Un laboratorio utile e colorato a Ispra
di
Valeria Fieramonte
I S P R A - Il Centro Comune di Ricerca della Comunità Europea, (o anche Joint Research Center, JRC) si trova nella incantevole cornice del Lago Maggiore, vicino ad Angera.
Con i suoi 36 km di strade, ognuna delle quali dedicata a una nazione europea, e i 140 laboratori sparsi su 160 ettari di boschi, rappresenta uno tra i centri europei di ricerca scientifica più importanti del mondo.
"Siamo quasi una piccola città indi pendente” - dice Dolf van Hattem, nello spiegare il ruolo che il JRC svolge a supporto della Commissione Europea.
Ora alcuni vecchi edifici saranno demoliti e ristretta l’area scientifica, sia per ragioni di risparmio che per permettere ai ricercatori di comunicare meglio tra di loro.
Fondato nel 1957 come Euratom, aveva in origine una centrale nucleare poi spenta e messa in completa sicurezza.
Ora i suoi ambiti di ricerca spaziano in tutte le direzioni dello scibile tecnico - scientifico, dal monitoraggio dell’ inquinamento ambientale, sia nella pianura padana che nel resto del mondo (con i satelliti si può ), allo studio di possibili interventi comuni in caso di calamità naturali come terremoti, incendi e inondazioni, allo sviluppo delle energie rinnovabili e di mezzi di trasporto meno inquinanti, agli ogm, agli effetti sulla salute dei nanomateriali, ai rischi di tossicità legati agli imballaggi dei cibi e cos ì via.
Eravamo venti giornalisti provenienti da tutta Europa, dall’ Estonia fino a Malta : un terzo della delegazione era rappresentata da donne, segno che l’ Europa scientifica è abbastanza attenta anche alle questioni di genere.
Ma per quanto riguarda i campi di ricerca, ho trovato due sole donne con cui parlare : Valentina Mariani, che fa studi sulla potenziale pericolosità delle
nano particelle (ormai si possono infilare un po’ ovunque, abbigliamento e creme di bellezza comprese, senza che nessuno dei produttori si sia davvero preoccupato di testarne prima le tendenze aggregative e l’eventuale rischiosità ) ; e Catherine Simoneau , responsabile del laboratorio sulla sicurezza dei materiali che entrano in contatto cogli alimenti.
Caterine, con cui ho potuto parlare un po’ più a lungo, prima di arrivare a Ispra 15 anni fa, è stata 9 anni a Berkeley in California.
Ha il laboratorio più allegro e divertente di tutta Ispra, e siccome è anche un po’ artista qua e l à sono posizionate sue opere fatte con carta da imballo, scatolette di metallo e plastiche che contribuiscono a rendere l’ambiente un po’ particolare e atipico.
(Di solito i laboratori di ricerca sono luoghi anonimi e austeri e i capannoni sembrano cantieri e officine).
Su uno dei banconi dei laboratori c’erano oltre una cinquantina di diversi tipi di biberon, comprati alla modica spesa di 572 euro per testare di quali materiali siano fatti.
Uno dei materiali ‘sotto inchiesta’ è il bisfenolo A, un monomero del policarbonato storicamente tipico per i biberon perché resiste bene alle alte temperature.
E’ sospettato di essere una sostanza dannosa per il sistema endocrino ed è stato già proibito in Canada e alcuni Stati USA, mentre in Europa per ora solo in Danimarca e Francia.
Anche se Caterine, nonostante l’accanito impegno, non ha trovato nei biberon nulla di allarmante, è meglio usare, nel dubbio, biberon di vetro.
Caterine ha trovato invece qualcosa di allarmante, cioè oltre 2000 ppb (parti per miliardo ) di ammine aromatiche nei mestoli neri di plastica, o poliammide, in vendita nei mercati e in genere di produzione cinese (il limite è di 100 ppb).
Anche molte posate a basso costo possono non essere di acciaio e rilasciare magari cromo.
Fare la prova in questo caso è abbastanza facile : basta immergerne qualcuna nell’ aceto per una notte. Se si scurisce, meglio buttare tutto.
Per quanto riguarda i piatti di plastica alla melamina, si sa che se è allo stato solido la sostanza non migra, ma può rilasciare formaldeide, i cui limiti sono fissati a 1 5 ppm ( parti per milione ).
Le sostanze più tossiche hanno limiti più bassi e sono le ammine aromatiche.
Il laboratorio fa studi accurati anche per esempio sulle chiusure ermetiche delle conserve di pomodoro e dei barattoli di maionese, perché l’olio può agire come solvente e estrarne dei plastificanti.
Come avvengono i controlli ?
Quando arrivano nei porti i container, ogni 10 navi si deve fare analisi su un numero di campioni che rappresenta il lotto in arri vo.
Si cerca anche di coordinare il lavoro dei vari laboratori sparsi per l’Europa. In caso di problemi il laboratorio nazionale può andare dalle autorità competenti al Ministero della Salute e fare ritirare i lotti difettosi.
In genere si è trovato che i plastificanti sono le sostanze che emigrano di più, specie nei cibi grassi.
Le confezioni di polistirolo, per esempio possono rilasciare stirene.
In questo laboratorio c’è un numero di donne più elevato di quelli dove si testano, che so, le strutture in cemento di un edificio in caso di terremoto, ed è del resto prevedibile che sia così ; ma, nonostante la tendenza diffusa ad attribuire minor valore alle questioni di cui si occupano delle donne, occorre stare molto attenti a non sottovalutare l’importanza di questi argomenti per la salute collettiva.
Non sempre le industrie alimentari collaborano. Alcune, le più serie, sono invece molto sollecite nel fornire i dati. M a ovviamente non si possono fare nomi.
25-07-2010
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