Donne e clima
Da Cop21 di Parigi

Valeria Fieramonte

 

La Banca Europea degli investimenti ha firmato un accordo per la transizione energetica in Francia ed Europa ieri: firmataria Segolene Royal, il Ministro francese per l' ecologia, lo sviluppo sostenibile e l' energia: questa volta, almeno loro partono davvero, o per lo meno sembra.

Intanto l' 8 dicembre la Cop 21, o almeno il padiglione francese, ha dedicato alle donne una quasi intera mattinata. Siamo state tutte invitate, tramite volantinaggio, al dibattito 'Donne e clima' a cui hanno partecipato, oltre al Ministro dell'ecologia, anche Vandana Shiva, Mary Robinson (Climat Justice), Winnie Byanyima (Oxfam International) e la regista Marie-Monique Robin, che ha presentato estratti di un suo film dal titolo 'Femmes pour la planete', perche' in francese la parola pianeta si declina al femminile.

Mettere le donne al centro di azioni efficaci sul clima, ha detto il ministro, o la ministra, (questa e' come sapete una questione non risolta nel linguaggio), è importante anche perche' sono, assieme ai bambini, le piu' vulnerabili. Il 70% dei poveri del pianeta sono donne, e sono le prime a pagare gli effetti della desertificazione, dell' aridità e degli scarsi approvvigionamenti alimentari.
In molte parti del mondo le donne fanno l' ottanta per cento del lavoro agricolo mentre ricevono solo il 5% dei finanziamenti (bisogna ricordarlo anche a Banca Etica...) e anche il 70% delle persone danneggiate dal cambiamenti climatici e' donna.

Questo impatto diverso e' direttamente legato - ha aggiunto Segolene - allo statuto illegale delle donne. Eppure, quando ci sono dei disastri, o anche solo dei problemi, le loro energie si decuplicano e sanno fare delle cose anche a partire dal niente. Occorre che gli uomini imparino a dividere con le donne il potere di decidere: un accordo ambizioso per il clima è anche per forza di cose un accordo ambizioso per le donne e deve essere basato, ha concluso, sul riconoscimento che gli impatti climatici hanno effetti diversi su uomini e donne (per esempio, se manca l' acqua in molti paesi sono le donne a fare decine di km per procurarsela) e che occorre ridurre le ineguaglianze anche e prima di tutto tra uomo e donna."

 

Bello come sempre anche l' intervento di Vandana Shiva, i cui contenuti emotivamente coinvolgenti conosciamo gia'. L' abile signora, che e' una vera forza della natura, ha sottolineato che in alcune tradizioni la donna non lavora e non deve sapere niente, ma quasi sempre le donne lavorano moltissimo e sono molto piu' sfruttate degli uomini, specie nei lavori agricoli: vedono dunque per prime i danni dei cambiamenti climatici, ma quando ne parlano e li segnalano nessuno le prende sul serio, appunto perche' sono donne, e questo ritarda tutti i processi che si possono mettere in atto per la difesa del pianeta.

 



Molto interessante anche l'intervento di Winnie Byanyima, che ha aggiunto che quando le donne vogliono partecipare ai negoziati per il clima in Africa, gli uomini le escludono con la scusa che si tratta di faccende delicatamente tecniche non adatte a loro...
La cosa ha sollevato in sala, da parte di una nutrita pattuglia di nere, una condivisione evidente: per i tentativi di esclusione sono venute a protestare anche qui, e hanno preso il microfono per parlarne a tutti.

"Anno dopo anno ci siamo conquistate il diritto di partecipare, e di farci sentire" ha concluso Winnie, e' strano ma se si chiede alle donne quali cambiamenti climatici vedono di piu' rispondono: la siccita', mentre gli uomini rispondono: le inondazioni..."

 

Infine e' stato presentato uno spezzone del film della regista Marie Robin, Femmes pour la planete che lavora in tandem con il marito produttore, con un solo biglietto da visita per due...
le solite cose di donne, insomma...

8-12-2015


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