1918: Maria Curie in Italia per un viaggio importante e poco conosciuto

Valeria Fieramonte

 


 

Quest'anno ricorre il centenario di un viaggio di lavoro fatto da Maria Curie nell'agosto del '18, pochi mesi prima della fine della prima guerra mondiale, a Pisa e nella penisola italiana.

Invitata dal governo italiano, allora presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. “ Allo stato italiano, - scrive il chimico Gianni Fochi della Normale di Pisa, - premeva accertare la possibilità di estrarre dal nostro territorio il radio e la sua 'emanazione', cioè il gas radioattivo che oggi conosciamo col nome di radon.”

All'epoca, purtroppo, un facile e comprensibile entusiasmo verso la scienza attribuiva alla radioattività anche effetti sanitari miracolosi, tanto che la nuova sostanza venne usata – come testimoniano molte pubblicità – nei cosmetici e persino negli sciroppi per la tosse dei bambini, e molte furono anche le operaie che, use a umettare le labbra con i pennellini 'al radio' usati come attrezzi di lavoro, si ammalarono poi di tumore.

All'epoca però gli effetti nocivi della radioattività sulla salute non erano ancora noti, né si sapeva che anche la grande scienziata, ormai cinquantunenne all'epoca del viaggio, ne cominciava a sentire gli effetti.

Ecco molto in sintesi la storia di quel viaggio del '18, avvenuto peraltro in occasione di un altro ventennale: nel 1918 infatti erano trascorsi 20 anni da quando la Curie e il marito Pierre avevano scoperto il radio.

Giunta a Pisa il 31 luglio con un treno approdato alle 3.30 di notte, fu accolta dal chimico Camillo Porlezza, allora giovane assistente universitario del prof. Raffaello Nasini. Il Porlezza riferisce in seguito, in un articolo scritto per il periodico ' Terme e Riviere' , allora organo dell'industria termale italiana, del 'semplice fascino della visitatrice stanca', della scienziata 'poveramente vestita' ma 'vigorosa e inflessibile nell'adempimento della sua opera'.

Per prima cosa, la Curie esaminò, nell'istituto di chimica, gli strumenti messi a disposizione per fare misure nei luoghi da visitare e sembrò avere parecchi dubbi circa la loro efficacia. Perciò chiese di metterli alla prova su materiali già studiati.

La radioattività delle acque termali era oggetto di studio già da una dozzina di anni, e servì da controllo.

Appurato che i vecchi strumenti funzionavano decentemente, il ' giro d'Italia' potè partire davvero: la Curie, accompagnata sempre dal Porlezza, si recò a Montecatini, le cui acque erano celebri per essere propizie 'al fegato e alle budella', a Larderello e poi a Lacco Ameno ( Ischia), dove riscontrò una 'buona dose di materiale radioattivo', e in seguito anche ad Abano terme e Montegrottto. Di lì si recò poi a Lurisia ( Cuneo), dove c'era una miniera di autunite ( materiale di uranio con fosfato di calcio e altro). Vecchie cartoline dello stabilimento termale vantavano ' acque superradioattive', allora faceva molto chic.

La Curie era una donna molto seria e riservata( c'è chi dice scottata dalla vicenda di Langevin e la risonanza mediatica volutamente creata dalla stampa). Non amava essere fotografata e misurava ogni parola per la grande paura che aveva di essere usata a fini pubblicitari: non condivideva infatti gli entusiasmi commerciali relativi ai materiali di uranio e la pletora di applicazioni reclamizzate dai giornali. Non voleva, sopra ogni cosa, fare da testimonial né per le acque minerali né per qualsiasi altra applicazione.

Solo per buona educazione e con molta riluttanza accondiscese a qualche divagazione dal programma scientifico: una visita alla grotta azzurra di Capri e una a Venezia. Diceva di essere in Italia per lavoro e che in seguito avrebbe fatto la turista per conto suo. Questi comportamenti le valsero anche l'unica critica di eccesso di seriosità che le venne fatta dietro le quinte.

La sua missione durò quasi tre settimane e finì aVentimiglia il 19 agosto.

Dopo il ritorno a Parigi stilò una relazione in cui, per l'estrazione di sostanze radioattive consigliava il Governo Italiano di prestare attenzione soprattutto alla sorgente di Lacco Ameno, nonché ai soffioni di Larderello.

La lettera che accompagnava la relazione era esposta nell'aula magna del Polo Fibonacci (la facoltà di chimica e matematica di Pisa) durante il convegno organizzato per celebrare il centenario del viaggio. All'epoca dell'invio, nel '19, accompagnava un campione spedito a Camillo Porlezza come standard per il dosaggio del radon nelle acque minerali.

Una delle conseguenze pratiche della missione della Curie fu anche che, nel 1919 fu istituita la 'Commissione Radio' presso l'Istituto superiore di Sanità'. E' noto che la scienziata pensava agli usi medici e niente affatto bellici della sua scoperta: durante i primi anni di guerra aveva con la figlia maggiore girato il fronte con un mezzo motorizzato per fare le prime radiografie ai soldati feriti in guerra.

Il convegno è stato organizzato dall'università in collaborazione con l'UGIS ( Unione Giornalisti Scientifici) , la Fast ( Federazione Associazioni scientifiche e tecniche), e la Solvay.

Una docente di chimica, Silvia Nannizzi, intervenuta con altri per invitare i e le giovani presenti, delle quarte classi superiori, a scegliere la facoltà di chimica che garantisce un lavoro interessante e sicuro a causa della scarsità di laureati in questo settore, ha posto come introduzione al suo intervento il seguente pensiero della Curie: “Nothing in life to be feared, it is only to be undestood. Now is the time to understand more, so that we may be fearless.” ( Non c'è nulla da temere nella vita e tutto da capire. Ora è il momento di capire di più, per poter avere meno paura).

Ma chissà se la scienziata la penserebbe oggi allo stesso modo, anche se non aver paura della conoscenza è un obbligo per chiunque non soffra di codardia mentale...



 

Home