemente finanziarizzata sono diventate evidenti: “ con il profitto come unico fine a scapito della qualità della vita dei più e del capitale naturale”.

Dopo il crac finanziario del 2008 non siamo ancora usciti davvero dalla recessione: una globalizzazione economica senza regole, manager e investitori senza passione e privi di visione sistemica sono spesso al governo di imperi economico-finanziari, che operano esclusivamente alla ricerca del massimo profitto e hanno a disposizione lobby fortissime e un'inusitata potenza tecnologica. Tutto questo non può che provocare bolle speculative e comportamenti poco etici, che

indeboliscono le realtà locali e le espongono a problemi di delocalizzazione, disoccupazione, perdita di memoria della loro specificità, condannandole a trasformarsi, da produttori di qualità , a consumatori di prodotti indifferenziati e generatori di rifiuti.

Gli enormi flussi di denaro senza radici sfondano le dighe rappresentate dagli Stati e dalle regole locali per travolgere i territori, e tutto questo mette a durissima prova soprattutto i sistemi democratici occidentali, che hanno reagito solo con politiche di austerity senza rendere i territori più resilienti: diversamente da quanto accade per l'economia virtuale , dove peraltro i flussi finanziari sono di svariati ordini di grandezza superiori alle produzioni reali, rimettere le radici nei territori con infrastrutture ed economia reale richiede tempo e grandi risorse, difficili da trovare in un mondo che corre sempre più veloce anche a causa delle nuove tecnologie.

Importante a questo proposito ciò che la Bastioli pensa della rivoluzione dell'Info technology e dell'Intelligenza Artificiale che rischiano di creare nuove aberrazioni, come lo sviluppo di App che si avvalgono di prestatori d'opera trattati come robots, nella continua erosione di diritti che da un lato è figlia della crisi economica e dall'altro della crescente disponibilità di un esercito di disperati pronti a tutto. Prima che nuove tecnologie slegate completamente dai tempi della natura, ma divenute ricchissime, 'trasformino tutti noi in big data governati da algoritmi di gestione,' occorrerebbe cercare di ancorare per terra, anche attraverso le buone pratiche sviluppate nel settore della bioeconomia, un settore che, lasciato alla propria anarchia, rischia solo di funzionare come acceleratore dei danni.

Molto interessanti anche le pagine dedicate ai cambiamenti climatici, dove sistemi aperti e senza regole sono destinati a creare tempeste perfette in cui l'umanità e il suo habitat rischiano di soccombere. Un libro assolutamente da leggere, che spiega tutti i passi da fare verso una bioeconomia come motore della rigenerazione dei territori.

Intanto sui giornali si legge che la Monsanto, specializzata in pesticidi, si porta dietro un bagaglio di accuse di rischio cancro e di cause ( 13.400, finora), che da sole rivelano il cinismo di manager interessati solo al profitto..

 

Catia Bastioli, Bioeconomia per la rigenerazione dei territori.
Decarbonizzare l'economia e riconnetterla con la società si può

Edizioni Ambiente, 2018, pag.152, €16



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