Covid e differenze di genere

Valeria Fieramonte, UGIS


Questa strana e conturbante edizione del Festival della scienza di Genova che si dipana quasi totalmente a remoto, in streaming, e cioè tramite i fili intricati delle onde elettromagnetiche, gli schermi di computer e gli interni domestici e lavorativi - quasi sempre dimessi causa inquadratura- non smette di avere tuttavia il fascino della ricchezza di informazioni scientifiche e di immagini potenti e di smagliante e poetica bellezza, come quelle che provengono dalla fisica del cosmo e degli spazi interstellari, o dal molto piccolo della materia vivente.

Sparita l’eccitazione dell’evento, dello stare insieme e del poter vedere dal vivo persone che si sono lette e ammirate, premi Nobel e scienziati famosi, e per un momento condividere gli stessi spazi di interessanti ricercatori e ricercatrici, cui fare domande in diretta, resta almeno il piacere della conoscenza condivisa.

Non è la stessa cosa che poter partecipare ai laboratori, alle mostre e agli spettacoli che per pochi giorni rendono la bella Genova, tra le montagne e il mare, ricca di storia, di opere d’arte e di vicoli suggestivi e ospitali, una specie di capitale della scienza in Italia, ma pazienza.

Dunque, il Covid, questo esserino di un miliardesimo di metro neanche del tutto vivo capace però di fermare il mondo, come si comporta nei corpi degli uomini e delle donne: ci sono delle differenze, e se sì, quali?

Dice Giovannella Baggio, ordinaria di medicina molecolare all’Università di Padova, alle prese con i dati che si è fatta inviare dall’Istituto Superiore di Sanità : « Ci è capitata questa bomba atomica, non abbiamo vissuto, a differenza delle precedenti generazioni, le guerre mondiali, ma ne stiamo ora combattendo una non meno importante: e la si combatte stando fermi il più possibile, ma lo stesso cercando di mantenere il movimento e di fare ginnastica, attenendosi alle regole e soprattutto armandosi di molta pazienza perché non ne usciremo davvero prima del 2022.
Ci si deprime, preoccupa e impreca, ma alla fine sappiamo che ne usciremo: la nostra vita non è rovinata per sempre. Le prime dosi del vaccino saranno pronte già a dicembre e occorreranno sei mesi per vaccinare il primo nucleo consistente di persone.»

Se si osservano le ‘torte’ statistiche si nota che, nella prima fase della pandemia, ad essere colpite sono state prevalentemente le donne: sono più coinvolte nella cura, come badanti, infermiere e operatrici sanitarie e dunque si sono infettate di più.

Ma sono morti di più gli uomini, nella fasce sopra i 50 anni, perché hanno minori difese immunitarie. Nelle fasce sotto i 50 anni i deceduti sono l’1,1%, una cifra comunque elevata.

«Ci sono fasce d’età, per esempio tra i 40 e i 49 anni, dove le donne sono il triplo degli uomini. Dopo i 60 anni cominciano ad essere di più gli uomini perché le donne vanno in pensione prima. Tra i 70 e i 79 anni è molto più alta la mortalità maschile. Gli uomini soffrono di più di cardiopatie, scompensi cardiaci, ictus e malattie varie, mentre è prevalente tra le donne la demenza senile. Occorre però sottolineare che anche nelle fasce di età più elevate ci sono gli asintomatici.» Questi sono i dati che riguardano gli operatori sanitari.

Come mai la letalità per covid è maggiore tra gli uomini?

« Non solo perché le donne hanno un sistema immunitario più efficiente: sono anche molto più attente alle regole, come il lavaggio delle mani e il mantenimento delle distanze: ci sono statistiche che mostrano come l’indice di adesione alle regole delle donne è più elevato. Anche se per quanto riguarda l’Italia, occorre dire che anche gli uomini si comportano meglio che in altri paesi.»

Come mai le donne hanno maggiori difese immunitarie?

« Sembra che la natura tuteli di più chi è portatore della vita: c’è una proteina, che si chiama ACE 2, che è stimolata dagli estrogeni e che è codificata dal cromosoma X, mentre c’è un’altra proteina dalla sigla impronunciabile che è invece stimolata dagli androgeni e che abbatte le difese immunitarie. Lo si è visto indirettamente anche attraverso alcuni uomini malati di tumore alla prostata e trattati con estrogeni: nessuno di loro si è ammalato di Covid.»

Gli estrogeni hanno anche un effetto antiinfiammatorio, mentre il testosterone ha un effetto immunosoppressore.

Si è visto anche le la vitamina D aumenta la funzionalità della proteina ACE2, e che ha un effetto antiinfiammatorio più potente nelle donne. « Ora che abbiamo una scarsa esposizione alla luce, suggerisce la relatrice, è consigliabile prenderla, anche questo può aiutare a resistere meglio.»

 

 

26-10-2020