ALEKSANDRA KOLLONTAJ

Valeria Fieramonte



Il sottotitolo della interessante biografia, necessariamente sintetica causa disinteresse per la signora del potere politico russo dai tempi di Stalin in poi, recita: ‘Passione e rivoluzione di una bolscevica imperfetta’. Sempre meglio della consueta iconografia, di recente rispolverata persino dal ‘Fatto’, un giornale che quando si tratta di donne va sempre all’ingrosso, dove lei ricompare per una frase mai detta, e cioè che fare l’amore è come bere un bicchier d’acqua..

In pratica restituendo il quadro di una donna leggera e superficiale,( anche perché in genere in Russia la siccità non c’è), insomma, un po' puttana, va da sé, e dunque inaffidabile e sminuibile a capriccio.

Invece la ‘povera’ si fa per dire Kollontay (così si firma in realtà nella sua autobiografia) oltre ad avere un coraggio da leonessa nel parlare così esplicitamente di temi a volte in apparenza privati, era una leader politica di prim’ordine, in avanti coi tempi davvero, e non solo per slogan come purtroppo è capitato a molti suoi sodali. C’è una battuta che girava nella sua epoca, raccontata nei ricordi di Maxim Gorkj, - mi ricordo quanto a lungo e volentieri rideva ogni volta che gli, ( a Lenin), capitava di leggere le parole di Martow: «ci sono solo due comunisti in Russia: Lenin e la signora Kollontai».

Se guardiamo le rivendicazioni sociali emerse dalla rivoluzione d’ottobre del 1917, - e per i quali lei fu la più efficace agitatrice politica-, vi troviamo già il tema della parità uomo donna nei diritti civili, della parità salariale a parità di lavoro, della legalizzazione dell’aborto, di un divorzio accessibile a tutti e non solo ai ricchi, di leggi in tutela delle donne in stato di gravidanza, di asili nido per mamme lavoratrici, di mense e di ambulatori gratuiti, dell’equiparazione dei figli legittimi a quelli ‘illegittimi’, del contrasto alla violenza sulle donne e persino di una maggiore libertà per i gay.

Rivendicazioni ottenute nelle prime fasi della rivoluzione, nonostante il giudizio negativo dei comunisti ‘ortodossi’ su di lei, alcune volte feroce e accompagnato dalla sistematica maldicenza che è giunta fino a noi. Non dimentichiamoci che queste rivendicazioni si sono realizzate, per esempio in Italia, solo oltre 50 anni dopo, con l’avvento del ‘68, in un sistema politico neppure comunista, e alcune non si sono realizzate affatto, come la parità salariale: ma è forse un’ironia della storia che a rendere legali più stabilmente alcune di queste conquiste, in ogni caso sempre minacciate, siano state le tanto disprezzate, dai bolscevichi, socialdemocrazie occidentali, sia pure con molto ritardo.

E nell’Unione sovietica nata dopo la prima guerra mondiale, come sono andate poi le cose? E’ stato tenuto fede all’originario impulso innovatore o poi le cose sono rientrate nel consueto ordine si potrebbe dire ‘ di codina borghesia’?

Sotto Stalin, che pure fece uccidere e fucilare tutti gli oppositori tranne lei – seguendo un sentire prevalente tra gli uomini dell’epoca ( tranne tra gli operai, più spontaneamente egualitari) si ridimensionò moltissimo la grande modernità delle prime fasi rivoluzionarie, e con la NEP furono colpiti gli asili, le scuole, gli ospedali e le case di riposo, la famiglia tornò ad essere il nucleo forte all’interno del sistema sociale, e a occuparsi di turare le falle di uno stato inefficiente e corrotto. Il risultato fu che aumentarono di nuovo la disoccupazione e la mortalità infantile, che la prostituzione tornò a dilagare, che crebbero gli aborti clandestini e salirono anche le cifre degli infanticidi.

La Kollontai era anche una grande diplomatica, e questo le salvò la vita. L’incarico di diplomatica, anche questa una assoluta novità per le donne, la portò in tutto il mondo, specie in paesi di cui conosceva bene la lingua, come la Norvegia e la Finlandia, con cui ripresero utili commerci. I Finlandesi la ricordavano con gratitudine, per essere riuscita a sventare le ombre di guerra sui confini. Girò anche tutti gli Stati Uniti e il Messico, da cui si fece rimpatriare perché non ne sopportava il clima troppo caldo…

Ma il suo principale contributo, non capito all’epoca, e poco anche oggi, fu proprio l’incessante battaglia per migliorare la condizione femminile.

Nella sua biografia sembra ancora vivo lo choc provato quando ( lei era stata nominata commissario del popolo, cioè ministro, all’assistenza sociale) venne incendiato un pensionato per ragazze nobili da lei trasformato in una casa di cura per l’assistenza alla madre e al neonato: non glielo lasciarono in pratica neppure aprire, queste le sue parole:« La notte fui svegliata di soprassalto e mi buttai dal letto per correre sul luogo dell’incendio: la bellissima sala modello andò distrutta, come pure tutte le rimanenti stanze...Rimase solo intatta all’ingresso la scritta ‘Casa di cura prenatale’.

E prosegue:« I miei tentativi di statalizzare l’assistenza alle madri e la protezione del neonato diedero origine a nuovi infuriati attacchi contro di me. Dappertutto si raccontavano menzogne circa la ‘nazionalizzazione delle donne’ (!) o su mie proposte di legge che prescrivevano alle ragazzine di 12 anni di diventare madri. Ricevetti innumerevoli lettere di minaccia, specie dopo che avevo trasformato il noto convento di Alexander Newsky in una casa per invalidi di guerra. La chiesa mi lanciò l’anatema..»

Può essere interessante sapere che persino i capi bolscevichi la criticarono, perché non ritenevano opportuno in quel momento scontrarsi troppo vivacemente con le autorità religiose…

La Russia fu poi devastata da una guerra civile atroce e sanguinosa che porterà a orrori e perdite umane peggiori di quelle avvenute sul fronte della prima guerra mondiale.

Alessandra aderì presto a un gruppo di opposizione operaia alle politiche del gruppo dirigente. Si salvò solo perché, conoscendo perfettamente molte lingue ed essendo una lavoratrice indefessa, leale e anche una gran bella donna, sempre elegantissima ( almeno quando tra una fuga o un trasloco e l’altro non le rubavano i vestiti ), era utile all’estero come ambasciatrice. Tutti i leader dell’opposizione operaia furono fatti fucilare da Stalin. Ma rimase amica di Lenin, finché visse, e Stalin non volle toccarla.

La maldicenza dell’amore come bere un bicchier d’acqua nasce anch’essa dalla resistenza maschile a una maggiore libertà femminile, e dalla deliberata volontà di non capire che lei sosteneva che l’amore è un sentimento socialmente utile e che non si può ingabbiare, un sentimento per il quale, più che in molti altri casi, è necessaria una comunanza leale e paritaria. La sua sorella maggiore era andata sposa, diciottenne, a un sessantenne facoltoso, in uno dei tanti matrimoni combinati dell’epoca, e anche questo le era servito di lezione.

Lei aveva amato molto i suoi due mariti, uno dei quali leader dell’opposizione operaia, ma non avrebbe mai sacrificato all’amore il suo lavoro e la sua indipendenza personale. Notava che gli uomini, anche molto innamorati, avevano però la tendenza a voler trasformare le mogli in appendici umbratili di se stessi, e data la sua personalità fuori del comune era certo una cosa impossibile da accettare.

E’ morta a 80 anni, volutamente in silenzio, malata e molto sofferente per la morte dei suoi amici più cari e per la degenerazione che osservava nel suo paese, tanto diversa dagli entusiasmanti inizi rivoluzionari. Era il 1952: Stalin, il piccolo padre, sarebbe morto due anni dopo di lei. Con lei se ne andava una generazione che, nel bene e nel male, aveva fatto una grande storia.


Libri di riferimento:

‘Autobiografia di una comunista sessualmente emancipata’ Palazzi editore, 1970.

Aleksandra Kollontaj. Passione e rivoluzione di una bolscevica imperfetta, di Annalisa Ferrante, L’asino d’oro edizioni, 2021.

Lei si firma Kollontay, con la y, per noi è meglio dire Kollontai, come nel libro del 1970, il secondo libro dice Kollontaj. Il titolo del 1970 rivela comunque una certa pruderie, quanto di più lontano dalla signora in questione, ma il titolo non l’ha fatto lei... Anche loro con la storia del bicchier d’acqua? Temo di sì, ma almeno ne parlano...

Vedi anche

http://www.universitadelledonne.it/ferrante.html

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/aleksandra-kollontaj/


 

 

 

 

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