Forum mondiale sulla forestazione urbana

Valeria Fieramonte


Nella cornice di una cittadina patrimonio dell’Unesco, dotata di un sindaco, Mattia Palazzi, tanto lungimirante da essersi battuto per far fare a Mantova il primo WFUF (lo strano acronimo sta per World Forum on Urban Forestation), iniziano il 28 novembre 2018 i lavori per qualcosa di molto sottovalutato ma di fondamentale importanza per la nostra sopravvivenza su questa maltrattata terra.

Le città occupano infatti solo il 3% della superficie del pianeta ma consumano il 70% dell’energia globale ed emettono il 75% degli inquinanti e dei gas serra. Si prevede anche – ma speriamo che sia una previsione sbagliata, - che entro il 2050 la popolazione delle città vedrà un ulteriore inurbamento selvaggio, e cioè il 70% dei circa dieci miliardi di persone si concentrerà in sempre più roventi e inquinati agglomerati urbani.

Le foreste, invece, si sono enormemente ‘rattrapite’: dal 1990 al 2015 hanno perso più della metà della loro estensione globale: se si considera che i tre quarti delle acque dolci accessibili nel globo provengono da bacini coperti di foreste, e che senza gli alberi non c’è la pioggia né si forma il vapore acqueo, si capisce perc hè i periodi di siccità sono in grave aumento e durata.

Un albero di grandi dimensioni può produrre ossigeno per 4 persone, e assorbe 150kg di CO2 equivalente l’anni. Fa anche altri miracoli: per esempio può ridurre, in estate, la temperatura nelle città di 2 gradi e anche più, diminuisce nelle case il fabbisogno di aria condizionata, e persino preserva il manto stradale, perché un ombreggiamento efficace può far risparmiare fino al 60% dei costi di ripristino della pavimentazione. Rimuove anche dall’atmosfera le polveri sottili, riduce l’inquinamento acustico e anche la produzione di ozono nocivo.

Si capisce dunque perché sia di fondamentale importanza piantare più alberi possibile e come più che un costo siano da considerare un valore aggiunto: anche le abitazioni, se circondate dal verde, aumentano del 20% il loro valore. “Alla lunga l’investimento in verde pubblico è un investimento che fa risparmiare” dice Ezio Casali, consigliere del Collegio Nazionale degli Agrotecnici.

I dati del consumo di suolo sono ormai inquietanti e in Lombardia si respirano ormai più gas di scarico che aria pulita. “La forestazione – aggiunge Stefano Boeri – è uno degli strumenti più efficaci contro il riscaldamento globale: tetti verdi, orti urbani, viali alberati, moltiplicazione delle superfici verdi sono diventate una sfida fondamentale per la sopravvivenza”.

Il Forum è stato promosso dalla FAO con la collaborazione del Comune di Mantova, del Politecnico di Milano, del SISEF (società italiana di silvicoltura) e da un comitato scientifico diretto da Stefano Boeri e Cecil Knijnendijk. Settecento persone provenienti da tutto il mondo, persino dal Vietnam e dalla Nuova Guinea, oltre 70 giornalisti sono un buon inizio per promuovere l’attenzione su un tema così importante. Ci sono delegati da Bogotà, Atene, Tirana, Lisbona, Buenos Aires, Parigi, Melbourne, Toronto, Vancouver, Tel Aviv, Milano e Quito: da New York sono attesi Daniel Zarilli e Sarah Charlop-Powers, direttore dell’ente per la conservazione delle aree verdi della grande mela.

I Russi hanno chiesto un incontro bilaterale: saranno presenti rappresentanti del ministero dell’ambiente e foreste e della Moscow University.

Non è probabilmente casuale che l’incontro avvenga nella Pianura Padana, una delle aree con l’aria più inquinata del mondo: auguriamoci che sia un incontro di fatti concreti per migliorare le cose. Sperare bene male non fa, anche se i sussidi alle fonti fossili sono aumentati e costituiscono lo 0’7% del PIL mondiale, mentre gli investimenti in rinnovabili segnano il passo, nonostante i diversi intendimenti delle varie COP e dell’IPCC ( International Panel Climate Change) : almeno gli alberi si potrebbero tutelare più facilmente, no? Basterebbela volontà dei Comuni e dei Sindaci…

 

29 novembre 2018

Il primo Forum mondiale sulla Forestazione Urbana si sta avviando alle conclusioni, dopo un dibattito che ha coinvolto, in vari punti della bella Mantova, ricercatori, urbanisti, agricoltori, agronomi, architetti del paesaggio, arboricoltori e semplici cittadini. Immaginare nuovi modelli di sviluppo capaci di unire utilità e bellezza è un esercizio affascinante: c’è chi, come lo scienziato Stefano Mancuso, immagina i futuri centri urbani interamente coperti di piante, dentro e fuori dagli edifici e pensa a Mantova anche come futuro laboratorio per lo studio di come le piante siano capaci di bonificare i siti contaminati: la città ha ancora molti siti inquinati, specie dopo che la Montedison, in passato, riversando i suoi inquinanti nei laghetti che la circondano li ha resi non balneabili e privato i cittadini del gusto pare prelibato delle castagne di fiume, un frutto di queste zone di cui ancora hanno nostalgia.

L’ormai famoso neurologo delle piante propone il progetto ‘fabbriche dell’aria’. ‘ In Cina – dice – stanno costruendo enormi torri per depurare, noi vorremmo invece che Mantova diventasse il primo luogo al mondo in cui si creano le fabbriche dell’aria tramite l’utilizzo di piante e di grandi serre’.

L’architetto Stefano Boeri, che di questo convegno è stato un po' l’anima assieme a Simone Borelli, dichiara che ‘ è ormai urgente contrastare i gravi effetti del cambiamento climatico che generano oggi una vera emergenza ambientale. Le città sono sempre più insalubri per l’aumento delle emissioni di CO2, di polveri sottili, agenti inquinanti e per l’ormai insopportabile calore estivo. E’ provato che i boschi assorbono il 40%delle emissioni dovute ai combustibili fossili: per questo la forestazione urbana e periurbana deve diventare una priorità nell’agenda internazionale dei governi e delle istituzioni internazionali e locali. E’ necessaria una trasformazione radicale del modo di operare: occorre moltiplicare gli spazi verdi e i piccoli parchi, piantumare alberi per formare nuovi corridoi ecologici, realizzare edifici verdi anche in verticale: tutto questo inciderebbe non solo sulla qualità dell’aria e del clima, ma anche sullo sviluppo economico delle città stesse, favorendo la microagricoltura e la produzione di cibo, per contrastare anche in questo modo i fenomeni di povertà.’

Sul piano politico il sindaco Mattia Palazzi ha contattato personalmente gli altri sindaci della pianura padana per mettersi insieme e formalizzare un documento di richiesta, alle Regioni e al governo per investimenti certi e pianificati e un piano decennale di vero cambiamento del trasporto pubblico, mobilità, efficientamento energetico, forestazione urbana e teleriscaldamento. Ridurre lo smog è particolarmente urgente in Pianura padana, uno dei luoghi più inquinati del mondo da questo punto di vista. Forse anche per questo il Rapporto Ecosistema urbano redatto da Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24h, che prende in esame diversi indicatori tra i quali la raccolta differenziata, le ciclabili, la quantità di alberi, la qualità dell’aria e la dispersione idrica vede in testa alle città più avanzate per sensibilità ecologica, oltre a Mantova, anche Parma Modena Brescia e Treviso, tutte città legate alla pianura.

Ci sono già città pilota in cui si sperimentano varie soluzioni: Valladolid ( Spagna), Liverpool (UK), Smirne (Turchia), che saranno replicate a Mantova, Ludwigsburg ( Germania), in altre due città asiatiche e persino a Medellin ( Colombia). Ma le città piùverdi e dunque più amabili del mondo sono Melbourne, Vienna e Vancouver.

Anche in Africa si stanno sviluppando linee guida per pianificare città vivibili, dato che lo sviluppo economico ha reso molto congestionato il traffico veicolare. Dice Laura Petrella, funzionaria ONU di UN Habitat, e residente da venti anni a Nairobi ( Kenia): ‘ Nairobi era nata come città giardino ma ora ha un traffico caotico, anche perché non esistono trasporti pubblici e quelli privati collettivi sono dei minibus, detti ‘matatu’ insufficienti a coprire le necessità.’

E’ probabile che dal Forum esca un Manifesto di Cooperazione per promuovere in tutto il mondo la diffusione di foreste urbane. A lato del Forum ci sono state molte iniziative interessanti, la migliore, secondo me, è il Festival Cinematografico Internazionale delle Foreste: le testimonianze degli abitanti delle foreste pluviali in Amazzoni come in Malesia hanno rivelato agli spettatori un mondo di persone spesso molto più civili dei molti speculatori che vengono dalle città: ‘ Se saremo costretti ad abbandonare il nostro habitat, perché la continua distruzione dei boschi ai fini della ricerca di oro ( Perù) o per produrre olio di palma (Malesia), ci priva del sostentamento che trovavamo in natura, vorrà dire che le foreste pluviali ormai non esisteranno più. ‘ Auguriamoci che non accada, anche con il nostro aiuto da lontano.

Forum 3 conclusioni

Tutti i cittadini dovrebbero avere accesso alla natura – si è detto in uno dei molti dibattiti del Forum Mondiale di Mantova. Intere generazioni sono nate invece ormai sotto i computer e hanno imparato a digitare prima ancora di avere la cognizione di che cos'è un albero o un prato. Perciò questo Forum sulle foreste urbane,( un termine, 'foreste', forse un po' eccessivo per del verde pubblico, ma che rende benissimo l'idea ) ha creato molte aspettative ed è stato molto importante.

Dalla assemblea dei sindaci che ha concluso i lavori del Forum è uscito un documento dal titolo 'Mantova challenge' , ovvero la 'sfida' di Mantova: per creare azioni concrete a favore del verde e delle foreste urbane e fare le città più verdi, gradevoli, salutari e dunque più felici.

Il 'Mantova Challenge' è la versione internazionale di 'Tree city', un progetto nato in USA con l'obiettivo di creare una rete di comunità mondiali per condividere le conoscenze sulla gestione del verde.

Dato che i climi sono diversi, non è detto che l'eccesso di mondializzazione funzioni: tuttavia la Arbor Day Fundation, ONG USA con più di un milione di sostenitori, ha già premiato più di 3400 comunità.

Ormai molti studi dimostrano che il verde e la biodiversità sono essenziali per la salute umana, anche mentale. Vivere in città inquinate e prive di verde aumenta la risposta del nostro cervello a situazioni di stress e i sentimenti negativi, che invece, a quanto pare da alcuni studi, si riducono dopo 90 minuti a passeggio nel verde.

Secondo Francesca Cirulli ( Roma) le piante emettono dei composti volatili, detti fitoncidi, che modificano in meglio la nostra fisiologia: il rumore attenuato e l'esperienza della meraviglia di fronte alla bellezza della natura facilita i contatti umani e sociali e rende anche più efficienti sul lavoro, come sanno anche quanti lavorano in luoghi gradevoli.

Naturalmente l'aumentata velocità e promiscuità dei trasporti ha introdotto in Italia anche insetti, funghi e virus nuovi magari molto aggressivi, come la cimice asiatica e la papilia japonica: ' ogni due o tre anni arriva qualche organismo nuovo, - dice Francesca Ossola, ( Regione Lombardia), da noi il clima è mite e si insediano facilmente, come è successo con l'anoplofora, noi ci occupiamo di mettere in quarantena le specie pericolose. Con la cimice asiatica ormai la battaglia è persa perché si è diffusa troppo.'

Secondo Andrea di Paolo ( Modena) – la sua città è la seconda in Italia, dopo Brescia, con il maggior numero di alberi ogni cento abitanti. Dal 2001 Modena è membro di 'Healthy Cities Network' (OMS) e ha da decenni un ottimo piano urbanistico, tanto che è prevista anche la forestazione lungo la tangenziale e il recupero ambientale delle discariche.

Franco Paolinelli ( Roma), ha lanciato un allarme sulla paura che alcuni cittadini mostrano per gli alberi, visti come nemici. Ma le piante sono la nostra unica e migliore vera fonte di ossigeno e senza la loro traspirazione e produzione di vapore acqueo non ci sarebbero le piogge, e la siccità si aggraverebbe al punto da privarci anche di suoli coltivabili, come già è successo in altri paesi.

A questo proposito cito dati noti ma che è bene ricordare dato che molti non li conoscono: nel 1880 la CO2 nell'aria era di 290 parti per milione (PPM), nel 1960 era già 315 ppm ; nel 1985 si è arrivati a 345 ppm e ora purtroppo si è superata la soglia di 400 ppm, tanto è vero che anche i cieli hanno cambiato di colore, virando verso un azzurro dalle tonalità grigiastre.

E' un trend molto pericoloso, e in veloce accelerazione: più in fretta si agisce e meglio è.

 

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