Quella costola che è all’origine dei miti monoteisti

Valeria Fieramonte


 

Questo libro dal polemico titolo: ‘Non sono la costola di nessuno’, proprio ci voleva. E non solo perché la curatrice, Paola Cavallari, ha il merito di avere promosso lOsservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, ma perché nei saggi presentati alla lettura, l’antico mito di Adamo ed Eva, in qualche modo fondativo, almeno in questa area del mondo, di nostri modi di sentire ormai quasi inconsci,viene analizzato e rimesso su piedi che finalmente camminano verso una maggiore parità tra i sessi.

Vi troviamo finalmente una donna che non è ‘peccatrice’ perché disobbedisce all’uomo, quando percepisce un’ingiustizia rispetto al suo modo di sentire, ma piuttosto pecca se abdica a se stessa, se manca di autonomia, di autostima e di coraggio per dire no ‘a differenti forme di servitù domestica, sociale, politica e religiosa’.

E se si trattasse di eccesso di orgoglio? Secondo Cavallari non è così quando

«si tratta di persone già relegate ai margini della significatività... per queste persone il linguaggio della perdita di sé, come rinuncia all’amor sui, funziona in modo ideologico per derubarle del potere, mantenendole in una posizione subordinata a vantaggio di coloro che dominano».

Insomma, la disobbedienza sarebbe in questo caso vista come una virtù, come la ricerca di una via diversa dalla norma imposta dalle società patriarcali. Nell’archetipo cattolico Eva ( che vuol dire vita) è considerata la principale responsabile del Peccato Originale. Poco meno di un’adescatrice e tentatrice quasi al pari del serpente ( anzi talora persino di più), e non è un caso che la patristica cattolica trabocchi di misoginia, e imponga alle donne il silenzio perchè le loro critiche e recriminazioni di sesso comunque subalterno tolgono l’uomo dal piedistallo che ha eretto a se stesso di essere più simile a Dio, per non parlare della blasfema pretesa di voler essere come Dio.

Ma Eva è leale, non incolpa Adamo, che invece crea le premesse delle logiche del capro espiatorio, non cerca scappatoie, dice la verità: ‘ il serpente mi ha ingannata e ho mangiato’, ammette il proprio sbaglio, assume la propria responsabilità. Di più, denunciando il serpente come ingannevole in realtà conferma l’immagine di un divino positivo.

Adamo invece si defila, come se non ci fosse, come del resto per la creazione di Eva, non a lui dovuta e avvenuta mentre dormiva ..Adamo è fin dall’inizio sleale nei confronti di Eva, evita ogni responsabilità, ma tale slealtà risulta tuttavia premiata nel succedersi dell’iconografia religiosa.

Ho scritto dice la verità, a proposito di Eva, perché il termine usato nel testo ‘fa la verità’ mi sembra in verità un po' eccessivo. Dopotutto la verità è rimasta per secoli e millenni quella di Adamo, sua è la ‘colonizzazione del desiderio femminile’, è riuscito a fare di quest’ultimo un vassallo volontario, probabilmente anche perché le continue gravidanze hanno impegnato le donne altrove, in logiche di cura e accudimento piuttosto che di potere.

Sappiamo però quanto l’assenza di potere, spesso anche quasi sempre neanche cercato, abbia pesato sul destino femminile.

Secondo le autrici di alcuni dei saggi contenuti nel libro, il peccato originale è stato dunque in primo luogo un peccato contro Eva.

Si tratta di un vero rovesciamento dell’iconografia religiosa dominante, che punta a raggiungere un risultato molto importante: la visione di un Adam e di una Eva non più costretti a svicolare dal potere con sotterfugi e inganni, ma resi capaci di stare pienamente uno di fronte all’altro in una parità che non esclude ma rende arricchente la differenza di genere.

Non mi occupo di questioni religiose e può darsi anche che alcune cose non le abbia capite: mi pare importantissimo che le autrici, e con loro immagino anche gli uomini autori di alcuni testi, chiedano finalmente alla Chiesa di modificare un discorso che è ancora spesso profondamente ingiurioso nei confronti delle donne, impregnato di odio. Nessuna autocritica si è ancora levata dalle stanze del magistero cattolico, circa per esempio la caccia alle streghe, un fenomeno durato secoli e impregnato di odio isterico contro il genere femminile.

‘La smemoratezza e il trasformismo dei teologi su un passato cosparso di abomini misogini appaiono molto interessati’ afferma Paola Cavallari. Qualche nota di maggiore serenità e speranza viene proprio dai testi maschili (forse perché se lo possono maggiormente permettere):

« La Chiesa, con l’Evangelo che annunciava, - scrive Paolo Ricca - avrebbe potuto diventare protagonista nel processo di emancipazione della donna. Così non è stato. Siamo nel XXI secolo: è troppo presto per sperare che questa emancipazione avvenga finalmente nella Chiesa, dopo che è avvenuta, almeno parzialmente, nella società?»


 

 

Paola Cavallari (a cura di)

Non sono la costola di nessuno. Letture sul peccato di Eva

Gabrielli editori, 2020, euro 16,00.


 

 

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